(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Devo confessare che dopo avere inviato al Fatto la rubrica con il mio sogno-desiderio su Conte che sfancula Renzi, ho passato una notte agitata. Temevo di avere esagerato, di avere urtato la sensibilità dei nostri lettori. Rigirandomi nel letto pensavo che forse avrei dovuto moderare il linguaggio usando qualche opportuna perifrasi, temperate circonlocuzioni, uno stile più allusivo, insinuante, dico e non dico. Per esempio: ho sognato Conte che rampogna Renzi, oppure che lo rimbrotta, che lo ammonisce sarebbe stato perfetto. Stavo per chiamare il giornale per spargere un po’ di vasellina sul mio inopportuno turpiloquio quando ho guardato la sveglia. Erano le tre, maledizione, troppo tardi, il nostro amato quotidiano impacchettato a dovere già correva spedito verso le edicole, e nulla al mondo poteva fermarlo. Sfanculare: ma cosa diavolo mi era saltato in mente? Infine mi sono rassegnato: che il destino si compisse, avrei sopportato virilmente la meritata sanzione. Poi, ieri mattina, sgualcito e malmostoso, ho aperto la posta dell’iPhone, spizzandola cautamente come fosse il responso dell’urologo. C’era un messaggio solitario come una pansé a gennaio, digitato quando ancora albeggiava, questo: “Sarebbe stupendo Giuseppi che sfancula Renzi!!! Un sogno comune a tanti, forse a tutti gli uomini di buona volontà”. Seguiva una firma, assai autorevole che non rivelerò neppure sotto tortura. Quindi, di seguito, a raffica, ecco che si affollano sul display una moltitudine di uomini e di donne, tutti galvanizzati all’idea di un redde rationem in Parlamento. Come potete leggere qui accanto, è un assembramento di ogni credo e di ogni colore (rosso o arancione), concordi e coesi nel chiedere al presidente del Consiglio di dire, e dare, a Matteo Renzi ciò che si merita. Di farlo presto. Di riportarci all’agosto del 2019, con l’altro Matteo barcollante, intontito dai meritati ceffoni. Oh giornate del nostro riscatto! Per dirla più seriamente, caro premier, questo sogno collettivo affonda in un diffuso sentimento di crescente insofferenza per i gradassi che giocano a carte sulla nostra pelle. I ricatti fanno parte della politica, ma la politica del ricatto è inaccettabile. Anche se sappiamo che un Paese non si governa con l’azzardo e i colpi di teatro, lei saprà certamente cosa è meglio fare.