(Giuseppe Di Maio) – La domanda, così com’è stata posta, è un’offesa alla libertà degli attivisti. Una domanda in cui è già contenuta la risposta costringe un parere negativo alla contraddizione. Sarebbe come chiedere “di che colore era il cavallo bianco di Napoleone”. Insomma, essere in disaccordo con l’entrata nel governo Draghi, obbligherebbe l’iscritto ad asserire di non volere una transizione ecologica.

A parte questo voterò sì. E’ bene che lo dichiari, giacché qualcuno me lo ha chiesto. La mia simpatia per Draghi ha sicuramente una ragione irrazionale, e dunque non la prendo in alcuna considerazione. Per il resto Mario Bce è uno che ha risposto ad un appello che molti avevano desiderato, e con molta probabilità preparato. E’ chiaro che la caduta di Giuseppe è stata realizzata dopo che il governo “d’alto profilo” era già pronto nella scarsella. Questo spiega come, nonostante la minaccia concreta delle urne, molti peones, che nella prossima legislatura non sarebbero eletti, hanno rifiutato il sostegno al Conte II. E cioè, erano già stati informati della futura ammucchiata a garanzia dello stipendio.
Dalle elezioni del 2018 i partiti hanno desiderato liberarsi del M5S. Le alleanze che gli hanno proposto hanno avuto il solo scopo di fregargli i voti. Ma ciò che la cogestione del potere destra/sinistra non poteva fare sfacciatamente, era l’inciucione che includesse tutti contro il Movimento. Se l’avessero fatto, si sarebbero sbugiardati da soli senza l’aiuto dei 5 stelle. Dunque, bisognava creare le condizioni per un inciucio che non fosse facilmente smascherabile. Ecco, allora, due anni e mezzo di dileggio su tutte le fonti d’informazione verso ministri grillini, e verso chiunque avesse a che fare col Movimento. Fino al teatro finale della iena Renzi, che fa cadere il suo governo senza saperne spiegare le ragioni.

Può essere anche che Draghi, che per il momento non parla, dopo un iniziale contentino al M5S, inauguri una politica del tutto reazionaria. Può darsi che per non essere complici di quella politica usciamo fuori dal governo da noi sostenuto, che poi equivarrebbe a una cacciata. Ma l’obiettivo della spartizione del potere tra i partiti sconfitti dal Movimento il 4 marzo, sarebbe chiaro. Ecco perché abbiamo il dovere di governare i processi politici esasperandoli, proprio per rendere esplicita la contraddizione. E non capisco coloro che preferiscono chiudersi nell’orgoglioso e sterile Aventino e fare i testimoni di Geova. Così come non capisco il “fatto quotidiano” che preferisce un Movimento senza capacità politica solo per testimoniare e marcare la propria distanza da Berlusconi.

Ciononostante considero il ricorso al voto su Rousseau una cacchiata inaudita. Restare fedeli all’errata previsione dell’onnipotente “intelligenza” collettiva è ormai un vizio altamente nocivo. Il voto della rete è importante per questioni di generico indirizzo politico, con i tempi e i modi e la ponderazione necessari per le decisioni. Ma non può essere utilizzato per le scelte di tattica e di strategia. Che obbligano, come si è visto, all’offesa dell’intelligenza di ciascuno di noi.