(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – “Il 57 per cento dei repubblicani dice che i morti di Covid sono accettabili se l’83 per cento sono democratici”.Vignetta pubblicata su “Internazionale”

Uno legge: “Taglio parlamentari: Sì all’82 per cento” (“Repubblica”), e pensa che tutto sommato non avevano poi così torto i 5 Stelle che per primi si sono battuti per ridurre il numero dei deputati a 400 e dei senatori a 200. Visto e considerato che, secondo i sondaggi (ultimo quello di Ilvo Diamanti) la stragrande maggioranza degli italiani è d’accordo. Poi uno legge (leggere fa parte del nostro lavoro) l’autorevole commento di Marcello Sorgi sulla “Stampa” dal titolo: “Una vittoria che può non essere a valanga”. Lungi da noi il pensiero che sia un auspicio (del titolista) anche se poi nel suo articolo Sorgi scrive che “diversamente da quel che si poteva immaginare, il taglio dei parlamentari in questo momento interessa molto poco agli italiani”, e “mobilita invece l’elettorato 5 stelle”. Conclusione: “Così che gli alleati e gli avversari che a denti stretti stanno invitando a votare Sì, lo fanno in sostanza per consentire a Di Maio di festeggiare la sera del 21 settembre”.Quindi, all’inizio avevamo capito male poiché la vittoria del Sì dipende non dalla percentuale finale dei Sì ma dal numero complessivo degli elettori. Che sotto una certa quota (da determinarsi, par di capire, a cura di una speciale commissione di esperti istituita presso il gruppo editoriale Gedi) non sarà affatto una vittoria del Sì. Bensì un gentile cadeau che “amici e avversari” faranno recapitare a Luigi Di Maio (anche se “a denti stretti”) per consentirgli di fare festa. Certamente un bel gesto che avrà lo scopo di togliere qualsiasi significato politico al risultato del referendum, ridotto a una festosa torta (in faccia) per Di Maio. Come dice la vignetta di cui sopra, tutto in politica è relativo, a cominciare da numeri e percentuali. Basta decidere come e contro chi vanno usate.