
(Matteo Parini – lafionda.org) – “L’Africa è stato un continente colonizzato, isolato, oltraggiato. Trattato come una terra abitata da animali, poi utilizzato come serbatoio per la tratta degli schiavi. E dopo tutto questo, ridotto a una rete di colonie sotto mandato straniero.”
Il virgolettato è tratto dal discorso pronunciato da Muammar Gheddafi il 23 settembre 2009, alla 64ª sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, discorso che oggi torna alla memoria nel giorno in cui ricorre il quattordicesimo anniversario della sua morte. Una denuncia planetaria dell’ingiustizia nel mondo e della sofferenza dei popoli a causa delle guerre, della colonizzazione e dell’imperialismo, cifra stilistica dell’impero statunitense e dei suoi accoliti. L’invocazione di un nuovo ordine mondiale, finalmente basato su uguaglianza e giustizia per tutti i Paesi, in particolare per quelli africani, relegati alla schiavitù da troppo tempo.
Anche per questo, gli araldi della sedicente comunità internazionale, la minoranza suprematista occidentale, lo etichettavano come “dittatore”, al pari di tutti quelli che non sono in grado di comprare, semplicemente perché non in vendita. Non gli perdonavano l’affronto di aver edificato, nel continente africano — per solito oggetto di rapina e scorribande da parte dell’uomo bianco — uno Stato sovrano, laico e indipendente: uno Stato africano per gli africani, con la schiena dritta, capace di gestire sé stesso e le proprie ricchezze. Non gli perdonavano, altresì, di aver costruito un modello di società socialista impegnata a non lasciare indietro nessuno, traino e stella polare di ogni popolo in lotta per l’autodeterminazione.
Quando Gheddafi prese il potere nel 1969, la Libia era uno dei Paesi più poveri del mondo. La nazionalizzazione delle riserve energetiche da lui voluta, già nell’arco di qualche decennio, portò il Paese ad avere uno dei PIL più alti di tutta l’Africa. Paese che, al contempo, smise di essere assetato. Con la realizzazione ambiziosa e avveniristica del Grande Fiume Artificiale, infatti, le acque dolci prelevate dal sottosuolo del Sahara libico giunsero fino alle città sorte sulle aride coste. Migliaia di chilometri di condutture ridussero la dipendenza della Libia dalle fonti meno sicure e, insieme, contribuirono a salvaguardare l’ecosistema, a migliorare le condizioni igienico-sanitarie e, più in generale, la qualità della vita di tutti.
Se nel primo dopoguerra l’aspettativa di vita era inferiore al mezzo secolo, agli albori del nuovo millennio salì a settantacinque anni. Nello stesso arco temporale, ancora in relazione alla qualità della vita, l’alfabetizzazione in Libia passò dal dieci all’ottanta per cento. L’accesso universale all’istruzione, alla sanità e al lavoro furono le pietre miliari sulle quali Gheddafi progettò la rinascita. Un affronto per il colonialismo globale, al punto che, con il benestare di tutte le cancellerie europee appiattite sui desiderata sovranazionali di Washington — secondo un copione tristemente consolidato — fu assassinato, non prima che venisse ridotta in macerie una nazione florida, rispedita a suon di bombe “democratiche” all’età della pietra. Centinaia di migliaia i morti: quelli che l’Occidente, che indebitamente si professa moralmente superiore, chiama “danni collaterali”, svelando il suo vero volto da gangster. Il prezzo da far pagare all’umanità disallineata per la famigerata democratizzazione da esportazione.
Così, il 20 ottobre di quattordici anni fa, il leader libico moriva, lasciando nelle mani di nessuno la guida di un Paese che aveva contribuito a rendere migliore e che si apprestava a scomparire dalle cartine geografiche. Collocandosi sempre dalla parte scomoda dei popoli, e non da quella dei carnefici, fu catturato e brutalmente giustiziato a Sirte, la sua città natale, dai traditori della patria al soldo degli invasori stranieri, sempre pronti a convincere a suon di dollari. Le immagini di un corpo straziato fecero il giro del mondo quale assordante monito lanciato dagli USA al pianeta: le regole democratiche valgono finché siamo noi a deciderlo. Una situazione già vista e sperimentata, quella del regime change, decine di altre volte nel contesto del pianeta unipolare che ha fatto seguito alla fine della Guerra Fredda. Nello specifico, le fantomatiche Primavere Arabe.
Solo qualche mese prima, il 19 marzo 2011, Francia, Regno Unito e USA davano inizio al bombardamento della Libia, dal cielo e dal mare: un’azione contraria al diritto internazionale, alla quale ignobilmente si accodò anche l’Italia, macchiandosi di un indelebile crimine contro l’umanità. Con il sostegno dell’intero arco parlamentare furono concesse alle forze di occupazione della NATO le basi aeree, innumerevoli caccia Tornado, oltre alla portaerei Garibaldi. Era l’Italia di Napolitano, uno che oltreoceano erano soliti chiamare “l’Amerikano” e non serve spiegare il perché. Peraltro, fu quella una guerra contro i nostri interessi strategici, oltre che disumana come tutti i conflitti: l’ennesimo capitolo di svendita della sovranità nazionale sulla pelle dell’umanità da parte dei nostri passacarte di governo.
Il risultato dell’ennesima follia umana è quello che oggi abbiamo sotto gli occhi. La Libia cessava di esistere come entità politica, maciullata e suddivisa in aree in mutuo conflitto, nelle quali imperversano orde di tagliagole capaci di tenere sotto scacco la popolazione, indigente e senza futuro, perché svuotata di ogni diritto e di ogni prospettiva di emancipazione. Lo stesso trattamento di morte già riservato, con analogo “successo” — si fa per dire — all’Iraq e all’Afghanistan.
Nel 1975, Gheddafi scrisse un’opera rivoluzionaria destinata a divenire pietra miliare per la Libia di allora e per chi, ancora oggi, ambisce a un mondo libero: Il Libro Verde, sublimazione dell’idea di un socialismo declinato al contesto arabo, nel quale i lavoratori si sarebbero dovuti riprendere ciò che gli spettava, la parte equa della produzione del proprio lavoro. La libertà dalla piaga del profitto, dal concetto di salario e dalle ingiustizie di classe proprie delle società capitalistiche. Un visionario, lucido nel comprendere la deriva capitalista e nel proporre un modello sociale adatto al contesto africano e, insieme, alternativo alla dicotomia capitalismo-comunismo. La terza via, appunto: un socialismo definito “naturale”, scevro dal concetto di accumulo, incentrato sull’uomo e sulla sua dignità.
Un socialismo, inoltre, che si prefiggeva di includere le masse nell’attività di governo, scavalcando il concetto di partito e di parlamento, perché la democrazia è pur sempre forza del popolo, e non di una parte di esso. Con la forza delle idee, Gheddafi si conquistò la fiducia delle masse popolari che, come detto, smisero di essere incolte, povere e sfruttate. Per l’Occidente collettivo, assetato di dominio e malato di colonialismo, fu — la sua — una postura inaccettabile, tanto che ordinò la sua eliminazione, arrogandosi, al solito, il diritto di scegliere il destino di una nazione e del suo popolo nel nome dei propri affari.
In definitiva, se per i suoi detrattori, spesso prigionieri del pensiero unico occidentale, Gheddafi rappresentò il volto di un regime autoritario che soffocò il dissenso e governò attraverso la repressione e la propaganda, per i suoi estimatori fu invece l’artefice di un’esperienza panafricana che restituì dignità al continente. Un leader che ebbe il coraggio di sfidare il dominio delle potenze occidentali, immaginando per la Libia e per l’Africa intera un cammino nuovo, fondato sull’autonomia, sulla cooperazione tra i popoli e sullo sviluppo indipendente. In altri termini, colui che materializzò il sogno di un’Africa finalmente padrona del proprio destino.
Invece.,..un rimpianto perenne….
Ricordo che alcune ditte italiane vi lavoravano ed avevano pure servitù e sicurezza libica!
E’ stata la classica esportazione dell’occidente!
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Spero che negli inferi ci siano posti speciali.
Berlusconi, che tradì l’amico Muahammar
Napo
Killary Klingon, quella del vedi vidi vici.
Sarkozy.
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speriamo che colui che ha scatenato. Il bordello , il carcere oggi gli sia lungo e lieve ,sappiamo tutti perché ha scatenato la guerra trascinando tutta l Europa: il suo enorme debito irresistibile con gheddafi, appropriarsi dell Eni italiana and so on
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…anche Mussolini fece cose buone?
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caro Davide, si vede che tu hai capito tutto, specialmente per ciò che riguarda la democrazia. Noi siamo i più democratici i più belli, gli altri invece sono selvaggi per cui devono fare ciò che vogliamo noi. Noi si che siamo democratici da noi la democrazia la mastichiamo, votiamo e guarda caso al voto ci va sempre meno gente. Sarà forse perché le politiche da attuare non le decidono i nostri parlamenti, ma vengono imposte ( come disse l’amico dell’illuminato dal pilota automatico). Ogni tanto usa la testolina che hai sulle spalle, ti dirò una cosa sconvolgente, il 90% dei cinesi è contenta dei propri politici e affermano che in Cina ci sia la democrazia
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Caro Giulio, prima di dare patenti alle persone, usa l’ironia nel leggere le opinioni altrui. Sempre che tu ne sia dotato. Saluti dalla Sardegna.
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Gheddafi voleva fare una Banca Unica africana. Questo avrebbe messo in crisi la dollarizzazione del mondo e poiché gli USA sottomettono il mondo principalmente con l’imposizione della loro valuta, questo progetto doveva essere stroncato in ogni modo. Gheddafi voleva anche liberare e sue risorse fossili dal giogo delle sette sorelle. Banche e petrolio sono gli stessi motivi per cui sono stati fatti fuori Saddham e Mattei. Teniamo conto anche che Ghaddi era musulmano, anche se lo era a suo modo e si scontrava spesso con le autorità religiose, ma le banche islamiche hanno regole molto diverse dalle banche occidentali. La differenza fondamentale risiede nel divieto di applicare o ricevere interessi (riba), considerati una forma di usura nell’Islam. Il loro modello si basa sull’applicazione di interessi su prestiti e sul pagamento di interessi sui depositi. Non applicano un tasso di interesse fisso su prestiti o mutui. Invece, utilizzano modelli basati sulla condivisione degli utili e delle perdite o su contratti di compravendita e leasing. Ad esempio, per l’acquisto di una casa, la banca potrebbe acquistare l’immobile e rivenderlo al cliente con un sovrapprezzo pattuito o darlo in leasing con opzione di acquisto.
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Per non parlare del Grande Fiume Artificiale (Great Man-Made River, GMMR) è un colossale sistema di acquedotti ideato da Muʿammar Gheddafi negli anni ’80 per trasportare acqua fossile dolce dal sottosuolo del Sahara libico alle città costiere come Tripoli, Bengasi, Sirte e Tobruch, dove vive circa il 70% della popolazione e rendere coltivabile il deserto.
Ecco alcuni dettagli chiave:
Origine dell’acqua: il progetto avrebbe sfruttato enormi riserve di acqua fossile (circa 35.000 km³) presenti a grande profondità nel deserto libico.
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I nostri media liberi e democratici invece dipingevano Gheddafi come un tiranno omicida e naturalmente terrorista : titolo che non deve mangiare mai al loro nemico ideologico . Tuttavia vorrei sollevare un obbiezione all’ articolo . A cosa è servito rendere istruite le masse se poi queste non hanno difeso le conquiste ottenute dal loro leader ?Credo che noi che viviamo immersi nell’ occidente e la sua propaganda non siamo in grado di sapere come si sono comportati i cittadini libici e cosa hanno pensato del loro regime che veniva demolito violentemente dall’ occidente , ma di certo no si è creata una guerriglia ne tantomeno una resistenza , dico io purtroppo.
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Raga …tutti quelli che hanno nazionalizzato le proprie risorse, togliendole dalle grinfie dei capitalisti , hanno fatto una brutta fine.
Il tutto grazie all’esportaziomne della democrazia!
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Mi permetto sommessamente di far notare che la carneficina di Gaza ha messo in evidenza anche queste storture della storia.La Libia,la Jugoslavia,l’Afghanistan….Quel doppio pesismo che fino a poco tempo fa non potevi far notare che venivi etichettato come nemico dell’ occidente, oggi si disvela anche grazie al genocidio cui stiamo assistendo.Gaza è un punto di svolta nella lettura degli accadimenti a noi vicini e chi ha coraggio nel fare autocritica sa che ne esce un quadro raccapricciante
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