(di Andrea Scanzi) – Il 2021 è stato un anno quasi sempre orribile, ma niente paura: sta per finire e il prossimo sarà peggiore. Soprattutto in politica. Ecco gli Oscar 2021.

Oscar Santo Subito: Mario Draghi. Benedetto e immacolato a prescindere, ogni cosa che fa è giusta e santa. Beato lui. Il suo governo non ha fatto né grandi cazzate né (men che meno) miracoli, ma se Conte aveva sempre la rogna lui ha sempre ragione. Da noi funziona così.

Oscar Evaporazione: Movimento 5 Stelle. Se nel Conte-2 pareva aver acquisito un ruolo centrale e (addirittura!) una chiara connotazione ideologica, con il governo Draghi non tocca palla quasi mai. Nei sondaggi resta attorno al 15 per cento, merito verosimilmente di Conte e del suo feeling naturale con molti italiani. Però il tempo passa. Il M5S pare falcidiato da un mix inesorabile di correnti interne e insipienza spinta. E lo stesso Conte, ultima speranza del caravanserraglio grillino, non può certo tirare su la baracca da solo.

Oscar Quirinale: Silvio Berlusconi. Solo da noi uno come lui, con quella storia e con quel passato lì, potrebbe avere chance di essere eletto capo dello Stato. Non sarà mai presidente della Repubblica, più per motivi anagrafici e clinici che politici, ma c’è da considerare un aspetto: la destra usa lo spauracchio Berlusconi per eleggere in realtà un Berluschino sotto mentite spoglie, sia esso Casini, Casellati, Moratti, Pera o derivati. È questo il loro obiettivo vero: che splendide prospettive!

Oscar Poro Asciugamano: Matteo Renzi. Senza voti, senza estimatori (se non i soliti due o tre bischeri che ancora vivono su Twitter). Odiato da quasi tutti, sta alla politica come i canditi nel panettone: non piacciono a nessuno, ma te li ritrovi sempre in mezzo. Indifendibile nella crisi di governo, nel caso Report, nelle beghe giudiziarie, nel rapporto con Bin Salman, eccetera. Indifendibile e basta. Nel mondo reale ha meno peso di un anacardo, ma in Parlamento avrà un ruolo chiave anche nell’elezione del nuovo capo dello Stato. Condoglianze a tutti noi.

Oscar Che Brutta Fine: Gianluigi Paragone. Nato leghista, cresciuto grillino di comodo, morto (politicamente e moralmente) no-vax. Una prece.

Oscar Eia eia elalà: Giorgia Meloni. Cresce nei sondaggi, ma cresce pure il suo pelo nello stomaco. Sempre più aggressiva e politicamente spietata, ha fatto finta di nulla di fronte all’inchiesta di Fanpage, dimostrando per l’ennesima volta come a Donna Giorgia puoi chiedere tutto tranne parole di ferma condanna sul fascismo (di ieri e di oggi). Un po’ pro-Bannon e un po’ filo-Orbán, resterà nella storia della musica la sua performance musicale in spagnolo del noto hit patriottico “Io sono Giorgia”. Gran bei momenti. Daje Gio’!

Oscar Harakiri: Matteo Salvini. Dal suicidio al Papeete dell’estate 2019 in poi, non ne becca una neanche per sbaglio. Il suo calvario è costante, continuo e inesorabile: mille di questi giorni, Capitano!

Oscar alla Politica Vera: Pier Luigi Bersani.

Oscar Eri meglio prima: Massimo Cacciari & Carlo Freccero. Tornate in voi, cazzo!

Oscar alla Comunicazione: Barbara Gallavotti.

Oscar alla Saggezza: Piero Angela.

Oscar alla Bellezza Morale: Liliana Segre.

Oscar Basaglia ha fallito: I no-vax.

Oscar Buona Fortuna: Gli italiani tutti. Ne avremo tanto bisogno.