
(di Marcello Veneziani) – Ma c’è un filo rosso, una chiave culturale, nella tendenza prevalente degli elettori a bocciare la sinistra e a preferire leader e partiti di centro-destra, dai moderati e popolari, dai conservatori ai nazionalisti? Dopo le democrazie del nord Europa anche in Spagna, in Grecia e in Italia la tendenza si è confermata, e in Francia si profila un risultato analogo.
Sono solo fattori locali e occasionali o legati ai singoli leader- in Italia il fattore Meloni o in negativo il fattore Schlein – oppure c’è qualcosa di più strutturale, più profondo? Tante ragioni locali e contingenti s’intrecciano ma un fattore ci sembra accomunarli: è un voto che reclama più Spagna, più Grecia, più Italia. Insomma più “noi”. O se preferite la formulazione inversa, i cittadini europei soffrono sempre più le forze politiche che sono sempre e sistematicamente dalla parte degli estranei, dei lontani, degli altri, rispetto ai nostrani, ai vicini, ai connazionali. Uno schema che si ripete in ogni contesto, perfino in quello storico: prevale l’autodenigrazione nazionale, la vergogna per la propria civiltà, la negazione del proprio passato. Fino al caso estremo del governo Sanchez che addirittura ha riesumato i cadaveri di José Antonio Primo de Rivera e dei falangisti, morti più di ottant’anni fa, per cacciarli dai cimiteri che accoglievano i caduti di entrambi le parti della Guerra civile spagnola. Sono piccole ma squallide spie simboliche di un odio perdurante e barbarico, un manicheismo assoluto e livoroso, da avvoltoi isterici, che si accanisce sui morti sepolti dopo quasi un secolo. Ma che si inseriscono in quella cancel culture, o nel modello woke, quel disprezzo verso la propria storia, tradizione, identità, avvertito ormai dalla popolazione. Poi, magari, i governi di centrodestra che verranno, intimiditi dal dominio ideologico della sinistra, faranno poco e nulla per invertire la tendenza. Ma perlomeno non la porteranno avanti, non ne fanno una bandiera. La gente richiede di riportare il noi al centro della politica; non può esistere del resto una politica incentrata sul primato di “loro” rispetto a “noi”, è una legge naturale di autoconservazione dei popoli quella di stabilire, senza fanatismi e integralismi, la priorità dei nostri interessi, della prossimità rispetto a quelli altrui, e dei remoti.
Come chiamare tutto questo sul piano culturale? Con una parola chiave: identità. Anche senza esserne pienamente consapevoli, i popoli chiedono di tutelare la propria identità: e sul piano pratico prima che culturale, passando naturalmente per gli interessi e i bisogni. Al tema dell’identità ha dedicato un lucido saggio Alain de Benoist, La scomparsa dell’identità, ora pubblicato in Italia da Giubilei Regnani. Quali sono gli elementi distintivi dell’identità? Per de Benoist sono la lingua, la cultura, gli stili di vita, il territorio, l’appartenenza e il desiderio di vivere insieme.
Il sostrato è profondo: esiste un’identità collettiva, un mondo comune, un noi, che precede le nostre individualità e il mondo globale. Contrariamente a quel che insegna la filosofia moderna e liberale, non nasciamo individui solitari ma eredi, figli e membri di una comunità famigliare, locale, linguistica, civile e religiosa. Esiste dunque un’identità personale e comune. La politica non può fare a meno di tutelare il noi; anche la solidarietà verso il mondo non può che partire dal noi. Certo, priorità non vuol dire primato, amor di comunità non vuol dire odio o disprezzo dello straniero. Ma da troppo tempo la xenofilia si è associata all’odio e al disprezzo per la propria identità, personale e collettiva. A questa tendenza “patriofoba”, che politicamente si traduce nel voto a sinistra, i popoli sembrano opporsi, cercando chi viceversa riporta alla realtà dei popoli e alla loro tutela. Partito dalla difesa delle identità rispetto all’individualismo global e al sistema liberale e capitalistico che ne fa da supporto, de Benoist indebolisce strada facendo la sua tesi, riducendo l’identità a narrazione e autonarrazione, in cui alla fine conta l’elemento soggettivo, il narratore. L’identità stessa, la tradizione e la prossimità appaiono a de Benoist soggettive, frutto della volontà e dell’interpretazione soggettiva. “La stessa inevitabile soggettività si ritrova nella ricerca delle origini”. A questo punto, l’identità si riduce a un fantasma: l’individualismo cacciato dalla porta rientra dalla finestra della soggettività. E il nichilismo sulle ali del volontarismo e del nominalismo torna a mangiarsi le tradizioni, le comunità, le identità, esattamente come nel sistema global-capitalistico. De Benoist indebolisce alle radici l’istanza identitaria, e nel lodevole tentativo di denunciare le patologie dell’identità, la comunità ridotta alla brutale negazione dell’altro, alla fine toglie la terra all’identità. La rende un fattore astratto, soggettivo, volontaristico e intellettualistico, privo di legami storici, concreti, vitali. Con la beffa aggiuntiva che ciononostante de Benoist viene ancora bollato ed emarginato come pensatore razzista e “nazista”.
Ma al di là della riflessione di de Benoist e del suo auspicio di superare l’universalismo e l’identitarismo comunitario nel nome di un pluriverso che riconosca le differenze, resta il messaggio dell’identità contro la sua scomparsa. Senza averne piena coscienza, i popoli reclamano una politica che parta dalla prossimità, dal più vicino, dal noi, e non dall’estraneità, dalla lontananza, dal loro. Più identità, appunto.
(Panorama n.24)
Il Noi non è forse formato da tanti Io?
E la non identità non è una forma di Identità?
Non vi è differenza alcuna tra un identitario di destra come te e un “fluid”di sinistra,politicamente e socialmente parlando:
fate parte entrambi della stessa medaglia (2 facce)chiamata “Superficiale,umana e profonda C0GLIONERIA”,se siete in buona fede.
Troppe le porcate e le contraddizioni da sviscerare nelle tue parole per una riposante domenica.
È un mistero il perché tu debba fare una marchetta a de Benoist,che smonta le tue convinzioni,a meno che tu non abbia capito che “le origini” e la “soggettività” che intende il francese non siano le stesse che intendi tu,facendo però intendere il contrario.
Probabile.
E,infine,incredibile è il rimarcare per ben 2 volte il “ senza aver piena coscienza/consapevolezza” dei popoli.
Malafede e propaganda o semplice tirarsi la zappa sui piedi,facendo finta di niente?
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Ahahahah
Top Carlgen!
Altra legnata filosofica sia ai destrorsi che ai sinistrorsi sferrata in maniera democratica
Ahhahahaha (anche se non l’ho capita)🤔
Ottima la tua riflessione aristotelica finale degna di un Marco Travaglio!Questa l’ho capita
Ahahah
Veneziani come la Annunziata: LOGICA comprata al mercato della frutta:
Se il popolo,senza aver piena coscienza,reclama una politica identitaria
Allora il popolo
Se avesse piena coscienza non l’ha reclamerebbe.
Ahahahah
Il mio Ego non ne risente,a differenza del tuo.Diamo a Cesare quel che è di Cesare,diamo a Carlgen quello che è di Carlgen
Ahahahah
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Bravo Serpe
(a parte qualche errore grammaticale del correttore…ma io sono l’ultimo che può fartelo notare,scagli la prima pietra chi è senza peccato,di grammatica e sintassi 😂😂😂)
Voto 8/10 sulla logica.
About prima parte,non compresa.
Te l’ha spiegata ottimamente,qualche mese fa, il tuo acerrimo rivale citando l’interpretazione biblica dell’albero della conoscenza di Guenon;studia Serpe.
Parafrasando semplicisticamente e contestualizzandola in questo caso:
Elimina l’identità ed eliminerai i “fluidi”.
La non scelta come gesto consapevole,che troppo spesso viene scambiata malamente e stupidamente per ignavia,distrugge le dicotomie apparenti.
Povero Dante,si starà rivoltando nella tomba anche lui.😂😂😂
Ironicamente,e filosofeggiando con una vena anarchica-spirituale…
Elimina l’idea di identità ( destrorsa) in tutte le sue forme
e scompariranno d’incanto,ANCHE,le Lobby Gay cattivone che rovinano l’Occidente 😂🤭.
Ovviamente vale anche il ragionamento opposto.
Chi è causa del suo mal,pianga se stesso…mi viene da dire al caro destrorso Marcello e a i suoi seguaci:così pure ,stessa cosa,si potrebbe dire alla ELLY:ma lei non parla di filosofia ,per fortuna,e quindi nulla.
😂😂😂😂
Ps: il mio Ego invece va sempre nutrito:deve morire di bulimia.
😂😂😂😂😂😂
Buona Domenica
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Ahahahhaah
Non vedi che metto sempre la H
Ahahahhah
Cosa fai? Stuzzichi con il bel Rene con l’accento sulla e?
Ahahhahaha
Guenon è un coltello: lo si può utilizzare per tagliare le pietanze oppure come fa il gatto(ma quale acerrimo nemico) per ferirsi mani e piedi,o anche di più.
Ma tu pensi che Esso (animale) capisca quello che copia incolla giornalmente?
Quanto ottimismo Carlgen!
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Ero un suo collega, prima che lo buttassimo fuori a pedate nelle natiche dalle associazioni di categoria: pensa, voleva ci cambiassimo nome in Bidelletti Negazzaromassoni e Sessisty (BNS). Ricordo che “Guénon” e “René” sono i nomi da lui scelti per lo straccio & la fidata ramazza con cui netta i pavimenti delle aule, quando non è qui a postar perle. Molto poetico.
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Permettimi io direi:
La non identificazione nella scelta
piuttosto che
La non scelta come gesto consapevole
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Se usata per “inquadrare” l’argomento molto più calzante
la tua frase piuttosto che la mia,certamente.
Ma attenzione ad estrappolare frasi da “contesti psicologici”alla Raffaele Morelli/Recalcati e purtroppo Galimberti,quando si parla di ben altro.
Una domandina?
Se non vi è identificazione nella scelta, CHI (a caratteri cubitali) compie la scelta?
Se vi è scelta,appare il libero arbitrio,e quindi vi è identità o l’identificazione (detto senza andare troppo per il sottile).
Prendendo questa strada si è entra in un cul del sac,o al più al classico cane che si morde la coda.
Concordi?
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Si ammetto che mi hai beccata;ma mi spieghi perché non dovrei fare riferimento a Morelli o a Freud?
Sono,per caso,dei ciarlatani? Perché da come ti poni,sembra che la tua arroganza mi dia ragione di pensarlo!
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Mi dispiace per la tua reazione.
Poiché sei tu che mi hai fatto un appunto,sempre ben accetto,ti ho solo detto che io non stavo parlando ne di psicologia ne di psicanalisi(materie che non conosco) mentre tu si ( come hai confermato).
I personaggi che hai citato sono ottimi professionisti e una colonna del pensiero(Freud),ma non “c’entrano” con quello di cui parlavo io.
La psicanalisi è un ottima “medicina”per guarire da una malattia …ed esiste da 2 secoli.
Quello a cui mi riferivo io (che esiste da quasi3millenni) non è una medicina: è solo un “accorgersi” che non vi è nessuna malattia e soprattutto non ESISTE nessuno che si ammala.
Saluti
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* DI se stessI
* saPesse
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Ma allora Carlgen,filosofica-spiritualmente parlando, perché il buon Dio ha permesso queste dicotomie che appaiono nellessenza umana?
Domanda visto che non rispondi alla prov sul gatto
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Serpe
A quest’ora questa domandinapesante?
😅
Chiamalo Dio chiamalo Vuoto chiamalo caio tizio Sempronio,chiamalo come vuoi…
Più che altro
Fatti queste domandine.
Tu riconosci,e potresti definire,la luce senza conoscere il buio?
Se ci fossero 24 ore di luce al giorno e tu quindi non conoscessi il buio… la chiameresti luce? Potresti chiamarla “normalità”e dire che la luce non esiste, è solo “normalità” sbaglio?
Detto questo… next step.
In una stanza buia, quando alzi la tapparella ed entra la luce, il buio dove va? Scappa o rimane lì? Cessa di esistere o esiste sempre? Il buio e la luce sono la stessa cosa?Nella luce c’è il buio?
Quando hai la risposta (che non è dirimente, più che altro per wittgesteinianimotivi )troverai il perché delle dicotomie ma non c’è bisogno che me lo comunichi.😎
In caso contrario,Lasciale in eredità ai tuoi eredi…le domandine. Si aggiorneranno loro al posto nostro (i miei e i tuoi eredi,futuri Agostino d ippona.)😆😆😆
Ps : onde evitare spiacevoli qui pro quo, non vi è attinenza diretta (solo indiretta)a quanto detto prima sull identità e nemmeno associazioni etiche LuCe-buono buio-cattivo e nemmeno il contrario.
Sempre meglio specificare.
Buonanotte.Passo e chiudo.
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Quello che lascia sbigottiti è la sicurezza con la quale, questa caccola di pulce, si convince delle puttan4te che scrive.
Non è che debba rendere conto a insignific4nti ricercatorini del nulla, foci di se stessi, né ovviamente posso sbilanciarmi più di tanto su un blog per il gusto di dar da mangiare all’ego, ma se solo sapesse ‘sto escremento liofilizzato con chi a ha che fare, abbasserebbe il sonaglietto che ha attaccato al cul0 peloso e se ne ritornerebbe strisciando alla Bisboccia, l’unico posto dove possono sopravvivere le vacuità intellettuali come il cr3tin0 ridens.
PS: albero della conoscenza? Intendevi, Carlgen, l’Albero della Scienza del Bene e del Male, forse?
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Ollala’ se sapessimo con chi si ha a che fare!
Ahahahahahaha
Con colui così potente da cambiare la Bibbia!
Ahahhhhahaha
Carlgen intendevi dire albero della scienzahhh
Non della conoscenza
Ahhahahahaha
La nuova Bibbia secondo kitkat
Ahahahaah
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A proposito di “ferirsi mani e piedi, o anche di più”, quando uno è un povero iNgnorante:
“Il racconto che fa la Genesi del primo «peccato» sembra fondare la morale sulla sola obbedienza a Dio. Effettivamente tutto incomincia con una proibizione: «Tu puoi mangiare frutti di tutti gli alberi del Giardino. Ma dell’albero della scienza del bene e del male non ne mangerai, perché se ne mangiassi certamente moriresti » (Gen 2, 16-17)”.
Evidentemente (cit.), la “conoscenza” di tale Albero non può appartenere all’Albero stesso, il quale rappresenta il “conosciuto”, ma, eventualmente, a un altro soggetto, il “conoscente”, il quale se ne terrebbe ben lontano se fosse veramente tale.
Ne consegue che anche “l’affilato coltello” si cimenterebbe in cambi biblici:
“«L’Albero della Vita» non era l’unico albero del Paradiso terrestre; in esso ce n’è un altro, il quale ha una funzione non meno importante del primo e probabilmente anche più comunemente nota: è questo l’«Albero della Scienza del bene e del male»…”.
Da notare che il sostantivo “conoscenza” è una semplificazione semantica tutta moderna che i sempliciotti come le cacc0le liofilizzate accettano come valida, perché non possono, per argomenti di tale portata, che rifarsi a wikipedia. Ma se proprio si volesse parlare di Albero della Conoscenza tout court, non sarebbe all’Albero della Scienza del Bene e del Male a cui bisognerebbe riferirsi, ma all’Albero della Vita!
Vedo anche che, per deformazione professionale, lo sterc0 liofilizzato non ha affatto capito (e come avrebbe potuto capirlo?) cosa intendessi quando scrivevo “con chi a ha che fare”, credendo con ciò che potessi abbassarmi al più prosaico “lei non sa chi sono io”, in uso esclusivamente presso gli ambientini a lui congeniali che è solito frequentare.
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Si intendo quello del bene e del male: poi chiamalo come vuoi
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Allora chiamiamolo PIPPO, tanto per te tutto è nominalismo e convenzione, Carlgen, giusto? Ah, che brutta fine ha fatto la Scienza delle Lettere!
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Fai come credi. A me va bene
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Ahahahaa
Carlgen!
Solo un povero pirla come il gatto aveva dubbi su quale albero fosse.
Parlavi di dicotomie(identità/non identità )
Poteva mai essere la albero della vita?
O forse dell’albero della dicotomia suprema (bene o male)?
Il vero esperto esoterista
Ahahahaha
Te l’avevo detto che questo copia incolla senza capire un kaiser di quello che legge(meglio non legge)
Ahahahhahaha
Può studiare l’argomento “bagno” per tutta la vita, poi quando si trova da solo è preso da dubbi atroci e decide di fare la cacca nel lavandino e lavarsi i denti nel bidet.
Siamo di fronte a una mente sopraffina.
Ahahhaahahahahah
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“Solo un povero pirla come il gatto aveva dubbi su quale albero fosse.”.
Ecco cos’ha capito il co6lione: precisare che l’albero della cuccagna non esiste, per il cr3tin0 ridens, è avere dei dubbi e non il contrario.
Penzate cosa può insegnare un defici3nt3 di tale portata.
Ah ah ah!
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No ! non c’è un filo rosso, ma un filo russo ! Un progetto di egemonia culturale decadente americano teso a distorcere il carattere naturale ed armonioso del mondo vivente con interventi artificiosi disastrosi e distruttivi , al quale, non marziani, ma terrestri con i piedi per terra vogliono porre saggiamente termine.
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MV mi fa sempre di più Schifo.
Le armi sto governo di m…a a chi le da a noi o a loro?
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Stupefacente Veneziani!
La prima metà dell’articolo sembra essere stata scritta prima delle elezioni che hanno beatificato la sua amazzone al governo. Non si e ancora accorto, che proprio dal suo (di Veneziani) punto di vista. quella ha svenduto tutto l’armamentario programmatico al nemico pur di rinsaldare l’alto scranno su cui siede. Come possiamo chiamarlo questo fatto, se non TRIONFO DEL NICHILISMO?? Congratulazioni vivissime al filosofo di Bisceglie! A meno che Veneziani non si accontenti del perdurante odio ai diritti gay (non cito nemmeno la maternità surrogata che è rifiutata dalla maggior parte della parte politica avversa, e quindi è un falso problema). Rimane la gerarchia al comando che è pur sempre un caposaldo dello stesso Veneziani. Miseria del postfascismo!
Nell’altra metà articolo inizia bene a lodare De Benoist… ma poi si ritrae inorridito perché quello, da onesto filosofo, trae tutte le conseguenze dalla presa di distanza e poi condannare gli antichi grumi di pensiero a cui aveva creduto in gioventù. Vediamo cosa ha risposto, in una intervista, a una domanda su Julius Evola (un perdurante lume del pensiero venezianico, anche se lui si guarda dal confermarlo per opportunismo):
[…] “Nel corso del tempo molte cose dette da Evola mi sono divenute non solo estranee, ma insopportabili: il suo disprezzo elitario del popolo e la sua “mistica” del capo, l’odio per tutto quello che è femminile (la polarizzazione sessuale è la tematica chiave di tutta la sua opera), il suo odio del “sociale” e delle comunità, la sua credenza in una nebulosa «Tradizione primordiale», il suo gusto per l’esoterismo, il suo anticomunismo di principio, i suoi scritti sugli Ebrei e i Franco-massoni, la sua critica ridicola di Heidegger, la sua concezione rigida dei «cicli» storici, le sue idee metafisiche, il suo “impolitismo”, la sua antidemocrazia ingenua, ecc. In breve, l’“evolismo” mi è apparso come terribilmente invalidante. Inoltre, per temperamento, non sono assolutamente un “tradizionalista”.”
Il che è tutto dire!
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👏👏👏👏
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MV noioso e fastidioso. Noioso e Fastidioso quanto un Ricolfi.
Tratto da Wikipedia
Nel 1995 pubblica il saggio Sinistra e destra: risposta a Norberto Bobbio, in esplicita polemica col libro Destra e sinistra del filosofo torinese, uscito l’anno precedente. Nel suo saggio Veneziani, accusando Bobbio di compromissioni col regime fascista, scrisse che se «un antifascista come Bobbio ha potuto far carriera sotto il fascismo, allora vuol dire che non è stato quel regime totalitario e liberticida che lo stesso Bobbio ha descritto; oppure che Bobbio era allineato con il regime, benché risultasse nel movimento Giustizia e Libertà»
A queste accuse Bobbio rispose con una lettera a Marcello Veneziani che, assieme alla controreplica di Veneziani, fu pubblicata sul Corriere della Sera del 13 agosto 1995.
In un articolo pubblicato nel dicembre 2019 su Panorama scrisse che “la sinistra” (riferendosi probabilmente a quella parte di sinistra riferibile al Partito Comunista Italiano), rivalutando la figura del segretario del Partito Socialista Italiano Bettino Craxi, commetterebbe un gesto ipocrita, dal momento che la stessa, a suo dire, lo attaccò duramente, prima e durante lo scandalo Tangentopoli che lo vide coinvolto. Nello stesso articolo Veneziani elogiò Craxi, definendolo “l’ultimo grande leader politico che abbiamo avuto in Italia” (citando un’intervista a Craxi fatta proprio da Veneziani nel 1998) e affermando che “se Craxi restò a sinistra, vi restò riprendendo la linea di Crispi e per certi versi di Mussolini”.
Mauro Del Bue, in un articolo pubblicato nello stesso periodo sull’Avanti! on Line, fece riferimento all’articolo su Panorama scrivendo che, oltre al fatto che il PSI di Craxi era a tutti gli effetti un partito di sinistra, Veneziani sbaglia nel paragonare Craxi a Crispi e Mussolini, perché “Craxi, contrariamente a quei due, era un democratico convinto, non un presidente come Crispi che mise fuori legge il Psi e la sua stampa e come Mussolini che chiuse a chiave in un cassetto tutte le libertà”.
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