Il boss, ricoverato all’Aquila, l’aveva ripudiata, poi si sono parlati: Lorenza è stata riconosciuta. Dalle sorelle alle fidanzate, ecco le donne che hanno protetto la latitanza

(di Lirio Abbate – repubblica.it) – U Siccu prima di perdere la lucidità in ospedale per la malattia che lo sta divorando ha firmato davanti ad un ufficiale di stato civile il riconoscimento della figlia Lorenza, nata 27 anni fa dalla relazione con Franca Alagna, di Castelvetrano. All’epoca la donna era innamorata del boss nonostante i suoi genitori osteggiassero questa pericolosa frequentazione. L’incontro è avvenuto nelle scorse settimane prima che le condizioni di salute precipitassero. Lorenza quando è nata ha avuto all’anagrafe il cognome della madre ma è cresciuta a casa della famiglia Messina Denaro e vi è rimasta fino a quando è diventata maggiorenne, poi ha rotto le catene e si è trasferita.
La ribellione, il modo di fare distaccato e lontano dai canoni della famiglia del padre avevano creato nel boss una repulsione per lei, tanto che dopo l’arresto non voleva incontrarla in carcere. Sosteneva che se fosse tornato indietro nel tempo avrebbe rifatto tutto tranne che una figlia. La figlia proprio no. E ripeteva: «Mai e poi mai la vorrò ricevere».
Lorenza non ha mai preso le distanze dal padre, ha tenuto distanti i giornalisti, ed ha insistito per andarlo a trovare, e alla fine, grazie alla mediazione della cugina, Lorenza Guttadauro, che è anche l’avvocato del capomafia, c’è riuscita. Ad aprile ha varcato il cancello del carcere dell’Aquila ed ha visto il suo papà proprio nel giorno del suo sessantunesimo compleanno. Ufficialmente era la prima volta che si incontravano. Da quel momento sono iniziate le visite e Lorenza ha pure fatto conoscere suo figlio al “nonno” che lo ha osservato da dietro il vetro blindato.
Figlia e padre hanno cominciato a conoscersi, a chiarirsi sulle incomprensioni e il legame sembra essersi saldato. Adesso Lorenza può portare il cognome Messina Denaro.
Un’altra donna che ha avuto un ruolo centrale in questi mesi di detenzione è l’avvocato Lorenza Guttadauro, nipote del boss, che si è presa cura della situazione detentiva, delle richieste “coperte dal rapporto fra legale e cliente” e di mediazione con il resto della famiglia.
Gira tutto intorno alle donne la vita del capomafia che per trent’anni è rimasta segreta. Un boss ricercato in tutto il mondo dalle forze dell’ordine, che però era circondato e protetto dalle donne.
La latitanza è stata supportata da amanti e “fidanzate”, fin dall’inizio. Ne ha avute tante, ma c’è qualcuna che ha lasciato il segno: Andrea Haslehner, nata il 15 gennaio 1968 a Lilienfeld, in Austria, dove vive ormai da anni. Andrea è stata al fianco di Matteo dal 1989 al 1993, compreso il periodo a cavallo con le stragi: era una donna molto elegante, che gli amici di u Siccu chiamavano Asi e con cui il boss è stato spesso in vacanza, anche subito dopo gli attentati in continente, con i fratelli Graviano e le rispettive fidanzate, di cui Asi era molto amica.
Trascorrevano insieme le feste comandate e condividevano i nascondigli. Sono stati in vacanza tra Rimini, Riccione, Venezia, Forte dei Marmi e la Versilia. I mafiosi avevano bisogno di un po’ di riposo dopo un’estate, quella del 1993, di terrore. A chi l’ha interrogata, l’Eva Kant di Matteo ha risposto: «A me sembrava un ragazzo simpatico, come tanti altri». Il mafioso trapanese era così geloso di lei che ha fatto uccidere a Palermo un giovane vicedirettore d’albergo che faceva la corte ad Andrea, regalandole fiori.
Poi c’è stata la storia con Franca Alagna, con la quale ha avuto Lorenza. La mamma di Franca non ha mai digerito questa relazione e per questo motivo il boss non l’ha mai vista di buon occhio, tanto che sarebbe stato capace anche di azioni violente contro la nonna di sua figlia. L’anziana però non si sarebbe fatta intimidire e ancora oggi è andata dritta per la sua strada, senza piegarsi al boss che lamentava l’educazione “legalitaria” che la donna aveva imposto a Lorenza. Una nonna dalla schiena dritta, cosa che Messina Denaro non era abituato a vedere.
Ma dalla sua u Siccu ha avuto l’appoggio e il favoreggiamento delle sorelle: Patrizia, Rosalia, Bice e Giovanna. Anche loro hanno affrontato guai giudiziari per colpa del fratello. Ma si deve a Rosalia lo spunto che ha permesso agli investigatori di mettersi sulle tracce del latitante e scoprire che era stato sottoposto ad intervento chirurgico e alle terapie. Un pizzino nascosto a casa è stato trovato dai carabinieri. Un messaggio che doveva essere bruciato, ma lei ha trasgredito alle regole, nascondendo pure alcuni appunti sulla malattia del fratello, di fatto tradendolo.
Sopra la testa delle sorelle e in cima ai pensieri del boss c’è sempre la mamma, Lorenza Santangelo, vestita sempre di nero, per la morte del marito, deceduto da latitante, era il punto di riferimento di u Siccu. Lei sapeva come poterlo rintracciare.
Un ruolo importante lo ha avuto anche Mariella Mesi, una ragazza di Bagheria. Lei ne è stata perdutamente innamorata, lo ha sempre protetto e per questo è stata condannata ed è finita in carcere per lui. Uno dei primi pensieri che Messina Denaro ha avuto dopo il suo ingresso in carcere, è stato quello di scriverle una lettera per ringraziarla. In ultimo, nel periodo della sua malattia quando si è stabilito a Campobello di Mazara, ed ha sistemato il tesoro di famiglia, ha ritrovato vecchie amiche che lo hanno accudito. Figlie e moglie di amici, anche carcerati, che si sono lasciate trascinare dal fascino criminale del mafioso. E accanto a loro che sapevano chi era, c’erano poi quelle donne che invece lui catturava con un falso nome, e mai avrebbero immaginato di avere accanto l’uomo più ricercato d’Europa. Ed ha continuato a vivere circondato da donne.
Da questo articolo si capisce una cosa molto chiaramente: le donne AMANO i delinquenti.
Non tutte, ma tante sì.
Non si sa perché.
Però quando c’é da fare le piazzate contro la vvviulenza sulle donne, stranamente ci si dimentica delle amanti che ogni criminale che si rispetti ha in quantità, da Berlusconi fino a Denaro.
La famosa etica donnista.
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