Sul progetto del Ponte di Messina i numeri sono campo di battaglia di diverse visioni.

(di Giulio Cavalli – lanotiziagiornale.it) – Sono molti e diversi gli elementi da tenere in considerazione per valutare la credibilità di un esponente politico e la serietà dei progetti che propone. Uno di questi è sicuramente la coerenza dei numeri, fattore essenziale per valutare la bontà e la fattibilità di una riforma, di un’opera o di una promessa. Sul progetto del Ponte di Messina i numeri sono campo di battaglia di diverse visioni.
Il ministro alle Infrastrutture nonché leader della Lega Matteo Salvini ha usato e usa i numeri dell’occupazione prevista per indorare la pillola di un’infrastruttura dibattuta da anni. Il messaggio è chiaro: se porta lavoro vale la pena compiere un sacrificio economico e ambientale. È il mantra del capitalismo ogni volta che deve giustificare la stonata imponenza dei suoi affari. Il problema è che Salvini – come ha notato il sito Pagella Politica – con i numeri si è ingarbugliato parecchio.
All’inizio erano 120 mila, poi sono scesi a 100 mila, ora sono 50 mila “mal contati”, sulla base di uno studio che però ne stima 33 mila. In poco più di un anno il ministro Salvini ha dimezzato il numero dei posti di lavoro che sarebbero creati dalla costruzione del ponte. Qualche giorno fa la trasmissione Report ha raccontato che i numeri sul risparmio di CO2 che il ministro riferiva allo studio di un’università (che non esiste) arrivavano invece da Giovanni Mollica, che da sempre promuove la costruzione del ponte e che inoltre ha collaborato con il consorzio incaricato alla sua costruzione. La domanda è scontata: vi fidereste di un ponte che attraversa lo Stretto piantato da un ministro così?
In linea generale le infrastrutture o il potenziamento di esse non può che arrecare benefici all’economia; questo vale, ribadisco, in linea generale.
Se andiamo sul caso specifico la situazione cambia e di parecchio.
Andare a costruire un’infrastruttura del genere tra due regioni tra le più economicamente depresse d’Europa è un puro buttar via soldi che potrebbero essere usati in modo migliore anche in ambito infrastrutturale.
Qualcuno potrebbe obiettare dicendo che la costruzione/potenziamento delle infrastrutture è basilare allo sviluppo; ed ancora, questo vale in linea generale.
La Calabria, che non ha bisogno di ponti sullo stretto per svilupparsi, rimane una regione economicamente depressa.
Sono in Lituania, a Vilnius, per lavoro, circa due mesi fa sono andato a Ionava, così si chiama la città distante meno di 100 Km da Vilnius, a supervisonare un lavoro per che dovevamo fare su degli apparecchi.
In questa città si trova il secondo complesso chimico per dimensioni della Lituania; ed ha al suo interno un’officina molto ben attrezzata; oltre al personale altamente qualificato.
Parlando con uno dei capi questo mi dice: vedi uno dei nostri vantaggi e che in 9 ore siamo in Germania, per farla breve.
Immediatamente, appena ebbe finito di pronunciare questa frase, la mia mente andò a Termini Imerese.
Pensai: un camion che parte dalla Sicilia o dalla Calabria, dopo 9 ore dove si trova?
Certo una cosa è essere nel Brandeburgo o in Pomerania, perchè dopo 9 ore, partendo dalla Lituania, li arrivi; altro è essere in Sassonia o in Baviera.
Ma il Brandeburgo e la Pomerania non sono, economicamente, neanche lontanamente paragonabili alla Sicilia o alla Calabria.
Stavo dimenticando; se qualcuno gioca al lotto, suerenalotto et similia, la prossima volta che Salvini spara i numeri, prendete nota e non giocateveli perchè portano sfiga
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