(Giuseppe Di Maio) – Sono facinorosi e credono nell’ordine, ladri e difensori della proprietà privata, puttanieri e eroi dell’onestà coniugale, divorziati e protettori della famiglia, stupratori e paladini dell’onore delle donne, pederasti e campioni dell’intoccabilità della prole, truffatori e tutori delle tasche della gente, mafiosi e fanatici religiosi. Cocainomani e nemici degli spinelli, froci e allo stesso tempo omofobi.

Ma non è incoerenza politica, come dicono da mane a sera i commentatori di sinistra. No, è proprio la sostanza della loro ideologia. Amici miei, ma credete che ci sia ancora Quintino Sella, impavido protettore di calamai, a servire l’emiciclo conservatore? La destra attuale, come d’altro canto la sua sodale mancina, ha subito una mutazione radicale. L’emersione di classi sociali sempre più popolari, s’è tirata dietro una moralità via via più scadente. E se nell’800 la correttezza nei rapporti, la morigeratezza dei costumi, il personale sacrificio (cioè tutto il corredo della morale borghese), erano virtù attraverso cui acquistare anche meriti sociali, oggi sono quelle stesse virtù a costituire un serio ostacolo non solo alle scalate di classe, ma alla sopravvivenza.

La sostanza ideale della destra attuale, il suo messaggio politico, sono appunto questo: fregare i concorrenti sociali che si affannano a fare regole e ad essere corretti, ottenere tutti i vantaggi che vengono dalla morale doppia dei furbi. E l’elettorato reazionario lo sa. La gente di destra lo sa. Essi difendono il puttaniere nazionale, difendono lo sdoganatore delle libertà d’impresa, la protettrice della razza italica, tutti campioni dell’animo popolare. Dilaga la corruzione per la penisola, i giornali padronali la nascondono. Ogni cittadino sa che esiste una regola che si può evitare, ma quelli di destra sanno che chi la evita è un furbo geniale. E con ‘sta gente non si fa una società, con ‘sta gente non c’è democrazia.

Costoro mettono in pericolo la vita dell’uomo onesto, uno che scegliendo di rispettare i patti e amando la giustizia rischia di essere sconfitto nella lotta inevitabile di classe. E siccome continuare a perdere per inseguire traguardi passati ormai di moda fa incazzare, l’equivalenza del fesso con l’onesto ha bisogno oggi di una rettifica severa. Se mi dite che non c’è niente da fare, vi ricordo che questa specie di furbizia si appoggia sulla nostra tolleranza. Vi dico, che i nuovi dominatori della società (l’emersione popolare, affamata, cafona, cieca, rancorosa) hanno ucciso la democrazia. Per estrometterli dall’individuazione del bene comune bisogna mettere fuori legge l’ignoranza, togliere dignità ai miserabili, non compatire gli incoerenti, non tollerare i corrotti. Compiere una virata aristocratica, selezionando un corpo elettorale che abbia a cuore le regole della democrazia e sia in grado di riconoscere i suoi istituti.