(Andrea Zhok) – L’altro giorno, in un cosiddetto “approfondimento” su una rete nazionale una giornalista (la conduttrice) è intervenuta in modo correttivo verso un ospite, dicendo che (parole più o meno testuali, cito a memoria):
“Non è che i Novax siano necessariamente disinformati, anzi sembra che ci sia un livello medio-alto dei titoli di studio. Diciamo che sono ‘diversamente informati’. Solo che non essendo esperti, ma magari sociologi, avvocati, ingegneri leggono i dati e non li capiscono, e così prendono cantonate!”
Ecco, questa storia degli esperti più esperti tra gli esperti che avrebbero l’ultima parola, e tu muto, deve finire
Semplicemente basta.
Alla giornalista vorrei replicare semplicemente così:
“Ma lei, esattamente, come fa a dire qual è la ‘lettura dei dati’ corretta?
Dice che si affida agli esperti?
Bene, quali esperti?
Come fa a dire che quegli esperti sono affidabili, e specificamente che lo sono in quei giudizi?
Lo fa sulla base delle proprie conoscenze scientifiche?
No, eh?
E allora su cosa si basa?
Non può certo appellarsi all’unanimità del mondo scientifico (ci sono un sacco di esperti a livello mondiale che hanno mosso severe critiche alle attuali campagne vaccinali – e, incidentalmente, per questo sono stati bersagliati da voi giornalisti, sempre sulla base della vostra expertise scientifica…).
E dunque i suoi giudizi si basano su cosa?
Visto che lei non ha le competenze per valutare il livello scientifico né dei dati, né delle interpretazioni, né degli esperti che le pronunciano, su cosa fonda i suoi giudizi, formulati con caratteristico tono di sufficienza e scherno?
Sugli umori della folla?
Sulle opinioni del capo?”