(Tommaso Merlo) – Netanyahu sta distruggendo Israele confermandosi il principale amico della causa palestinese. Dopo decenni di manipolazioni di massa e connivenze occidentali, sta finalmente venendo a galla la brutalità del disegno perpetrato ai danni dei palestinesi. Netanyahu e il suo governo hanno già perso e l’intero mondo non attende altro che la loro fine politica e la loro condanna per crimini contro l’umanità. Il bombardamento a tappeto di aree residenziali e la morte di migliaia di donne e bambini innocenti ed inermi e l’utilizzo addirittura della fame come arma bellica, sono crimini vergognosi che non possono essere concessi a nessuno e per nessuna ragione. Netanyahu ed i suoi hanno peccato di arroganza, pensavano che la loro rodata macchina propagandistica gli coprisse le spalle anche questa volta, e sul campo pensavano bastasse nascondere tutto impedendo l’accesso a Gaza ai giornalisti internazionali ed uccidendo quelli locali e censurando il possibile. Tutto inutile. Il mondo intero ha avuto un sussulto d’indignazione e il Tribunale Internazionale è riuscito comunque a raccogliere abbastanza prove anche grazie alle nuove tecnologie, e non ha ceduto alle pressioni. Il procuratore dice che dopo la richiesta di arresto per Netanyahu e il suo ministro, ha ricevuto telefonate minacciose da diversi politicanti di peso, burattini al servizio della lobby pro Israele terrorizzati della verità. È un intero sistema che trema. Sia politico che mediatico. Nervosismo scomposto. Segnali di cedimento. Non sanno più che panzane inventarsi per negare l’evidenza e distrarre l’opinione pubblica. Ma l’opera di delegittimazione del Tribunale Internazionale che fino a ieri era un fiore all’occhiello della comunità internazionale, è solo all’inizio. Finché condannava i carnefici dei Balcani o Putin andava bene, adesso che incrimina il loro amichetto Netanyahu merita addirittura sanzioni secondo quei geni degli americani. Ipocrisia. Cinica faziosità. Ignoranza. Gli unici amici che rimangono ad Israele sono nell’establishment altolocato, per il resto è davvero finita un’epoca. Il genocidio di fatto in corso a Gaza, ha spinto tre importanti paesi come Spagna, Norvegia ed Irlanda a riconoscere la Palestina. Un gesto simbolico ma dal grande valore politico soprattutto per le tempistiche. Nel pieno di una guerra sanguinaria perpetrata da un governo di estrema destra il cui obiettivo ultimo è da sempre completare l’annessione dei restanti territori impedendo la nascita dello stato palestinese. E questo in base alle solite panzane propagandistiche legate alla sicurezza come se i palestinesi fossero tutti terroristi e di opportunità. Come se i Palestinesi avessero diritto ad uno stato ma solo se e quando se lo meritano. Ed ovviamente se lo meritano o meno lo decidono gli israeliani, già. Non un diritto ma una concessione e a condizioni che ovviamente non si verificano mai. È storia degli ultimi decenni. Trucchi propagandistici per ribaltare la realtà a proprio favore. Come quello dell’antisemitismo a vanvera. Ma nella vita come nella storia contano i fatti, non le parole. E i fatti raccontano di oltre settant’anni di persecuzione e di occupazione. Il riconoscimento della Palestina a prescindere, è quindi un cambio intelligente e sacrosanto di strategia e dopo decenni di stallo ipocrita si spera che paesi come l’Italia seguano l’esempio. Il ritorno almeno ai confini del 1967, lo smantellamento di tutti gli insediamenti abusivi e la piena libertà della Palestina ad autodeterminarsi è una conquista di civiltà che sembrava impossibile solo fino a poco tempo fa. La strada è ancora lunga e tortuosa ma in questi tragici mesi sono stati compiuti notevoli passi avanti. Tutto grazie a Netanyahu che si conferma il principale amico della causa palestinese.