Troppo assorta nella quotidiana analisi per scoprire tracce di fascismo nel sangue del governo Meloni, la sinistra dattilografa non si è accorta che a Palazzo Chigi siede, consigliere assai ascoltato da Giorgia, quell’Alfredo Mantovano […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – Troppo assorta nella quotidiana analisi per scoprire tracce di fascismo nel sangue del governo Meloni, la sinistra dattilografa non si è accorta che a Palazzo Chigi siede, consigliere assai ascoltato da Giorgia, quell’Alfredo Mantovano teorico del pensiero tradizionalista e reazionario. A confronto del quale il dio, patria e famiglia di stampo mussoliniano appare come una pericolosa e sbarazzina fuga nella modernità. Basta leggere questa frase che sabato Dagospia ha raccolto alla festa di Tempi di Caorle, un vero scoop visto che del potente e riservatissimo sottosegretario quasi non si conosceva la voce. “C’è un ‘partito’ anti-italiano, che non si presenta alle elezioni, un raggruppamento trasversale con una precisa visione della storia, che pensa che l’Italia sia un Paese sbagliato, un ‘partito’ che si riconosce nel ‘Manifesto di Ventotene’, un documento troppo citato e troppo poco letto, in cui gli autori, Spinelli e Rossi, dicono chiaramente che il popolo non sa con precisione cosa volere e cosa fare: il popolo non è in grado di operare le sue scelte, se lo fa è pericoloso e va riorientato”. E ancora: “Persino il colore dei fiori da piantare nel giardino qui fuori deve essere deciso a Bruxelles – è questa la logica del Pnrr: se non fai come dico io ti tolgo i fondi”.

Un testo di esemplare chiarezza che contrappone il patriottismo dei Fratelli d’Italia alla fronda trasversale anti-italiana, un mondo di sopra elitario che professa scarsa fiducia nel suffragio universale, considera la plebe inadatta a decidere sottomessa com’è alle logge finanziarie e alla ferrigna burocrazia europea. Per questo “il governo Meloni è pericoloso, perché rompe questa logica. Il paradosso è che siamo accusati di deriva autoritaria quando governiamo in forza dei voti”. Risulta evidente che se la premier intende procedere nella difficile marcia per entrare nel gruppo conservatore europeo la cancellazione della fiamma tricolore nel simbolo rappresenta un problema minore. Infatti, nel nucleo fondativo di FdI continua a esistere e a operare un blocco che si rifà al pensiero di Joseph Marie de Maistre (e perfino alla Falange di José Primo de Rivera) nella convinzione che l’autorità, come la libertà, abbiano origini spirituali. Dice Mantovano che il successo di un popolo ci sarà quando la curva demografica riprenderà a crescere. “Perché succeda dobbiamo tornare al ratzingeriano ‘vivere come se Dio esistesse’, guardare alla tradizione e trarne spunto”. Amen.