
(Andrea Zhok) – Qualche giorno fa Matteo Salvini ha proposto un ritorno al servizio di leva obbligatoria. L’uscita del leader leghista sembra più un ballon d’essai che una proposta realistica ed è stato immediatamente contrastato dal ministro della Difesa Crosetto. E tuttavia è importante vedere come il lancio di queste proposte per testare le reazioni della popolazione faccia parte di una tendenza più generale in Europa, dove, alla luce degli eventi in Ucraina, si riaffaccia l’idea della necessità di un esercito di leva. In Germania, ad esempio, sono in fase di elaborazione una serie di proposte per l’ampliamento dell’esercito, tra cui compare anche l’idea della reintroduzione di una leva obbligatoria.
Ora, il caso dell’esercito di leva è un caso importante per esercitare le proprie capacità di discernere questioni di principio e questioni di contesto.
Il servizio militare, se organizzato in modo funzionale, è un modo per mettere in contatto persone di diversa estrazione sociale in un compito comune e di sottoporle ad una comune disciplina. D’altro canto, un apprendimento diffuso all’uso delle armi e alle basi dell’autodifesa organizzata rende la popolazione nel suo complesso potenzialmente più reattiva e meno succube. Un servizio militare fatto bene può essere un fattore di consolidamento del senso di appartenenza, di stimolo alla partecipazione della dimensione pubblica e di relativizzazione della propria presunta irriducibilità individuale. Dunque di per sé il servizio militare di leva è non solo compatibile con, ma è un potenziale facilitatore nel consolidarsi della sovranità popolare.
Non è infatti un caso che negli anni del trionfo neoliberale tutti i paesi occidentali abbiano cominciato a disfarsi del servizio di leva, sostituendolo con milizie di professionisti. L’idea che anche la difesa del proprio paese sia una professione come un’altra, con un mercato del lavoro proprio, si attagliava alla nuova forma di umanità che aveva preso piede. (Gli ultimi anni della leva in Italia furono peraltro particolarmente deprimenti, con un servizio già percepito come in fase di dismissione, che rappresentava non l’apprendimento di qualcosa di nuovo, ma la messa sotto naftalina per un anno di risorse umane nel pieno delle loro forze.)
Ora siamo nella fase in cui l’edificio culturale e operativo del neoliberalismo inizia manifestamente a scricchiolare. Come ampiamente previsto dai suoi critici, la società neoliberale è pervasa strutturalmente da pulsioni autodistruttive e centrifughe, non è in grado di autoriprodursi culturalmente (né in effetti biologicamente), manca di qualunque tessuto connettivo, genera nichilismo e depressione.
Ed in questa fase gli stessi attori che hanno promosso e alimentato il degrado neoliberale scoprono che tale degrado non si limita a renderli più ricchi, ma toglie anche ogni capacità reattiva alla società nel suo complesso, rendendola inerme. La guerra russo-ucraina e il profilarsi di un’autoorganizzazione del mondo extraoccidentale (BRICS) mettono di fronte l’Occidente neoliberale alla propria intrinseca fragilità.
La società neoliberale si era immaginata come somma di individui autointeressati, privi di appartenenze, legati da scambi profittevoli che producevano elevate capitalizzazioni, che a loro volta consentivano di sconfiggere ogni potenziale avversario grazie alla propria ricchezza, capace di produrre armi e acquisire miliziani professionisti. Questa visione si sta dimostrando un calcolo grossolanamente sbagliato. Il mondo occidentale di matrice neoliberale appare oggi come un mondo in rapida contrazione demografica e privo di qualunque identità collettiva per cui valga la pena battersi. La leva monetaria si dimostra quello che è sempre stata: un’illusione capace di funzionare soltanto quando tutti vi danno credito. Nel momento in cui una nazione, un’identità collettiva estranea, decide di sottrarsi a questa leva è sempre in grado di farlo.
In questo nuovo contesto si stanno affacciando, e si può star certi che si affacceranno in modo crescente, spinte a inventarsi dal nulla valori belligeranti e patriottardi, con la sola funzione di approntare un po’ di carne giovane a difesa delle cariatidi del World Economic Forum.
Dopo aver tempestato le coscienze per decenni con l’inesistenza dei confini e delle patrie – che finché la globalizzazione a guida americana funzionava erano verità apodittiche – ora, per correre ai ripari, verranno recuperati dalla “pattumiera della storia” cui li avevano destinati un po’ di valori patriottici prêt-à-porter.
Il tentativo sarà fatto, sarà insistente, e sarà penosissimo per chi avrebbe voluto poter utilizzare in modo sincero e consapevole idee come l’idea di interesse comune, di difesa dell’interesse nazionale in quanto interesse popolare, anche di “amor di patria” per quanto desueto possa suonare. Ma dopo aver distrutto pezzo a pezzo ogni dimensione comune, ogni sovranità popolare, ogni appartenenza comunitaria e territoriale, questo tentativo – e questa è l’unica buona notizia – andrà a vuoto.
A morire al fronte per i valori dell’Eurovision ci potete mandare Klaus Schwab.
certo che anche vivere e convivere con i valori dell’ Eurovision non è uno scherzo,
degenerazione su degenerazione
"Mi piace"Piace a 2 people
a questo qua, la compagnia di Alemanno sta cominciando a fargli male
"Mi piace"Piace a 3 people
Il 20 Maggio prox il signor zelenski chiuderà le valigie, saluterà anche gli uscieri, e farà posto al successore eletto il 31 Marzo scorso.
No, guarda che zelenski ha abolito partiti ed elezioni e, dal 21 Maggio, almeno nelle intenzioni da diffondere, sarà garante della continuità assicurata dalle grandi democrazie Occidentali.
Ma il signor blinken cosa è andato a dire al signor zelenski durante la recente visita a Kiev? Di tenere duro almeno fino alle elezioni EU a giugno e tassativamente fino alle elezioni usa di novembre?
Sì, anche. Ma non solo. Un dittatore gode di sostegno finché produce propaganda e risultati entro una certa soglia di tolleranza e credibilità. Poi, davanti alla evidenza, crolla e/o viene mollato dai burattinai. Gli eventi stanno precipitando. zelenski, oltre ad essere abusivo, deve affrontare un probabile (?) sfondamento del fronte : bisogna tenere conto che Kharkiv si trova a una distanza da Kiev tipo Milano – Roma, e sembra giungano segnali di una popolazione poco intenzionata a sfollare e piuttosto ben disposta ad aspettare l’arrivo dei russi. Perciò il signor blinken avrà ricordato al signor zelenski che, oltre alle vie di fuga, dovrebbe ripassare mentalmente se nelle valigie ha messo tutto l’ indispensabile. Il resto nel trita documenti. Non si sa mai ..
"Mi piace"Piace a 3 people
Articolo molto discutibile a mio avviso.
Cominciamo a prendre in considerazione il soggetto di tutto l’articolo il NEOLIBERISMO.
Non so come lo interpreti Zhok, a giudicare da cosa scrive direi in modo errato.
Il neo-liberismo, in quanto liberismo nella sua essenza, è una teoria economica e sociale che dovrebbe basarsi sulla libera concorrenza, l’assenza di monopoli, la libera informazione, l’intervento ridotto ( per non dire assente) dello stato in ambito economico.
Cosa ci veda Zhok, nella realtà dei fatti, di liberale, anche se neo, lo dovrebbe spiegare.
Non si tratta di neo- liberismo, si tratta di capitalismo così come lo intendeva Marx.
Non è asssolutamente vero che negli anni del trionfo neo-liberlae sia stata abolita la leva obbligatoria; il neo-liberismo lo si fa risalire al periodo in cui presidente degli USA era Reagan e in GB c’era la Tatcher.
La leva obbligatoria è stata abolita, dove è stata abolita, circa 20 anni dopo.
https://www.agi.it/estero/news/2017-05-15/in_quali_paesi_europei_il_servizio_militare_ancora_obbligatorio-1776619/
Adesso il capitalismo, che nella guerra tra Russia e Ucraina, rischia di perdere molto della legittimità che si è autoconferito, richiede di buttare nel tritacarne centinaia di migliaia di suoi potenziali servi che, in quanto ritenuti tali, sono sacrificabili.
Non ci riuscirà, semplicemente perchè si è scelto esecutori ( lui è il mandante) troppo deboli; anche se ci sta provando; questo è indubbio.
Cosa vuol dire ” se il servizio di leva è organizzato in modo funzionale”, può portare alle conseguenze positive che lui descrive ?
Anche mio nonno, se avesse avuto tre palle, sarebbe stato un flipper.
Io l’ho fatto il servizio di leva e so benissimo che tutti gli aspetti descritti da Zhok non c’erano e non mi riferisco solo al fatto che all’epoca, nei limiti del possibilie, si cercava di far fare il servizio di leva su base regionale; ma la diversa estrazione sociale era solo nell’immaginario di Zhok; quelli che ho visto erano omogenei per estrazione sociale, generalmente medio bassa.
Chi aveva una più alta estrazione sociale generalmente se lo scansava col servizio civile o, se lo faceva, lo faceva come AUC.
Io quella promiscuità di gente di diversa estrazione sociale non l’ho vista; avrò avuto sfortuna.
"Mi piace""Mi piace"
Personalmente vedo continua confusione tra Liberalismo e liberismo.
Nel primo caso la società liberale è strutturata in modo da favorire la libera iniziativa privata, ma lo Stato si riserva un ruolo di controllo e rispetto delle regole di gioco, attraverso le Authority come l’Antitrust, la Consob, l’Ivass, l’Agicom, etc.
Il liberismo è il suo contrario, totale deregulation, iniziativa solo privata con lo Stato che si ritira a compiti minimi, come la Difesa, affidandosi alla fantomatica capacità del mercato di autoregolarsi.
Questa fu la dottrina economica di Reagan e Thatcher, che alla fine allargò il divario socioeconomico fra ricchissimi e una massa crescente tendente all’impoverimento, con la naturale nascita e consolidamento di oligopoli se non monopoli.
Per farla semplice è come lo sport.
Da una parte giocatori che si affrontano, per esempio nel calcio, in campo ben delimitato nel perimetro, con aree di rigore, regole su divieti, come il tocco di mano, sui falli, le ammonizioni, le espulsioni, punizioni, rigori etc.
Nell’altro caso la Jungla o la savana, con bestie che si inseguono, carnivori che sbranano, erbivori che scappano. Si autoregolano, forse, ma ci sono quelli che sopravvivono e altri che crepano.
Gli umani hanno, avrebbero, l’intelligenza per regolare tale caos.
"Mi piace""Mi piace"
Abdrea Zhok è professore di filosofia morale presso il Dipartimento di Filosofia “Piero Martinetti” dell’Università Statale di Milano, dove ha tenuto corsi di Filosofia della Storia, Antropologia Filosofica e Filosofia Morale.
Ha un curriculum di prestigio. Ha scritto un saggio poderoso Critica della ragion liberale che ho letto. Ma per lionheart70 ha idee confuse su Neoliberismo e/o Neoliberalismo. Dottrine economiche che chi si occupa di Filosofia nelle sue varie sfaccettature mastica a colazione.
È un mondo difficile…
"Mi piace"Piace a 1 persona
Poi, giusto una postilla. Zhok non ha scritto che il servizio di leva obbligatoria era etc.etc.
Ha scritto che, teoricamente, poteva o potrebbe essere etc. etc.
Ma capisco che per Lionheart70 sia difficile da comprendere…
"Mi piace"Piace a 1 persona