(Stefano Rossi) – Da molto tempo Salvini e Meloni hanno proposto una pace fiscale; FI si è timidamente accodata a questa iniziativa. Il motivo, che alcuni chiamano populismo spicciolo, è dovuto al fatto che la pandemia ha spazzato via un mondo intero fatto di imprese, società, investimenti, prospettive future. Chi non è d’accordo spesso non ha nulla da perdere, come chi ha uno stipendio ed una pensione al riparo dal covid maledetto.

Da più parti si dice che il centro sinistra è il partito delle tasse, che sono contrari ai condoni, che non difendono le partite iva. Per un attimo azzeriamo tutto e andiamo ai fatti con nomi e cognomi. Il sottosegretario al ministero del Lavoro, Maria Cecilia Guerra, di Leu, dice a proposito di una pace fiscale: “È una cancellazione, quindi ancora peggio di un condono”. Nel 2013, Maria Cecilia Guerra e Carlo Calenda (sottosegretario nel governo Letta, che oggi twitta che la pace fiscale è un condono) facevano parte del governo di Enrico Letta sostenuto anche dai vari Fratoianni, Bersani e tutti quelli che oggi non vogliono il condono con il mantra “le tasse vanno pagate”. Il governo di Enrico Letta decise di fare un condono fiscale non a favore dei cittadini in difficoltà bensì a favore delle società che gestiscono il business delle slot machine per 2,5 miliardi di euro. Ripeto DUE MILIARDI E MEZZO DI EURO!!!

Qui non c’è tempo di narrare quella pazzesca storia processuale, basti sapere che un governo di centro destra privatizzò un settore e diede concessioni senza poi preoccuparsi di scrivere norme stringenti per il controllo di queste infernali macchinette, buone solo per gli ebeti, poi i governi successivi, di centro sinistra, continuarono a brancolare nel buio senza mai porre rimedio ad un settore dove il confine tra il lecito, l’illecito e le varie criminalità non sono labili ma shakerate, ma erano quelli bravi, quelli competenti. Rimane il fatto che queste slot hanno truffato milioni di babbei perché non erano collegate al circuito di controllo e, quindi, oltre a truffare lo Stato, potevano facilmente essere manomesse per le vincite. Poi un giorno la Corte dei Conti avviò delle indagini e, in primo grado, aveva condannato (sentenza n. 214/2012)

10 società concessionarie e alti dirigenti del ministero delle Finanze (che il governo Monti ha poi riconfermato nell’incarico, ma anche qui zitti tutti perché erano i tecnici bravissimi) al pagamento all’erario per 2,5 miliardi di imposte non pagate per non aver collegato le slot al sistema centralizzato per verificare le vincite e, quindi, l’incasso.

Poco dopo arrivava Enrico Letta a palazzo Chigi il quale doveva decidere se richiedere coattivamente i soldi o attendere l’appello e poi forse il giudizio di Cassazione. Quindi, lo Stato, che evidentemente è il primo che non si fida del suo sistema giudiziario, è sceso a compromesso con queste società affinché rinunciassero all’appello esigendo solo il 30% della somma in sentenza. Alcune società hanno preferito accordarsi e pagare la miseria richiesta, altre hanno invece fatto appello. Ma quello che qui interessa è il modus operandi di questi politici di sinistra.

“Definizione agevolata del pagamento” hanno chiamato il condono con queste società che hanno truffato il fisco. Oggi, invece, che la definizione agevolata serve ai cittadini stremati, distrutti, scassati da una pandemia che ha spazzato via un mondo intero, fallite e chiuse milioni di aziende ed esercizi commerciali, azzerate vite e prospettive, lo chiamano condono.

Ma questi di sinistra ci sono o ci fanno? Agevolano i miliardari e frenano quando si trovano i cittadini naufragati? Vuoi vedere che se tutti quelli che devono pagare le cartelle facessero una colletta per raccogliere un milione di euro e donarlo alle fondazioni dei politici alla fine dal condono si parlerebbe di “agevolazione finale per emergenza covid”?

Se funziona, perché no?