L’ex direttore ed editorialista del Fatto quotidiano: “Giusto vederci più chiaro. Le commissioni d’accesso sono doverose, ma Piantedosi doveva gestirla meglio. Così Decaro ha cavalcato l’onda per fare campagna elettorale”

(LUCA ROBERTO – ilfoglio.it) – “La politica ha trasformato il caso Bari in un gran ballo della taranta. Da una parte c’è l’ira di Dio del ministro Piantedosi, sintetizzata molto bene da Makkox in una vignetta sul Foglio. Dall’altro la sinistra, che risponde cavalcando la piazza e finisce per farsi del male con le parole incomprensibili di Emiliano. Sono opposti teatrini in campagna elettorale”. Antonio Padellaro sta seguendo a distanza quel che sta accadendo in questi giorni, in queste ore, nella città pugliese. Colloquiando con il Foglio l’ex direttore del Fatto Quotidiano dice di trovare il tutto come una specie di partita di ping-pong: “Quando sbaglia uno tocca all’altro. Ecco, dopo l’errore di Piantedosi e quello di Emiliano, la palla è tornata di nuovo nelle mani e nel campo del centrodestra”. Ma da un punto di vista sostanziale, scendere in piazza contro lo stato, contro una decisione del Viminale, non è un cortocircuito? “E’ chiaro che quella di Decaro è stata una contromossa, anche di segno elettorale. Mandare gli ispettori del ministero quando di sente una puzza strana è qualcosa che condivido. Ma lo si poteva fare in maniera diversa, concordando le modalità con il sindaco. Piantedosi poteva chiamare Decaro al Viminale, avvertirlo che sarebbero stati mandati degli ispettori al di sopra di ogni sospetto. Sicuramente il sindaco avrebbe apprezzato la cortesia istituzionale, e non avrebbe potuto fare campagna elettorale”, analizza Padellaro. “In parte, per tornare a Makkox, con Piantedosi è vera l’immagine di una Meloni sgomenta perché circondata da inetti. Forse dovremmo salvare la premier dai suoi fratelli d’Italia. Si è dimostrata dieci spanne sopra la sua classe dirigente, che è inadeguata”. 

Ex direttore dell’Unità, tra i fondatori del Fatto, a Padellaro non si può di certo imputare un pregiudizio anti-sinistra.  “A Decaro riconosco di essere stato un buon sindaco. Gli ho solo posto una domanda partendo dalla famosa metafora del dito e della luna. Il dito è la commissione d’accesso. Ma forse la luna è una città con 14 clan. Perché succede? La risposta del sindaco è stata che la situazione sta migliorando, che prima ce n’erano di più. Ma credo sia normale che il ministero voglia vederci più chiaro, capire, indagare. L’importante è il come”. Abbiamo detto della piazza, che il Pd locale stava quasi per rivendersi come un successo. Questo almeno fino alle parole quantomeno improvvide del presidente Emiliano. Quelle in cui dice di aver chiesto per Decaro protezione alla sorella di un boss quando lui era sindaco. “Più che una visione padronale della politica segnala una politica dello sbrocco. Ha fatto un casino. E’ un po’ come quando Meloni si mette la testa nella giacca. E’ l’imprevisto, la svolta, che cambia il corso del film. Solo che questo ridà alla destra la possibilità di chiedere che Emiliano riferisca in commissione Antimafia, come se in quella sede chissà mai cosa potrà dire, quali importanti informazioni potrà rivelare. E fa andare avanti all’infinito questo ballo della taranta”. 

Il problema sono anche i riflessi che questa vicenda potrebbe avere sul futuro delle commissioni di accesso che dovranno incaricarsi di decidere su futuri commissariamenti o scioglimenti. Ha visto che anche su uno dei tre commissari incaricato di studiare le carte a Bari, il prefetto in quiescenza Claudio Sammartino, s’è aperta una polemica perché è lo zio di Luca Sammartino, deputato all’Ars della Lega? “Sono le famose colpe dei figli, o dei nipoti, che ricadono sui padri e sugli zii”, scherza allora Padellaro. Che difende l’istituto dello scioglimento o almeno dell’indagine, nei casi in cui circostanze particolarmente gravi lo richiedano. “Sono contento se l’istituzione mette il naso su alcune amministrazioni, soprattutto quando non restituiscono un profumo eccellente. Da parte del Viminale però bisognerebbe procedere con grande cautela, con grande misura. Altrimenti diventa tutto una specie di teatrino in cui ciascuno fa la sua piccola campagna elettorale e tutto finisce in vacca. Come in questo caso, in cui destra e sinistra continuano a farsi degli assist per colpirsi a vicenda”.