Quest’anno la festa diventa meno festa identitaria e più piattaforma politica, laboratorio di un partito che vuole presentarsi come forza affidabile e dialogante, capace di parlare a mondi che finora erano rimasti ai margini del perimetro meloniano. Sullo sfondo, l’ipotesi di un voto anticipato

(Marco Antonellis – lespresso.it) – Fratelli d’Italia prova a cambiare pelle. La “fase due” evocata da Giorgia Meloni prende forma dentro e attorno ad Atreju, che quest’anno diventa meno festa identitaria e più piattaforma politica, laboratorio di un partito che vuole presentarsi come forza affidabile, dialogante, capace di parlare a mondi che finora erano rimasti ai margini del perimetro meloniano.
A via della Scrofa lo chiamano “allargamento controllato”: inviti selezionati, incontri con rappresentanti dell’economia, accademici, professionisti. Una strategia pensata per spostare l’immagine di FdI oltre il recinto originario, rendendo più solido il profilo istituzionale del partito e preparando una nuova generazione di dirigenti. Meloni sa che per governare a lungo servono competenze, radicamento amministrativo, reti nei luoghi chiave dello Stato. Non più solo militanza, ma struttura.
Su questo sfondo si inserisce un tema che comincia a circolare con insistenza: l’ipotesi di un voto anticipato nel 2026. Non un piano, non un annuncio. Piuttosto, una possibilità che alcuni considerano realistica se il governo dovesse vincere il referendum sulla giustizia. Quel risultato darebbe alla premier un capitale politico significativo, da spendere evitando l’ultimo tratto di legislatura, considerato il più instabile.
Il nodo riguarda i rapporti interni alla coalizione. Nel gruppo dirigente di FdI è diffusa la convinzione che la Lega di Salvini possa irrigidire il confronto nell’ultimo anno, alzando i toni per recuperare consenso. Una fase che potrebbe complicare l’azione di governo e rendere più incerta la prospettiva del secondo mandato. Da qui la suggestione di “giocare d’anticipo”, evitando mesi di tensioni e presentandosi alle urne in una condizione più favorevole.
Per ora, però, la priorità della premier resta un’altra: consolidare l’immagine di FdI come partito di governo, capace di parlare ai ceti medi, alle imprese, ai moderati in cerca di stabilità. Una transizione delicata, che richiede equilibrio tra identità originaria e apertura verso nuovi interlocutori.
Atreju, in questo senso, è la scena dove Meloni prova a mostrare il volto rinnovato del suo partito. Un passo verso quella “normalizzazione” che, nelle intenzioni dei fedelissimi, dovrebbe traghettare FdI da movimento identitario a forza cardine del sistema. Il resto, elezioni comprese, verrà dopo. Ma nel partito nessuno esclude che il 2026 possa diventare l’anno della scelta.
Dal primo giorno del suo insediamento ha pensato alle elezioni sucessive:
Ha messo i suoi nei posti strategici.
Si è impossessata della TV
Ha foraggiato i suoi ricchi amici a scapito dei più poveri(tanto non l’avrebbero votata comunque)
Ha ripartito il PNRR come ha voluto per vecchie opere incomplete e improduttive.
Ha demolito il RdC e il bonus 110
Sta svendendo le ultime aziende pubbliche rimaste.
Sta dividendo la magistratura e quello che rimane della sinistra o di un campo largo non coeso.
Accelera sul premierato e sulla legge elettorale per avere la sicurezza di una sua riconferma.
Compie viaggi di propaganda per “apparire” quella che non è.
Se ne guarda bene di rispondere al parlamento perchè lo considera un passacarte,ma si presenta sempre da sola senza contradditorio nei vari filmati da dare in pasto al popolino che la ama perchè donna,madre e cristiana.
E siamo messi bene…possibile che i cittadini non vedano la loro situazione..o va bene così..guerra,armi,sanità pubblica.scuola,lavoro,nascite…tutto allo sbando!
Grazie giorgia.
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Ognuno ha quel che si merita perché lo costruisce con le proprie mani e se vede che gli italioti se meritano sta’ disgrazia🤔
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