La morte del 38 enne trascinato sul fondale del lago risveglia la paura per fenomeni inconsueti mandando in crisi le nostre dinamiche domestiche

(MARIO TOZZI – lastampa.it) – Chiusi come siamo per la maggior parte dei nostri giorni nelle città e nelle case, quasi non ci rendiamo più conto che esiste un mondo naturale soggetto a dinamiche complicate, che ospita fenomeni inconsueti e che è abitato da creature che proprio non vogliono saperne di essere addomesticate secondo le logiche dei sapiens. Durante l’estate questo mondo, in cui alcuni fenomeni si esasperano a causa della crisi climatica, ci si apre davanti e noi lo esploriamo con sempre minore esperienza e con sempre maggiore supponenza, come se potessimo ovunque applicare le nostre dinamiche domestiche. Così, da un lato, gli orsi sono “invasivi” e i lupi “cattivi”, mentre, dall’altro, i laghi diventano “infidi”, i fiumi “mortiferi” e addirittura le paludi non solo malsane, ma anche “assassine”.
Detto questo, sembra impossibile che, negli anni ’20 del terzo millennio, qualcuno possa restare intrappolato nelle sabbie mobili, e quindi saranno gli accertamenti a stabilire se lo sfortunato Gabriele Zolezzi abbia perso la vita proprio per quel motivo oppure siano entrati in gioco altri elementi. Quello che è certo è che il solo evocarle provoca nei più una reazione fosca di paura, se non di terrore, apparentemente non giustificati dal fatto che, in media, al mondo, nessuno muore per questa causa. Ma le sabbie mobili sono prima di tutto una categoria del pensiero e della letteratura, sono la vita avventurosa di pochi intrepidi e sono un tabù, forse l’unico divieto che incuta veramente rispetto nei sapiens, che normalmente dei divieti non si curano proprio.
Romanzi d’avventura e film hanno immaginato e letteralmente ricostruito un luogo irreale e irraggiungibile, segnato vagamente sui vecchi atlanti geografici, circondato in genere da foreste altrettanto pericolose e precipizi spaventosi. D’improvviso, al limite degli alberi o appena raggiunta la pianura, si aprivano radure apparentemente innocue, ma in realtà infide: il visitatore incauto si avventurava guardando l’orizzonte e veniva immediatamente inghiottito da una melma collosa che non dava scampo.
Qualcosa di vero c’era: nei pressi di Los Angeles, in località Rancho la Brea, infiltrazioni di asfalto naturale dalle profondità risalivano a formare laghetti che, una volta ricoperti di fogliame e terra, costituivano trappole mortali per gli animali (i fossili di queste parti sono famosi a livello mondiale) e anche per gli uomini. E anche da noi, in Pianura Pontina, prima della bonifica del fascismo, i margini delle gigantesche paludi oggi prosciugate erano un pericolo da cui stare alla larga.
Quando parliamo di sabbie mobili, in realtà parliamo di una miscela di acqua e sedimenti sottili (i limi e le argille dei laghi o le polveri eoliche) che, in certe proporzioni, hanno un comportamento tissotropico, ovvero reagiscono in maniera “fragile” se li si impatta bruscamente, e in maniera “plastica” se il contatto è graduale. La tissotropia è quel fenomeno per cui una certa sostanza si comporta come gelatina solida se viene lasciata a riposo e come liquido se viene agitata.
Se mescolate in opportuna proporzione farina di mais (maizena) e acqua otterrete un composto che, adagiato in una bacinella, reagirà come un suolo duro, se viene colpito da una palla che vi rimbalza sopra, e come una pappa collosa e morbida, se la stessa palla viene adagiata dolcemente sulla superficie, sprofondando a causa del suo stesso peso.
In territori dove la falda acquifera è molto vicina alla superficie e dove sussistono quei terreni, può accadere che i minuscoli granuli che li costituiscono perdano improvvisamente la capacità di sostenere lo stato solido e si comportino come fluidi. In sostanza, i legami tra i granelli di sedimento si allentano ed essi perdono il contatto fra di loro e rimangono come sospesi nell’acqua. Di conseguenza si muoveranno più liberamente, generando un composto mediamente meno viscoso, dunque meno in grado di far galleggiare un corpo.
È un fenomeno noto anche quando causato da shock tettonici, come per esempio i terremoti, ed è stato largamente registrato in concomitanza con il sisma del 2012 in Emilia Romagna: edifici che si trovano al di sopra di tali terreni possono improvvisamente basculare su un fianco e addirittura rovesciarsi su se stessi. E le sabbie normalmente conservate nel sottosuolo fluiscono in superficie come pasta dentifricia.
Molte zone vicine alle paludi e ai laghi possono avere suoli con queste caratteristiche e qualche animale, saltuariamente, rimane intrappolato, potendo salvarsi solo con l’aiuto di qualcuno che lo tiri via, come può facilmente ricordare chiunque abbia avuto a che fare con il fango di una normale campagna dopo che ha piovuto. È difficile che la profondità delle sabbie mobili sia tale da “affogare” un sapiens, piuttosto sono le conseguenze del restare intrappolati che portano alla fine. Ma in un’estate in cui nel nostro Paese registriamo vittime nelle acque dolci, dobbiamo ricordare che un lago, un piccolo corso d’acqua o una palude melmosa non sono comunque casa nostra e ospitano fenomeni di cui abbiamo scarsissima esperienza e su cui possiamo esercitare ancor meno controllo. Laddove non bastassero i divieti, forse una maggiore prudenza e conoscenza ci sarebbero d’aiuto.
Che tragedia, comunque sia andata.
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E niente, dal Tozzi quando scrive o parla, si può solo imparare. Io per dire, oggi scopro che non sapevo neanche che esistesse l’asfalto “naturale”.
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Veramente fa un po’ di confusione tra due tipi di liquidi non newtoniani: il fenomeno esibito dai liquidi generalmente intesi non newtoniani è tale per cui la viscosità aumenta al crescere della velocità (ci potresti correre sopra senza sprofondare a patto di essere molto veloce, se sei immerso e vuoi uscirne devi farlo molto lentamente) e quelli tissotropici per cui la viscosità diminuisce con la durata della sollecitazione… detto in parole molto povere. In un caso la dipendenza è dalla velocità e nell’altro dal tempo. La maizena in acqua dà origine a una soluzione liquida non newtoniana.
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Certo che anche la tua spiegazione non è che sia di grande chiarezza, eh.
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Hai ragione. Comunque un conto è essere poco chiari spiegando un concetto complesso e un altro è considerare due fenomeni diversi come lo stesso.
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Solo ed esclusivamente quando parla di fenomeni legati alla geologia. Per il resto un cogli0ne totale.
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l errore è sempre l errata confidenza in luoghi che meriterebbero più rispetto , i laghi e i fiumi sono spesso trappole mortali per chi pensa semplicemente di fare un bagno in piscina , che nemmeno quella puoi considerare sicura al 100%
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Qui di scientifico ci sono solo la parvenza e il crederlo che lo sia.
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L’investigatore mago Nostradamus.
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