Servirebbe un governo che non consideri la violenza di genere come una fatalità biologica o una questione “laterale”.

(di Giulio Cavalli – lanotiziagiornale.it) – Possono lucidare la vetrina quanto vogliono: gli atlantici di cartapesta, i conservatori che si fingono illuminati, perfino i progressisti dell’ultima ora. Ma ogni volta che i ministri del governo provano a parlare di violenza contro le donne, la maschera scivola. È successo ancora alla Conferenza internazionale contro il femminicidio, dove Carlo Nordio ha spiegato che nel “codice genetico” maschile ci sarebbe una resistenza alla parità, un retaggio millenario difficile da estirpare, evocando addirittura psicologi e ipnotisti per “correggere” questa tara.
Accanto a lui, Eugenia Roccella ha rincarato sostenendo che non esiste correlazione tra educazione sessuo-affettiva e calo dei femminicidi, citando la Svezia come esempio e ignorando – come ha fatto notare la responsabile scuola del Pd Irene Manzi – che il tema richiede dati seri e contesto. Per Roccella si può parlarne “lateralmente”, purché non si insista sul ruolo della scuola. Come se il punto fosse proteggere un pregiudizio, non proteggere le donne.
Davanti a dichiarazioni simili non c’è cerimoniale che tenga. C’è Chiara Appendino che ricorda il curriculum recente del Guardasigilli: “Dopo aver demolito la giustizia, garantito impunità ai soliti noti, liberato uno stupratore di bambini e preso a modello Gelli, Nordio ci regala un’altra perla. La prossima sarà propagandare Lombroso? Se questo è un ministro…“. C’è Angelo Bonelli che saluta l’arrivo nel “Medioevo“, perché un governo che dice che la parità non entra nel Dna e che l’educazione sessuale non serve non sta sbagliando una frase: sta dichiarando il proprio paradigma. E c’è Maria Elena Boschi che definisce tutto “imbarazzante”, perché di questo si tratta: un lessico che degrada, banalizza, arretra.
E allora la provocazione è semplice: prima ancora delle norme, dei protocolli e delle panchine rosse, servirebbe un governo che non consideri la violenza di genere come una fatalità biologica o una questione “laterale”. Perché nessuna politica pubblica può nascere da ministri che parlano come se la parità fosse un incidente storico e la cultura non servisse a nulla. Qui non è questione di scivoloni: è la natura che riaffiora ogni volta che provano a nascondersi. E tutti la vedono.
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tristemente bellissima.
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Oggi è la giornata contro la violenza alle donne.
Per questo governo, vedi Nordio, è una fatalità generica.
La Roccella, indegna ministra della famiglia, dice che la Svezia dimostra come l’educazione sessuale nelle scuole non serve a diminuire i femminicidi e che è comepetenza delle famiglie, le stesse dove avviene metà dei femmicidi.
Nel 2022 in 22 Stati membri, sono state ammazzate 1231 donne. Metà in famiglia. Quasi 13 la settimana. Nel 2023 51.100. Nel 2024 3.100.
La Meloni non se ne preoccupa molto, la considera una questione secondaria.
Carlo Nordio è arrivato a dire che la violenza contro le donne sta nel codice genetico del maschio, per cui ci si può fare poco. Visti i reati che ha depenalizzato finora, ci aspettiamo che depenalizzi anche questo!
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Viviana Vivarelli
Daniela Collu: «Ancora oggi la mascolinità è un valore perché porta potere. Questa società fatica a riconoscere la gravità di un problema sistemico. Serve uno Stato nuovo»
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È esattamente ciò che sanno essere vero e pongono alla base delle loro dichiarazioni,Nordio e Roccella!
Sanno di parlare alla pancia di buona parte dei loro elettori maschi, e ahimè anche donne, che ammirando meloni,si immedesimano in lei, che è maschilista fino all’osso, e per questo la votano.
E infine i sondaggi le danno ragione.
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(di Beatrice Dondi – lespresso.it) – Carol Maltesi ha 25 anni quando viene fatta a pezzi. Il suo assassino ha tenuto il corpo smembrato nei sacchi dell’immondizia per 72 giorni fingendo che fosse ancora viva. Ma a lui in primo grado non è stata riconosciuta né la premeditazione né la crudeltà. D’altronde la vittima era bella, molto bella, e mostrava il suo corpo, il suo, non quello di un altro, sui siti porno. E nel racconto sulla sua morte questo è diventato in qualche modo un’attenuante, una colpa.
Marianna Manduca invece, aveva denunciato il suo ex marito ben dodici volte, un numero infinito, persino da dire. Aveva paura e credeva che chiedere aiuto potesse proteggerla. Invece non l’ha ascoltata nessuno, sino a che lui l’ha uccisa a coltellate, mentre uno Stato silente si è fatto complice di quella tragedia.
Sara Di Pietrantonio amava la danza e la vita, e aveva allontanato quel suo ex troppo geloso, che dopo averla ossessionata con la sua mania del controllo, con quel fiume di messaggi e minacce e accuse continue, l’ha strangolata, prima di darle fuoco in mezzo alla strada.
E poi Jennifer Sterlecchini, una giovane donna che aveva provato a riprendere in mano la sua esistenza, un lavoro, un’indipendenza senza di lui, l’uomo che l’ha accoltellata dodici volte, il giorno in cui era tornata a casa a recuperare le sue cose. La mamma era fuori dalla porta chiusa e ha sentito solo le urla della figlia, mentre gridava: «Mi sta ammazzando». All’assassino, che aveva pianificato le sue mosse in ogni dettaglio, è stato concesso il rito abbreviato: niente ergastolo.
Sono quattro storie di donne e dei loro femminicidi, che Sky Crime ha scelto per “Ogni 72 ore”, un viaggio nell’orrore quotidiano guidato da Daniela Collu, autrice, scrittrice, blogger, operatrice della comunicazione in senso ampio, e che da questo immane lavoro ricostruttivo e puntuale ha fatto nascere anche un podcast in collaborazione con DonneXStrada.
Ogni 72 ore viene uccisa una donna per mano di un uomo, e il che significa che ogni volta che accade sappiamo che dopo tre giorni succederà di nuovo e potrebbe toccare a noi, alla nostra amica, a nostra sorella. E questo abisso Daniela Collu riesce ad affrontarlo con le parole giuste, toglie, screma, bandisce le lacrime, il sentimento e la retorica posticcia degli aggettivi, per avvalersi solo di atti, testimonianze, fatti. «È agghiacciante come di solito viene raccontata la violenza di genere. Ancora oggi ci si chiede com’era vestita la vittima, oppure scappano le parole, come “bravo ragazzo”, “raptus” o “troppo amore”, quando sappiamo bene che la prevaricazione è l’esatto contrario dell’amore. La costruzione del racconto è il racconto stesso. Pensiamo a un programma pop come “Temptation Island” dove le storie tossiche sono un continuo, donne di 24 anni che non possono uscire da sole perché lui non vuole, e vanno in onda bellamente in prima serata perché è meglio fare tre milioni di spettatori. Insomma, è l’approccio di pensiero che abbiamo che è ancora profondamente sbagliato. Si tende sempre a giustificare il carnefice, ci si sforza di capire cosa aveva fatto la vittima per portarlo a tanto, e questa modalità è una costante che troviamo in tv, sui social, nei titoli di giornale ma anche nelle sentenze. Possiamo definirlo un bug concettuale».
Attiva da tempo contro la violenza di genere, Collu si è sempre esposta evidenziando le mancanze del sistema e le sue criticità. «Con Sky Crime ci siamo incontrati sulle intenzioni. Abbiamo provato a costruire una serie che fosse una piccola rivoluzione, facendo uscire le donne uccise dal consueto riquadrino del vittimismo, provando a capire cosa delle loro storie andava raccontato e quali erano gli elementi portanti per scavare davvero a fondo. L’operazione delle quattro autrici di “72 ore” è passata oltre che attraverso atti e testimoni, anche dalla la lettura e l’ascolto di oltre 16mila messaggi WhatsApp. Perché ci sembrava l’unico modo per spiegare l’inferno, la creazione di queste sistematiche tele di ragno dentro cui impigliare le donne senza dargli scampo. E ci siamo anche rese conto che il sistema giudiziario non è pronto, in questo momento non lo sa fare. Bisognerebbe ripartire da capo per avere uomini nuovi, donne nuove e uno Stato nuovo capace di affrontare questo fenomeno».
La consapevolezza, dunque, parola che torna e ritorna in tutti e quattro gli episodi come un’urgenza. «La consapevolezza passa anche attraverso l’abitudine a sentir parlare di una cosa in un determinato modo. Ma noi parliamo come pensiamo e questo fenomeno lo pensiamo male. Lo sentiamo lontano da noi, borderline, gigantesco. Invece è piccolo, invece è tragicamente vicino».
Perché se è vero che tutte le donne leggendo una storia di femminicidio si sono chieste «poteva succedere a me?», quanti uomini lo hanno fatto davvero? «Il problema – dice Collu – è ancora vissuto come assolutamente femminile. Faccio un esempio bruto: se noi avessimo notizia di una strage di animali domestici, uccisi come vengono ammazzate le donne e si parlasse di un fenomeno in termini sistemici, avremmo tutti gli animalisti in piazza. Allora bisogna cominciare a pensare ai femminicidi come a un fenomeno totale. Questa società fatica a riconoscere la gravità del problema e il fatto che sia ormai sistemico, radicato. La presa di coscienza maschile presuppone un ripensamento maschile, serve arrivare a un punto in cui gli uomini si interroghino davvero, sul fatto che siano loro ad ammazzare le donne. Ancora oggi la mascolinità è un valore perché porta potere. Allora bisogna azzerare le posizioni e ricominciare».
Un macigno, che pesa sul nostro vivere collettivo e che ci dà una responsabilità verso le nuove generazioni che troppo spesso non siamo in grado di gestire. «Assolutamente sì», risponde Daniela Collu. «L’educazione sentimentale, sessuale e affettiva deve necessariamente entrare in classe. Però è folle che a farsi carico di questo peso siano sempre le famiglie delle vittime a cui invece bisognerebbe regalare solo pace e giustizia. Da Gino Cecchettin, che non ha mollato di una virgola il suo impegno, a Tina Raccuia, la mamma di Sara Di Pietrantonio, che è una dipendente pubblica costretta a prendere le ferie per andare a fare l’educazione nelle scuole. Ed è assurdo, perché la madre di una vittima di femminicidio, la cui figlia è morta perché il fidanzato le ha dato fuoco in mezzo alla strada, dovrebbe averle dallo Stato le giornate per andare a fare sensibilizzazione. Invece la stiamo lasciando da sola. Questa non è una società civile».Eppure ormai anche “femminismo” viene considerata una brutta parola e non una necessità. «Ma io vado anche oltre – risponde Collu. Il femminismo non può riguardare solo le donne ma l’intera società A un certo punto, e lo dico con enorme dolore, noi ci fermiamo se non c’è l’altro 50 per cento dell’umanità che ci viene dietro. Io non posso cambiare niente se non cambia il mio assassino». C’è ancora domani, ha detto qualcuno e l’ha detto assai bene. «Se dobbiamo aggrapparci a una luce in fondo a questo tunnel – conclude Daniela Collu – dovrebbe essere nel cambio generazionale. Ma così a occhio mi sembra che ci sia ancora tantissimo presente da aggiustare. Al futuro ci penseremo».
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La Gruber ha detto che la Meloni è portavoce di una ideologia patriarcale. La Meloni si è incazzata parecchio e ha dimostrato che la sua è una famiglia di tutte donne..
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Paolo Berizzi
Durante il fascismo le donne venivano escluse, annichilite e umiliate. Il fascismo aveva paura delle donne lavoratrici. Non basta pubblicare una foto di famiglia al femminile per far dimenticare la storia e la cultura da cui discendi e di cui sei erede ideologica.
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Bersani: “È come se a me accusassero di essere comunista e io rispondessi: no ho uno zio prete. E ha aggiunto: “Se una pensa che una donna è una donna in quanto madre ha un concetto patriarcale…punto e basta…non c’è discussione”.
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I MOSTRI. Viviana Vivarelli.
Nessuno pensa minimamente che i femminicidi avvengano solo ai giorni nostri. Nel passato la prima cosa che faceva un esercito invasore era di viol€ntare e uccid€re tutte le donne che trovava. Dall’antica Roma a oggi, le donne non hanno contato mai niente, il pater familias poteva far loro violenza o uccid€rle o venderle a piacer suo. Persino nell’età dei cavalieri, se il cavaliere passando a cavallo per un campo, vedeva una gentil pulzella, prima la infilzava e poi la uccideva. Solo speravamo che la Chiesa cristiana o una maggiore civiltà avrebbero migliorato un poco i comportamenti lesivi dei diritti dei deboli in genere, siano essi bambini, poveri, vecchi, malati o donne. Ma non sembra sia stato così. I troppi secoli di Inquisizione, i sei milioni di donne uccise come streghe dopo atroci torture, la parità dei sessi che non si vede nemmeno da lontano, l’immoralità di gente come Berlusconi e la sua cricca che nelle donne hanno visto solo oggetto di svago sessuale, l’insistenza di gente infame come Pillon che vive di odio contro il diverso, una Chiesa ancor oggi misogina e tutta questa gente retrograda che vuole solo che la donna faccia figli e intanto la paga meno, le toglie gli asili, le chiude i consultori, le taglia lo stato sociale, le elimina il reddito minimo, la presenta in televisione solo come oggetto sessuale e ancor oggi le vampate di odio contro la sorella di Giulia come ieri contro la sorella di Cucchi… tutto prova che il tempo passa, ma la barbarie rimane.
Certo, la Chiesa avrebbe potuto fare molto. Invece, nei secoli, ha solo ammucchiato potere e ricchezza, è stata sempre dalla parte dei fascismi, non ha mai difeso i diritti delle donne. Ha addirittura sfruttato i poveri e violentato i bambini. Mentre i partiti da destra a sinistra non hanno fatto che peggiorare, diventando sempre di più piccoli feudi di potere egovertiti, a cui delle donne, dei bambini, dei malati, dei poveri, dei lavoratori, dei deboli….non è mai importato bellamente una cippa. A chi dunque dobbiamo rivolgerci per avere giustizia? A noi stessi. Solamente a noi stessi. Cercando, almeno, di non diventare dei mostri come loro.
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Ma sei in modalità ‘fuoco automatico’ ChatGPViviana?
Guarda adesso che le donne sono al potere dove siamo finiti. Era meglio non Berlusconi? Non lo so, ma almeno potevi dargli del p0rco, alla Melona manco della sottocagna.
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GIUSVA FIORAVANTI E’ IL KILLER DI PIERSANTI MATTARELLA FU RICONOSCIUTO CON ASSOLUTA CERTEZZA DALLA VEDOVA SEDUTA A FIANCO DI MATTARELLA . NONOSTANTE IL RICONOSCIMENTO CERTO I GIUDICI DELLA CASSAZIONE RINNEGARONO LA TESTIMONIANZA DELLA VEDOVA TESTIMONE OCULARE FONDAMENTALE ED ASSOLSERO CON UNA SCANDALOSA SENTENZA I TERRORISTI FIORAVANTI E CAVALLINI.
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