L’ex presidente della Camera: «C’è nelle opposizioni un deficit di analisi del mondo in cui viviamo»

(Francesca Schianchi – lastampa.it) – ROMA. «Penso si debba parlare esplicitamente di sconfitta». Per cominciare a ragionare di referendum e delle sue conseguenze, l’ex sindacalista, ex leader di Rifondazione comunista e già presidente della Camera Fausto Bertinotti parte dall’assunto di base: «Le parole sono pietre, diceva lo scrittore, ed è bene che lo possano essere, quando non prendono di mira l’umanità. Ma le parole vanno scolpite: la rimozione del termine sconfitta, specie per forze di opposizione, è prima di tutto un errore. Perché non consente di affrontare le ragioni per cui non si riesce a costruire un’alternativa».
La famosa analisi della sconfitta?
«È un patrimonio necessario per uscire da una sconfitta che non riguarda solo il referendum, ma un’intera fase politica».
Perché le forze di opposizione non riescono a parlarne?
«C’è un elemento di autoconservazione, ma c’è anche qualcosa di più impegnativo: un deficit di analisi della società in cui viviamo e delle dinamiche delle forze sociali».
Qual è la sua analisi?
«Vedo una linea di demarcazione nella società tra alto e basso: alto è ciò che regola la società, le istituzioni, la politica, la comunicazione; mentre basso è la società civile».
Il centrosinistra fa parte dell’alto e non riesce a intercettare il basso?
«Esattamente. E infatti non affronta il problema della crisi della democrazia partecipata. Quando alle elezioni va a votare il 50 per cento dei cittadini, significa che ci si è persi per strada un pezzo di Paese».
Al referendum altro che 50, ha votato il 30 per cento.
«Vede, ora ricorre la domanda: ma perché buttarsi nel referendum se sapevi già che avresti perso? Perché in politica esiste il tempo della semina e quello del raccolto: e nel tempo della semina provi a costruire cose che non ci sono. In tempi di crisi della democrazia partecipata, si è provato ad aggirare l’ostacolo ridando la parola ai cittadini».
Ma non ha funzionato…
«Riconoscere la sconfitta e posizionarla nel tempo della semina aiuta a individuare le ragioni di fondo: la perdita di un rapporto con la società civile. Di fronte a questo, si è provata la scorciatoia del referendum, che però ha rivelato la sua impotenza. Una volta che si è consumato il tentativo, è più importante il dopo del prima: devi affrontare il problema capitale della crisi della sinistra nella crisi della democrazia».
Un vasto programma. Si affronta ripartendo da quei 14 milioni di votanti, come hanno detto dall’opposizione, o è una visione consolatoria?
«È un abbaglio. Dove li trova quei 14 milioni di persone? Dove sono ora, e dov’erano prima del voto? Questi 14 milioni vanno rivestiti dell’abito con cui stanno nella società, vanno riportati alle condizioni sociali, non si sfugge. Sa cosa mi colpisce moltissimo? ».
No, dica.
«Che la sinistra non faccia una inchiesta, non cerchi di capire cosa sia successo alla sua base sociale, cosa pensino i suoi. Sono stato al Salone del libro di Torino, pieno di giovani. Possibile che nessuno sia andato da questi ragazzi e ragazze per capire chi sono? ».
Ma perché secondo lei una partecipazione così bassa a referendum sul lavoro, che in teoria interessano tutti?
«E che smentiscono una critica frequente della destra alla sinistra: si occupa solo dei diritti civili. Le due tipologie di diritti, civili e sociali, sono inscindibili: si è vinto sul divorzio quando si era dentro un ciclo di grandi lotte operaie e studentesche».
Stavolta ha votato meno di un italiano su tre: perché?
«Gli americani a volte aiutano perché sono dei semplificatori: c’è un bel libro di Bernie Sanders (ex candidato alle primarie democratiche Usa, esponente dell’ala più a sinistra del partito, ndr) in cui ripete un concetto, “i democratici hanno abbandonato i lavoratori e i lavoratori hanno abbandonato i democratici”. Il lavoratore in sé non è un portatore di emancipazione: sono i lavoratori come insieme a essere portatori di istanze; è il lavoratore come classe che fa la differenza, altrimenti resta un individuo come tutti, sottoposto al vento di destra».
E perché, anche nell’alveo del centrosinistra, ci sono tanti contrari a concedere più velocemente la cittadinanza?
«Per la stessa ragione: il problema è la costruzione di una cultura, non la registrazione di un’opinione. Ho l’età per ricordare quando, a Torino, c’erano i cartelli: “Non si affitta ai meridionali”. L’idea della migrazione dal Sud come una minaccia venne superata grazie al lavoro del movimento operaio, con l’aiuto della Chiesa, invadendo la città di esperienze e associazioni. È un lavoro enorme da fare. Ma se si passa dal conflitto di classe al censimento delle opinioni, allora in quella frontiera vince sempre la destra».
Conflitto di classe? Oggi la politica è quella dei social e del leaderismo esasperato…
«Questi discorsi nella politica di superficie di oggi sembrano inerti. Ma occorre smarcarsi e agire in profondità».
Dato lo stato della sinistra, ha ragione Meloni quando fa filtrare «vogliono inchiodarmi qui per dieci anni»?
«Anche Giorgia Meloni farebbe bene a non guardare il mondo solo dall’angolo in cui si sente più tranquilla, ma ad allargare lo sguardo. Non è prevedibile quanto starà al governo, ma ricordi che il nostro Paese è in una crisi mondiale, e non sarà facile governare i processi».
Ma è mai possibile che tutti questi uomini della sinistra siano “uomini del giorno dopo” ? Bertinotti, Bersani, Cacciari ecc. ecc. trovano sempre la soluzione ai problemi congeniti il giorno dopo e questo, a mio avviso li rende ancora più colpevoli delle loro mancanze perchè sanno e sapevano.
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Infatti se erano così consapevoli il giorno dopo dei motivi per cui é successo perché non hanno parlato il giorno prima?
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Non hanno parlato e non hanno fatto nulla!
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Mr. Cashmere dovrebbe usare un lavacro, prima di aprir bocca, con cui cancellare (?) le sue passate caxxate, fatte soprattutto assieme a D’Alema (il gatto e la volpe della 2° repubblica), facendo precipitare nel burrone della Storia la Sinistra. Ma Bertynights ha una bella faccia di bronzo!…
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Ma vaaaa? La sinistra non parla più alla società ? Per forza la società è di DESTRA!
Il governo è di destra, la società è fondata sulla speculazione finanziaria mica sul lavoro!
In Italia comandano le banche,le assicurazioni e le finanziarie!Quindi l’Italia non è una società di sinistra ma di destra neoliberale che esporta la pace con ….LE ARMI!
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La sx non parla più alla società ?
Ottimo motivo per fare una bella alleanza e chiamarla “campo giusto”.
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Campo giusto, campo largo, Camporeale, camposanto…., lo chiamano in tutti i modo tranne campo opposto. Una ragione ci sarà…
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Si è dimesso nel 2004 perchè la sinistra non parla più alla società
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Parla quello che in vita sua non ha mai conclusa un contratto collettivo.
Chi non sa fare consiglia. E chi in vita sua ha sbagliato proprio tutto, si fa censore degli altri.
Quand opoteva fare gli interessi del Paese, ha fatto cadere il Governo. A che titolo si permette di dare consigli agli altri o di avanzare critiche.
Perché non fa una bella autocritica a sé stesso.
Il sindacalista in cachemire ormai non lo salva più nemmeno la naftalina.
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Anche lui ha in tasca la ricetta per prendere una valanga di voti, ma curiosamente non la usa.
Ovviamente non esiste nessuna ricetta, come non esiste l’equazione + votano = migliori politici e viceversa.
Chi propaganda il #sontuttiuguli o è un bugiardo in malafede o uno stupido, non c’è una terza alternativa. Quelli che addirittura fanno lunghissime liste di “tradimenti”, per dimostrare che c’è tanta “carne al fuoco” a supporto della tesi #sontuttiuguali, sono oltre la bugia. Non mi va di offendere le loro mamme, che non mi hanno fatto niente di male, quindi preferisco non definirli.
Mi spiace che tanta brava gente ci caschi e si faccia fregare dal solito trucco del cherry picking, ovvero il raccontare UNA PARTE del presunto tradimento OMETTENDO sistematicamente di spiegare i come e i perchè e soprattutto l’alternativa al presunto tradimento. Esempio: “i 5stelle hanno tradito perchè nel 2019 hanno votato Ursula. E’ un fatto incontestabile!”. Avete tutto il diritto di non apprezzare la VDL, ma nel 2019 non mi pare si fosse macchiata di chissà quali gravi colpe da ritenere un tradimento l’appoggiare la sua candidatura. L’altro papabile non mi pare abbia idee geopolitiche diverse. Non cambiava niente, per quanto riguarda la futura guerra in Ucraina, se avesse vinto l’uno o l’altra. E comunque il non avere la sfera di cristallo per predire il futuro non può essere ritenuto un tradimento. Cambiava solo che l’Italia avrebbe preso pesci in faccia dall’UE, altro che pnrr, se i 5stelle avessero fatto Aventino.
Il 99,99% dei “tradimenti” son cretinate del genere. Ma purtroppo molti ci cascano.
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