
(di Marcello Veneziani) – Com’era bella l’estate quando il caldo feroce non esisteva, la canicola era solo all’inferno, il solleone era uno spauracchio per tenere buoni i bambini. Poi venne il terrorismo rosso, coi suoi bollini rossi e i suoi cartellini rossi e lo sciame di emergenze che producono sempre lo stesso invito: barricatevi in casa, eseguite le procedure indicate, rinunciate alla libertà per il vostro bene.
Eppure io mi ricordo com’era l’estate prima che ci fosse l’emergenza climatica.
In quel tempo al sud la principale occupazione delle giornate estive era la difesa contro il caldo, la conversazione intorno al caldo, le bevande e le consumazioni per lenire il caldo, la stasi e il rinvio di ogni attività per via del caldo; l’insonnia e l’inappetenza a causa del caldo. Tutto il caldo minuto per minuto. Sud viene da sudare.
C’erano le vestali del caldo, signore chiamate al mio paese Facaldone. Erano donnone chiattone dalle gambone e dalle coscione abbondanti, il viso arrossato dalla calura e sparsi segni di sudore lungo il corpo. A vederle soffrivi anche tu il caldo, emanavano calore alla distanza. Con un fazzolettone intriso di sudore, sedute a pianterreno ai bordi di una tenda appena mossa dal vento; o alle panchine della villa comunale a prendere u’ frische sotto un albero. Le più abbienti occhieggiavano dalle persiane e dai balconi, munite di granita e di ventaglio. Erano le testimonial calienti dell’afrore, del calore, influencer del sudore.
Nell’era dell’aria incondizionata, i rimedi erano empirici: dai piedi nel bacile d’acqua fresca ai fazzoletti impregnati d’acqua e passati costantemente sul collo; dalla vita collettiva intorno alle fontane che già al solo sguardo facevano star meglio, alle carovane famigliari che passavano giorno e notte al mare, tra tendoni improvvisati, piedi in acqua e cocomerate sulla spiaggia. O in campagna dove un trullo, un intreccio d’alberi, un “parete” più alto, offriva ombra e refoli di vento. Vedevi individui pietrificati in posizioni innaturali e ti chiedevi il perché: zitto, ha trovato uno spiffero di vento, un po’ di corrente, e se lo gode in estasi.
I balconi funzionavano alla grande dal tramonto a notte inoltrata, sovraccarichi di gente ai limiti del crollo. Notti passate al balcone in attesa del benedetto vento delle ore piccole che giungeva come una benedizione su corpi esausti dall’insonnia e madidi di sudore. E quando arrivava ricominciavi a credere in Dio e in tutti i santi. Era vasta la comunità degli insonni da caldo.
Il calore bestiale ridisegnava le topografia dei corpi e stabiliva nuove zone proibite: non i genitali ma le ascelle e i piedi. Se vedevi gente con l’alone sotto le ascelle, ti allontanavi temendo il loro afrore, minaccioso a vista d’occhio. Ma l’ordigno più pericoloso erano i piedi: i piedi sudati, in scarpe e ciabatte affetisciute, erano un’arma letale. Toccare il corpo altrui col piede sudato era oltraggio alla dignità umana. C’erano piedi che sintetizzavano cassonetti d’immondizia e cessi debordanti. Una forma di putrefazione dal vivo. Il piede sudato, con calzatura complice, era la Puzza proverbiale, allo stato puro, cioè impuro.
Il caldo suscitava vari stati di malessere a ogni età: le caldane delle mamme, la sudamina dei lattanti, il piccio dei bambini, il sangue o veleno adulto gettato a faticare, le smanie dei nonni e i loro mancamenti. Temibile l’impasto di sudore e borotalco, sparso sul corpo allo scopo di lenire il caldo. Anche gli animali soffrivano come bestie, era tramortito il cane con la lingua extra large penzolante fino a terra, il mulo era spazientito dalle mosche e dal caldo e sferrava calci a chi si avvicinava, i gatti si lamentavano perché erano in calore, ma non solo di calore sessuale si trattava. Non vi dico le pecore con quel maglione giro collo di vera lana, o le capre con il dolce vita in piena estate…
La felicità era un bicchierone di orzata, latte di mandorla, una granita di limone o perlomeno una bevuta d’acqua fresca da quell’otre che da noi chiamato ciccinato, frigorifero dell’antichità, che teneva l’acqua fresca. Meglio ancora la bevuta alla spina, alle fontane, previo fila con spintoni perché c’era sempre chi non rispettava il turno o non spicciava mai di bere e restava attaccato alla cannella fino a che mani forzute lo sollevavano di peso. Nei giorni del calore meritavano speciale compassione gli sposi e soprattutto gli invitati ai matrimoni, vittime incolpevoli e paganti della memorabile giornata: li vedevi intabarrati nei loro costumi da festa in stato di avanzata liquefazione, mentre al bar di fronte con la canottiera e il calzoncino corto, si godevano la scena. E loro in giacca e cravatta, col cappellino e lo scialle, ostaggi del sadismo dei fotografi. E lui, la Vittima nuziale, con cravatta e polsini, giacca nera e faccia sofferente a godersi il più bel giorno della sua vita. I più provati erano i parenti venuti da Milano o dall’Alt-Italia (non ho mai capito se volessero dire Alta Italia o Altra Italia), discesi nella feroce canicola pugliese, che si aggiravano coi loro vestitini elegantini rispetto ai più rozzi parenti terroni. Che solagnata. La frase più diffusa da luglio e agosto era: si muore di caldo, cè caloor. Che strano, eppure allora non c’era il surriscaldamento del pianeta.
Se eri un po’ sadico e volevi godere della sofferenza altrui, ti affacciavi al campo sportivo del paese dove si giocava il torneo della canicola, che solo a citarlo ti fa andare ai sudori. Vedevi venticinque torce umane tra giocatori e terna arbitrale che compivano l’operazione martirio, correvano sotto il sole e a ogni scatto gettavano a vista d’occhio il litro d’acqua che si erano appena tracannati. Paonazzi, puzzolenti, viscidi come anguille. Se la passavano meglio i gladiatori al Colosseo, il leone a volte fa meno male del solleone. Questo succedeva al tempo in cui non c’era terrorismo rosso nei media e nella sanità sul Grande Caldo, non c’era l’emergenza climatica. In quel tempo, in estate non faceva caldo, c’era solo un gradevole tepore, una mite brezzolina…
La Verità
Grande letteratura. E grandi verità. 👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏
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Forse volevi dire grande minchiata?
Io preferisco ascoltare ciò che dicono gli esperti e gli studiosi di clima, non un citrullo che declama ameni ricordi intrisi di cialtroneria.
I miei ricordi concordano con ciò che dicono esperti e studiosi e ciò che vedo (a cui sono costretto ad assistere impotente) giorno per giorno, stagione dpopo stagione, anno dopo anno è un totale ribaltamento di quanto visto nei miei primi decenni di vita.
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quello che pensi è scrivi tu non mi interessa.
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E gnegnegnè.
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Non v’è niente da fare: c’è gente che è nata quasi involontariamente nemica del posto in cui è nata, specie dal punto di vista culturale. E mi si passi il termine, visto che di cultura qui non ve n’è l’ombra.
Da meridionale mi sento di dire che l’enfasi clownesca di questo tizio quando si tratta di descrivere il girone dove è stato allevato lui è sconfortante, e si limiterebbe ad esser questo e basta se solo i suoi peti si limitassero semplicemente a dissolversi. Il problema è che finisce inevitabilmente per contrabbandare queste sue personalissime Rimembranze dal Serraglio come “la Puglia”, “il Sud”.
Bè, io sono nato e cresciuto in Puglia e al Sud: certo non nella “sua” Puglia o nel “suo” Sud, falsi come una patacca e saltati nella sugna artificiale dei suoi rabelaisiani, terrificanti amarcord. Su queste pagine mi è già capitato di leggere delle sue rievocazioni perennemente uguali a base di afrori, aerofagie, “minenne” 🤦♀️, piedi sudati “in scarpe e ciabatte affetisciute” e ascelle in fiamme, e ho da tempo concluso che siamo di due specie diverse: ma sarebbe stato così anche a Canicattì o a Bolzano.
Le differenze sono tante. Uno che scrive “parenti venuti da Milano o dall’Alt-Italia (…) discesi nella feroce canicola pugliese, che si aggiravano coi loro vestitini elegantini rispetto ai più rozzi parenti terroni” ha un brutale senso di inferiorità, poverino, e basterebbe un veterinario per diagnosticargliela. “Se eri un po’ sadico e volevi godere della sofferenza altrui, ti affacciavi al campo sportivo del paese” ne descrive anche meglio la stortura morale, comunque già visibile dallo spazio.
Chiaramente La Verità lo pubblica con gran sollazzo, e come chiamarli fessi per essersene trovato fra le mani uno che per una modica cifra può prodursi nell’untuoso cabaret che tanto piace a troppi dei suoi lettori.
Che tutto questo poi in tema climatico vada nella direzione antiscientifica, negazionista, canottièra e lardellosa della destraccia con la penna che ora finalmente suda di piacere sotto i riflettori – ad essa per troppo tempo negati – è un bonus aggiunto, due al prezzo di uno: anzi tre, visto che il veneziàto riesce addirittura a grattar giù un’ultima desolante destronzata con “questo succedeva al tempo in cui non c’era terrorismo rosso nei media e nella sanità sul Grande Caldo”, e rosica, sinistra! Roba che nemmeno Trump in mutande dopo una squillo e una supposta.
Disprezzo.
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Splendido intervento. Concordo in pieno.
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👏👏👏👏👏👏👏👏
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Bravo! Dove vivo da quasi 50 anni, d’inverno nevicava sempre, da una decina d’anni non si vede più un fiocco. Estati di siccità prolungata ed isolate burrasche hanno costretto a cambiare ogni tipo di coltivazione. La mia campagna è diventata uno spettacolo desolante, tutto è cambiato in pochi decenni, tutto è diverso. Solo i coglioni, purtroppo, non cambieranno mai.
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@Zumbeld
Io sono nata , cresciuta e vissuta per oltre 70 anni in Puglia a pochi km da Bisceglie città natale di Veneziani e riscontro che non potrebbe essere descritta meglio di come fatto dall’autore dell’articolo. Poi se si tratta di antipatia su base ideologica allora è un altro discorso.
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E allora siete stati parecchio sfortunati: nell’unico stralunapark felliniano alla puzza di sudore di tutta la Puglia guarda caso ci siete capitati voi. Ma guarda. E vorrei rassicurarti: mi sta antipatico solo quanto a servilismo e idiozia. Di “ideologico” non ha un bel niente: a meno che le mandrie sudacchianti che descrive non siano prese per tali dal solito sempliciotto, che non si rende nemmeno conto d’esser preso per i fondelli.
Poi non so come si faccia a sottoscrivere una tale descrizione del posto che ti ha dato i natali in questo modo, e se fossi uno di Bisceglie – che è bellissima – mi incavolerei parecchio. Se poi si tratta di partito preso o di vero e proprio risentimento che ha le radici fin giù nell’infanzia, allora sì che è un altro bel paio di maniche.
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Bravo 👏👏👏👏👏👏👏
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Quello che definisci Tizio è uno dei pochi intellettuali rimasti in questo paese di analfabeti .Che ormai non sanno nemmeno scrivere in italiano corretto (tolti gli errori di battitura ), ma
che dall’alto della loro ignoranza avrebbero l’arroganza di dare lezioni persino a Leopardi .
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Forse potrebbe anche darti fastidio, ma sono perfettamente d’accordo.
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DAVVERO sei d’accordo con @Susanna? Interessantissimo!
Da oggi la seguirò con più attenzione.
Grazie, mito! 👏👏👏👏
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Inevitabile sparata a costo zero, la tua. Arrogantina e vacua, ma senza nemmeno tanto impegno.
Nulla di nuovo.
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“Se vedevi gente con l’alone sotto le ascelle, ti allontanavi temendo il loro afrore, minaccioso a vista d’occhio. Ma l’ordigno più pericoloso erano i piedi: i piedi sudati, in scarpe e ciabatte affetisciute, erano un’arma letale. Toccare il corpo altrui col piede sudato era oltraggio alla dignità umana. C’erano piedi che sintetizzavano cassonetti d’immondizia e cessi debordanti. Una forma di putrefazione dal vivo. Il piede sudato, con calzatura complice, era la Puzza proverbiale, allo stato puro, cioè impuro”. Apparentemente Tizio (nei servili panni del meridionale di corte a nolo) sta parlando della tua terra natale (non credo proprio) e peggio ancora della sua.
Non è un intellettuale. Cos’è l’ho già delineato. Non ho voglia di ripetermi solo perchè tu vuoi l’ultima parolina in faccia all’evidenza e all’indifendibile.
Hai scomodato addirittura Leopardi, come farebbero appunto molti analfabeti dal basso della propria ignoranza. Non me ne stupisco, con gli “errori di battitura” è l’unico non-argomento a disposizione.
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“quello che pensi è scrivi tu non mi interessa.”
Ha scritto quella che dice che gli altri non sanno esprimersi in italiano corretto.
Per non dire che non gli interessa ciò che dicono gli esperti di clima, ma apprezza le minchiate di Veneziani.
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sacrosanti, ponderati ed efficaci i concetti espressi da ZUMBELD
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Chissà perché al tempo dei romani faceva più caldo di oggi, che sia stata colpa dei legionari e delle loro scorregge?
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Scusate, non ho lette l’articolo dopo aver letto l’autore.
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@Marcobo
Ecco uno che poi spescia il ministro della cultura . Quello vota i libri ripromettendo di leggerli a posteriori, questo commenta un articolo senza leggerlo perché gli sta antipatico l’autore. E che ci vuoi fare?
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La differenza forse sta nel fatto che a MarcoBo non è in nessuna giuria di premi letterari, a differenza del Mini Stro(n), che manco aveva capito cosa ci stava a fare, lì. E non è tenuto a leggere nessun articolo se non vuole.
Cosa c’entri una cosa con l’altra è un mistero.
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Non l’ha commentato.
Ha solo affermato di non averlo letto, perché non apprezza l’autore. Non è forse lecito?
Io ho letto “velocemente”, per il disgusto che mi dava l’AUTOCOMPIACIMENTO di MV nel descrivere l’abbrutimento, lo squallore.
Le stesse parole sembravano rotolarcisi dentro, come maiali nel fango.
D’altronde la realtà che ci circonda è soggettiva, dipende dagli “occhi”, dalla visione di chi guarda.
Chi è laido dentro vede e gradisce il laido intorno.
Siamo sempre lì: la “visione” della destraccia dipinge il mondo che ha dentro.
E questi vogliono egemonizzare la cultura… 🙄🤦🏻♀️
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Anail, secondo me Z ha ragione, è solo uno scribacchino senza vergogna. Di questi casi ce ne sono molti.
Uno dei pochi intellettuali rimasti?! Bisogna essere stati educati in un cestino della frutta anche solo per pensarlo.
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Quelle come la Badessa, nel medioevo, le bruciavano, solo che lei non avrebbe nemmeno preso fuoco…
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Bravo! 👏👏👏👏
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Quella gran badessa de ‘tu nonna, sì, me ricordo.
Je bruciava, eccome se je bruciava.
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Bravo! 👏👏👏👏😄
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Il racconto sarebbe pure piacevole nella sua lettura, peccato per l’ignoranza del negazionismo che ne fa da morire.
Cultura sprecata.
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Ora si spiega tutto. Veneziani da giovane ha preso talmente tanto sole da non riprendersi più per il resto della sua vita.
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Il racconto non è affatto piacevole.
Fa senso, come chi l’ha messo giù.
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Le provano tutte pur di negare il mutamento climatico. Ora pure le reminiscenze fanciullesche di Veneziani. Tutti al servizio di un ideologismo retrogrado e antiscientifico? No: la torta che rischia di squagliarsi prima del previsto, forse molto prima, sotto i colpi del riscaldamento globale, è semplicemente troppo grossa. Sono gli enormi interessi che ruotano intorno al petrolio (e derivati), al gas e al carbone. Che nel 2022 hanno ancora coperto oltre l’80% del fabbisogno mondiale di energia primaria. Con la maggiore potenza economica e militare del mondo ricco e unipolare, gli USA, saldamente al primo posto nella produzione di petrolio e di gas (grazie alle nuove e invasive tecniche di estrazione) e nelle riserve accertate di carbone. Più in generale, rischiano di sciogliersi come una torta gelato il cosiddetto modello economico occidentale e il corrispondente stile di vita. Un modello basato sull’illusione della crescita senza fine, illusione oggi edulcorata nell’ossimoro della crescita sostenibile; e uno stile di vita basato sul consumismo e sullo spreco, ovvero sull’ingordigia umana. Con buona pace di Veneziani, recenti studi scientifici confermano che l’attuale temperatura media della superficie del pianeta è la più alta negli ultimi 24.000 anni (almeno). La curva comincia a salire lentamente all’inizio dell’era industriale, per poi impennarsi negli ultimi 60 o 70 anni (dunque, parlando della sua infanzia, Veneziani bara o ricorda male) pressoché di pari passo con la crescita della concentrazione di CO2 nell’atmosfera e delle emissioni di CO2 (e altri gas serra) legate alle attività umane. A conferma dell’evidente correlazione tra queste tre grandezze e della sequenza causale:
Emissioni antropiche —> Concentrazione di CO2 —> Riscaldamento globale.
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Ma Marcellino ti droghi?
No perché 47 gradi non si sono mai visti fissi per una settimana, e Dio solo sa ancora per quanto durerà.
Dai, vai a farti una doccia gelata e non scrivere minchiate…
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