(Roberta Labonia) – Giovedì scorso, mentre Giuseppe Conte era al tavolo di Bruxelles a trattare, fra le altre cose, per sbloccare il Recovery Fund, che per l’Italia pesa 209 miliardi di euro, Matteo Renzi ci metteva in bocca alla stampa internazionale minacciando la crisi di governo dalla prima pagina di “El Pais”. Poi, non contento, poche ore fa ha lanciato un altro siluro, subito servilmente ripreso dai media: “Conte deve chiedere scusa” o lui gli toglierà la fiducia.

E si, Conte dovrebbe chiedere scusa al senatore semplice di Scandicci per aver osato pensare ad una “cabina di regia” che fungesse da controllore sulla corretta esecuzione dei progetti del Recovery Fund dove lui, il meglio fico del bigoncio, col suo 3% scarso di consensi, non figura nella lista. Insomma il Renzi di Rignano sull’Arno a Conte lo vuol far fuori e addirittura butta in mezzo Luigi Di Maio indicandolo come suo papabile successore a capo di un Esecutivo rimaneggiato (subito dallo stesso sconfessato). Perchè fonzie cuordileone ad andare alle urne non ci pensa nemmeno. Primo perché ora che arrivano gli sghei lui vuole esserci, ma senza Conte, e poi perché sa bene che se si tornasse a votare per lui sarebbe morte certa, politicamente parlando. I soloni del Pd, intanto, fino a qualche giorno fa rimasti in silenzio, non sconfessano il loro ex segretario ma, anzi, si fanno scudo delle sue sparate. Come si suol dire in questi casi, buttano il sasso e nascondono la mano. Anche loro con Conte c’hanno qualche conticino in sospeso: troppo autonomo ma, soprattutto, troppo popolare, si sentono tagliati fuori. Pressano per la verifica di Governo annunciata da Conte (che li vuole stanare), ma Palazzo Chigi se la sta prendendo comoda, ancora niente date. Da giorni i tre dell’ave maria Zingaretti, Franceschini e Orlando vanno predicando che a Conte gli ci vorrebbe vicino una figura di spessore a fare da trait d’union con tutte le forze di governo. I piddini, a Palazzo Chigi, ci vorrebbero mettere uno a fargli da “palo”, un personaggio Letta style che al Presidente lo marchi stretto, insomma, e che poi gli vada a riferire. Perchè i 3 piddini, che come le tre scimmiette con la testina fanno no ma il rimpastino lo vorrebbero eccome, l’odore degli sghei lo cominciano a sentire. E a quanto pare l’odore dei fondi europei è arrivato anche all’antieuropeista leader delle opposizioni Matteo Salvini, altrimenti non si spiegherebbe come gli possa essere venuto in mente, dopo aver vomitato bile su Conte fino a ieri, di offrirgli “collaborazione” proponendo un governo ammucchiata con dentro tutti. “Ma una volta finita la campagna vaccinale poi si torna a votare” ha detto il cazzaro verde. Comodo lui, la scalata a palazzo Chigi se l’acchitta ad emergenza finita, quando Conte gli avrà levato le castagne dal fuoco. Del resto la sua alleata, la Meloni de noantri, pure lei lo aveva dichiarato papale papale: governare durante la pandemia? No grazie.

E in tutto questo teatrino inverecondo di nani e ballerine i 5 Stelle che fanno? Neanche a dirlo, da bravi masochisti che altro non sono, si dedicano al loro sport preferito: mentre si flagellano l’uno con l’altro col gatto a nove code, come al solito, continuano a fare il culo per il bene del Paese.

Peccato che nessuno se ne accorge.