(Roberta Labonia) – Finita adesso la lettura degli ultimi siluri di Alessandro Di Battista destinazione MoVimento 5 Stelle, ancora una volta mi trovo ad interrogarmi sul personaggio. La propaganda denigratoria che da tempo ha ingaggiato nei confronti dei suoi “ex colleghi” (così è uso catalogarli oggi), sta raggiungendo vette inusitate. Ormai è un fatto: oggi Alessandro Di Battista incarna un assist formidabile a quel “sistema” che a parole dice di voler combattere. Ogni suo pezzo è un punto di consenso in più a vantaggio dei vari Renzi, Salvini, Meloni e, addirittura, dell’odiatissimo Berlusconi, e un punto in meno a quel MoVimento da cui si sente “tradito” nonostante, pur con tutti i suoi passi falsi, rimanga l’unico a portare avanti, stretto com’è nel governo “di salvezza nazionale” Draghi, quelle che un giorno erano anche le sue battaglie e cioè la lotta ai privilegi della casta, la giustizia sociale, la crescita ecosostenibile. Ma al duro e puro “dibba” ciò non basta. Rimane caparbiamente ancorato alla fotografia di un Movimento di piazza governato da regole stringenti e non derogabili. Il dubbio che da quel lontano 2009, anno in cui il fenomeno di piazza 5 Stelle si coaugulo’ in un MoVimento, sia trascorsa un era politica e che i contesti socio/economici di oggi impongano nuove scelte, a lui non lo sfiora di pezza.

Ciò che mi sorprende è che non se ne renda conto. Altrimenti dovrei pensare male e cioè che la sua scelta di chiamarsi fuori rinunciando a far valere la sua visione NEL MoVimento, risponde al fine di promuovere la sua immagine. Quali che siano le sue mire. Che vuol fare da grande il “dibba”: il leader di partito? Lo Scrittore? L’Opinionista? Il Falegname? Bohhh? Francamente siamo in molti a non averlo ancora capito. I suoi discorsi sono zeppi di se e punti di sospensione.
Le ultime uscite pubbliche dibattistiane sono al vetriolo. Al Corriere, una delle tante testate che in queste ore sta pompando il suo mini tour in giro per l’Italia, l’ex grillino ha dichiarato che vedrebbe Virginia Raggi parte di un suo progetto e che sotto la guida di Giuseppe Conte il Movimento è irrilevante. Che toccava più palla l’Udeur… Insomma, con due parole, ha confessato che ha in atto una “campagna acquisti” fra i 5 Stelle. Ma non nelle basse file, lui punta a coptare i pezzi da 90 come Virginia Raggi, fresca di nomina nel Comitato di Garanzia, e per farlo indebolisce la leadership di Conte. Come già ebbi a dire l’altro anno, la sua strategia di comunicazione somiglia sempre di più ad un opa ostile: scalare le vette del MoVimento e riportarlo agli albori. Un progetto, se così può definirsi, destinato a trovare seguaci fra coloro che subiscono il fascino del suo avventurismo e che, fra concretezza e velleitarismo, hanno scelto la seconda strada. Una strada che se imboccata ci metterebbe definitivamente fuori dai giochi. Una manna per quell’ancien regime che sotto l’egida di Mario Draghi, l’incarnazione del turbo-liberismo che ha generato nel nostro Paese i salari più bassi d’Europa, sta puntando alla restaurazione. Non vede o non vuol vedere questa truppa di descamisados capitanata da Di Battista, che è grazie a Giuseppe Conte e ai suoi parlarlamentari se ancora oggi questa restaurazione non si è manifestata in ogni sua forma. Se gli italiani ancora possono contare su presidi sociali quali il reddito di cittadinanza, le pensioni di cittadinanza, il Superbonus, se possono ancora confidare su un occhio vigile riguardo l’uso dei fondi europei, se la riforma della giustizia penale Cartabia è meno schifosa di quanto era nelle intenzioni dei più, è per merito loro. E a chi dice che è troppo poco rispondo che senza i 5 Stelle al governo ogni argine di controllo ed etica pubblica verrebbe azzerato. Certo, svincolarsi dall’ammucchiata Draghi rimane un must per il Movimento, ma i tempi ancora non sono maturi. Nel frattempo tocca tenere duro e salvare il salvabile.
Ma il duro e puro Alessandro continua a minare le basi di quella che fu un tempo la sua casa. L’ultima sua sortita social lo vede sparare su Conte sul fronte del 2xmille. Il Presidente sottoporrà al voto degli iscritti la possibilità per il Movimento di iscriversi al registro dei partiti che vogliono usufruirne. E anche qui il Dibba dimostra che nei suoi ragionamenti il rancore prevarica il cervello. Cavalca la stessa vulgata, quella di un Movimento che rinnega se stesso, che sta spacciando in queste ore il sistema politico/mediatico e ne ricalca le orme equiparando le risorse del 2xmille al “finanziamento pubblico”. Ma lui dovrebbe sapere bene che il 2×1000 è cosa diversa dal finanziamento diretto dello Stato ai partiti peraltro oggi abolito. Il 2xmille è frutto della scelta ragionata di ogni contribuente che ha una fede politica.

Nella prossima legislatura il Parlamento vedrà il dimezzamento dei parlamentari e ciò proprio grazie ad una legge imposta dai 5 Stelle. Per questo motivo una delle principali fonti di autofinanziamento del MoVimento, cioè il versamento della metà dello stipendio dei suoi parlamentari, sarà drasticamente ridimensionato. Perché quindi il Movimento 5 Stelle non dovrebbe giovarsi del 2xmille frutto della libera scelta di un iscritto/elettore/simpatizzante? Vedete differenza con le tante microdonazioni che oggi incamera dai cittadini che lo sostengono? Non solo, lo sa il signor Di Battista che i fondi del 2x mille non espressi dai contribuenti (qualcosa come circa il 50% del totale),vengono ripartiti dallo Stato in proporzione alle scelte fatte da coloro che hanno deciso a chi destinare le loro imposte? Ergo, inserirsi in questo meccanismo da parte del MoVimento significa non solo trovare un altra fonte di sostentamento, ma sottrarre risorse alla vecchia partitocrazia.

E ancora una volta torno ad interrogarmi: Alessandro Di Battista è un arrivista egocentrico o un fanatico senza cervello?