(Dott. Paolo Caruso) – Nel Paese del Grande Fratello e dell’Isola dei Famosi, programmi che hanno fortemente segnato le coscienze di una generazione di giovani invertendo la scala dei valori, i media hanno creato in questi elementi fragili e privi di qualsiasi senso critico realistico, con la spettacolarizzazione dei loro sentimenti, prospettive di vita distorte da una falsa e effimera notorietà, una immagine patinata nei vari talk show che va sempre più a scolorire. In un Paese in cui spesso la realtà viene volutamente rappresentata in maniera difforme e piegata agli interessi di parte, dove si da credito a personaggi di dubbia onestà intellettuale, a politici poco trasparenti che pontificano forti del loro potere e dove il colpevole attacca la persona perbene grazie anche alla spettacolarizzazione interessata del conduttore televisivo, non può esserci una sana e libera informazione ne un costruttivo e equilibrato confronto. Se poi in questo nostro Paese a giustificarsi o a essere minacciato  deve essere il cittadino o qualsiasi altro giornalista libero da condizionamenti che porta alla ribalta della cronaca notizie scomode che vanno ad intaccare la “onorabilità” del potere (ultimo in ordine di tempo il caso Renzi Mancini, la testimone dell’autogrill, il giornalista Sigfrido Ranucci della trasmissione Report), allora si può tristemente affermare che qui i poteri forti hanno una valenza non indifferente sul coinvolgimento e controllo  mediatico. Del resto non si è mai assistito come in questi ultimi decenni ad un crescente appiattimento e imbarbarimento dell’informazione, che tramite la spettacolarizzazione dei talk show, improvvisati dibattiti, futili notizie accompagnate spesso da fake news e disinformazione, riesce a diffondere il verbo della insinuazione e il dubbio dell’evidenza. I cosiddetti “giornaloni” unico ceppo informativo riconducibile alle stesse proprietà editoriali hanno voluto portare l’informazione nell’agone politico, perdendo di vista l’obiettività e la credibilità, evidenziando il loro servilismo nei confronti di certa politica e delle lobby. Non è una novità che dietro il mondo dell’informazione si annidano i poteri forti a tutela dei propri esclusivi interessi e a discapito di una libera e corretta informazione. Per questo basta risalire ai gruppi editoriali e alle proprietà dei giornali come “Il Sole 24 ore”(Confindustria), “Il gruppo di Repubblica, la Stampa, l’Espresso, Huffington Post” (Agnelli-FCA), “Il Giornale (Berlusconi), “Il Messaggero”, Il Mattino”, “Il Gazzettino” (Caltagirone), “Domani”(De Benedetti), “Libero” (Angelucci il re della sanità privata) e poi al “gruppo di fuoco” dell’informazione radiotelevisiva con le reti mediaset (Berlusconi), LA7 (Cairo), e le stesse reti RAI lottizzate dalla politica. Il potere finanziario e la politica elargendo ingenti risorse di denaro anche pubblico la fanno da padrona in un campo come l’informazione che dovrebbe essere scevro da condizionamenti e segnato da pura obiettività. Il quadro ad oggi risulta alquanto sconfortante con una crisi dell’informazione che ormai appare irreversibile e sempre più condizionata dal conflitto di interessi dell’editoria. Soltanto con una sana e funzionale riforma dell’editoria infatti si potrà dare spazio alla libera informazione, riuscendo così a scalare posizioni su posizioni e lasciando ad altri il non invidiabile 41° posto dell’apposita classifica internazionale, posizione che la dice lunga sulla stampa italiana.