(Toni Capuozzo) – Voglio dire qualcosa che stamane, a Mattino 5, ho detto male e di fretta. E cioè che nella terribile storia di Colleferro, Willy Monteiro è il ragazzino uomo, che interviene per aiutare un amico, e per fermare un’aggressione, lui esile e inerme. E’ Willy, se tornassi a essere bambino, la figura cui ispirarsi, il modello. E’ Willy, se avessimo bisogno di epica, l’eroe pulito e senz’odio. Gli altri quattro ? Un branco, ma neanche di lupi. Di pecore, scusandomi con le pecore (smettiamola di scrivere che sono bestie: le bestie sono molto migliori). Per i modelli che li hanno ispirati, per la falsa durezza vuota degli sguardi, per i ghirigori sulla pelle che inventano una personalità inesistente, per le tutine aderenti dei loro combattimenti da postare sui social, mai un ciuffo o un sopracciglio fuoriposto. Posso immaginare i libri che non hanno letto, posso figurarmi i film che non hanno visto, e posso immaginarmi la famiglia e la scuola, due fallimenti. Ma avete visto le loro foto ? Non ce n’è una con un cane accarezzato, con un cuginetto in braccio, con una ragazza tenuta per mano. C’è solo l’idea che devi mettere paura, che l’uomo vero non sa cosa siano la cortesia, il rispetto, la difesa del debole. Sa solo corrucciare lo sguardo, spaventato dal mondo, per spaventare il mondo. Lo hanno fatto in quattro contro uno, per lunghissimi minuti: davvero è preterintenzionale una morte che arriva non dopo una spinta, quello batte la testa, non volevo….ma una morte inferta da gente che sa far male e vuole far male ? Non fossero tragici assassini sarebbero , quei quattro o cinque, caricature su cui Verdone potrebbe farci ridere. E invece sono fantasmi del nostro tempo, non mostri: ce n’è tanti che gli somigliano. Non ho fiducia nella Giustizia, e so che spesso è tenta dalla sociologia, e non sono abbastanza cristiano da credere al ravvedimento e alla redenzione. Sono persi per sempre, per me, e lo erano anche prima. Lo so che il Male è sempre più affascinante del Bene, specie in tempi di buonismo. Ma stavolta, davvero, Abele, con il suo sorriso disarmato, con i suoi sogni di calcio e di fornelli, è mille volte più vero e interessante di quattro sfigati che pigolano “disperazione” dal carcere.