(Dott. Paolo Caruso) – Bisogna risalire alle satire di Giovenale e precisamente alla celeberrima frase “Panem et circenses” con la quale il poeta latino denunciava le nefandezze del suo tempo e indicava i due elementi necessari, che avevano il requisito di tenere “buono” il popolo di roma. La locuzione, uno dei detti latini più famosi tramandati fino ad oggi viene usata in modo polemico per indicare un qualsiasi atteggiamento demagogico che nel caso specifico di questi giorni fa riferimento al gioco del calcio. Infatti il gioco del calcio rappresenta uno strumento focalizzante utile a distrarre l’attenzione di moltissime persone dai problemi reali del Paese così che i politici  riescono facilmente a guadagnarsi il consenso popolare. È la migliore forma di demagogia, per cui tutti i politici a parole sulle ali dell’entusiasmo si mettono dalla parte del popolo e soprattutto delle fasce sociali più deboli, promettendo qualcosa di concreto pur sapendo di non poterlo mai realizzare ma ottenendo nello stesso tempo un incremento di consensi e un maggiore gradimento nei sondaggi. Oggi la celebre locuzione latina di Giovenale si addice tanto sostituendo il sostantivo Panem con la promessa di ridurre o    abolire  certe tasse, et circenses  intese come attività ludiche  quale è il calcio  utili ad una scientifica distrazione di massa  magari per introdurre nuovi balzelli o proporre leggi indigeribili. Così questa nostra società prostrata alle luci della spettacolarizzazione calcistica, come i campionati europei, fallisce nel suo intimo e rimane impantanata nelle sabbie mobili dei festeggiamenti dimenticando i rischi del presente (contagio covid) e le incertezze del futuro. Del resto l’uso politico che il governo Draghi fa della vittoria azzurra rappresenta un modello populista cui lo stesso finge di combattere, rifilandoci la riforma salvaladri della Cartabia e concedendoci   un “salutare” bagno di folla dinanzi al pullman degli eroi nazionali, freschi vincitori del campionato europeo, e tenutari di lauti guadagni milionari. È il Giovenale  che ritorna dal glorioso passato dell’antica Roma con i suoi gladiatori e la sua plebe, in una pantomima in versione moderna.