(Giuseppe Di Maio) – Se s’inserisce l’obbligo di durata massima per l’Appello di due anni, ci sarà un ingolfamento dei processi impugnati, tanto da garantire l’impunità a chiunque con abili avvocati faccia ricorso al secondo grado di giudizio. Se il giochetto non riuscisse in Appello, allora dovrà riuscire per forza in Cassazione, dove il tempo massimo di permanenza è solo di un anno.

Avete visto la faccia di Marta Cartabia, attuale ministro della Giustizia e Presidente della Corte Costituzionale? Avete visto come sorride appena la sua testolina acconcia spartita dal suo naso adunco, col viso smunto sul lungo collo come si conviene a una “caterinette” dalle dita sottili? Ecco, proprio lei, salutata dalle pronte osannanti come la nemesi delle capacità femminili in un mondo maschio. Ebbene, la smunta, ha appena composto una riformetta della giustizia di classe, dove i poveri possono tranquillamente andare al fresco, dominati dai facoltosi a cui il sistema giudiziario non può fare un bel niente. Ecco la sintesi politica della destra draghiana e delle attese messianiche delle femministe.

Se si potesse parlar chiaro, senza il linguaggio delle sovrastrutture e degli intellettuali pusillanimi, senza discutere di mondi fantastici dove chiunque sembra avere tutti i diritti e pari opportunità, sapremmo che la legge e l’informazione sono i due strumenti di massima oppressione. Sapremmo che essi sono trucchi attraverso cui si obbliga la vittoria sociale di un uomo su un altro. Quando si impedisce a un cittadino di avere la stessa istruzione del suo vicino e si dà parallelamente la colpa alle condizioni familiari o alle scarse virtù innate; quando si nega l’accesso al lavoro e alle buone retribuzioni e incredibilmente si accusa la sua scarsa voglia di lavorare; ogni qual volta s’impedisce a taluno di avere le stesse chances di un altro, si costruisce un edificio impari e, pur chiamando questo edificio “libertà”, non si può proprio dire che la disuguaglianza sia naturale. Come volevasi dimostrare, l’ineguaglianza è solo ideologica e politica.

Il libero edificio italiano è una costruzione unica in Europa. L’Unione ci raccomanda processi rapidi e giusti, di contenere la corruzione, di garantire la libertà di stampa e risolvere i conflitti di interesse. Ma il coro uniforme tra destra e sinistra per seppellire la riforma Bonafede canta al grido di “ce lo chiede l’Europa”. E allora non capisco proprio che ci fa in questo governo il M5S. Non capisco cosa dovrà ancora succedere per aiutare i partiti a realizzare l’inciucione, la tentazione nascosta dal marzo del 2018. Ormai sono mature le condizioni per metterli tutti insieme da destra a sinistra senza che la gente sia più capace di insorgere. Ci sono voluti 3 anni di agonia con i probi governi delle stelle per preparare l’assalto suino nel truogo del denaro pubblico. Orsù, rispondiamo chiaro a Tajani e a Letta, quando dicono: ce lo chiede l’Europa, e a Salvini e Meloni, quando diranno che è una misura di civiltà. Niente di tutto questo, buffoni di corte, la misura è di estrema corruzione, questa riforma col naso sottile e adunco ve la chiedono i ladri.