Governo: le poltrone a riciclo continuo

IL “MERITO” – La mappa del potere di destra rivela conflitti di interessi, premi per gli impresentabili, omaggi a “grand commis” e consulenze d’oro per i “trombati” alle urne

(DI LORENZO GIARELLI E ILARIA PROIETTI – ilfattoquotidiano.it) – Renato, come hereRenato Brunetta, uscito di scena insieme ai “Migliori”, ha già fatto rientro in società e dal portone principale. Ma ancora non è niente: dalla plancia del Cnel vuole far dimenticare i suoi insuccessi alla Pubblica amministrazione e pure d’esser stato draghiano. Tutto è perdonato: rieccolo in pista a Villa Lubin dove farà da padrino al presidenzialismo su cui spinge Giorgia Meloni. E da levatrice a una meravigliosa idea: riformare lo Statuto dei lavoratori del 1970, ché il pacchetto Treu prima e il jobs act poi non sono bastati: “Invece di tener fisso il salario di chi ha lavoro e mobile il rapporto tra occupati e disoccupati, dobbiamo invertire le priorità. Ci sono oggi le condizioni per scrivere uno Statuto professionale della persona da ricondurre a una strategia di sviluppo della carriera”.

Ma quello di Brunetta non è solo il ritorno al passato sotto mutate spoglie nella compagine candidata a cambiare i connotati alla nazione. Accanto ai riconvertiti, non possono mancare i trombati eccellenti, i riciclati, gli impresentabili e i nominati in odore di conflitto di interessi. Basta una panoramica sulla galleria degli orrori per avere un assaggio della mappa del potere di destra.

Qualche esempio? A proposito di redivivi, ecco allora Marcello Pera, laico e liberale ai tempi dei professori imbarcati da Silvio Berlusconi, oggi apostolo del conservatorismo. E che dire di Sabino Cassese e Giuliano Amato, il tandem delle meraviglie che si è offerto al centrodestra per entrare nel sinedrio di Roberto Calderoli sull’autonomia? Fortuna che un altro fuoriclasse è costretto ancora a bordo campo: Roberto Formigoni aspetta solo la riabilitazione – che del resto ha già baciato Totò vasa vasa Cuffaro – per ricandidarsi.

Perché no, in fondo? In attesa di fare strame dell’abuso d’ufficio, della Severino e del traffico di influenze, Carlo Nordio intanto ha imbarcato fior di professionisti. Come Rosa Sinisi, la magistrata che chattava con Luca Palamara per piazzare suoi colleghi di corrente, oggi numero due del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria. A capo della sua segreteria, il Guardasigilli ha invece chiamato Giuseppina “Gippy” Rubinetti, avvocata dello studio di Michele Vietti – ex deputato Udc e vicepresidente del Csm – pure lei nelle carte delle indagini su Palamara: nell’aprile 2019 organizzava una cena con l’ex ras delle correnti per sponsorizzare la nomina a segretario generale del Csm di Luigi Birritteri, che poi Nordio ha messo a dirigere il Dipartimento affari di giustizia. Al ministero potrebbero presto incrociare Cosimo Ferri, magistrato ed ex onorevole renziano: in attesa di capire se il Csm potrà mai censurarlo per la combine delle nomine dell’hotel Champagne, può scegliere tra il fuori ruolo da magistrato ordinario in via Arenula e un posto da giudice tributario. E ancora: come suo consulente giuridico, Nordio ha voluto Bartolomeo Romano, già scudo umano di Berlusconi a Palazzo dei Marescialli, dove la Lega ora è riuscita a imporre come vicepresidente Fabio Pinelli, ex avvocato di Armando Siri ma pure di Alberto Bianchi nella vicenda giudiziaria della fondazione renziana Open. Cosa che non ha impedito al Senato di sceglierlo per contestare l’operato dei pm di Firenze nei confronti di Matteo Renzi, oggi capace pure di piazzare tra i laici del Csm anche il suo Ernesto Carbone (quello del ciaone agli elettori).

E se Carbone ha agguantato lo strapuntino in Palazzo dei Marescialli, Armando Siri si è consolato per la mancata rielezione al Senato con una consulenza d’oro da 120mila euro all’anno a Palazzo Chigi, dove Salvini lo ha voluto suo consigliori sull’economia nonostante una condanna patteggiata a Milano per bancarotta fraudolenta e un’imputazione a Roma per corruzione. E che sarà mai? Del resto la Lega ha appena nominato tesoriere Alberto Di Rubba a cui aveva garantito già un’assunzione in Parlamento (amministratore del gruppo al Senato e consulente alla Camera) nonostante la condanna per lo scandalo Lombardia Film Commission.

Nella platea dei campionissimi della poltrona brillano i molti ex parlamentari rimasti senza seggio e perciò premiati. Il forzista Diego Sozzani, che aveva scampato l’arresto solo grazie allo scudo della Camera, è stato chiamato come esperto dal ministro della Pa Zangrillo: ieri i magistrati hanno chiesto per lui una condanna a due anni per finanziamento illecito nell’ambito dell’inchiesta mensa dei poveri. Se Matteo Salvini ha voluto Siri ma anche gli ex senatori Pasquale Pepe e Luigi Augussori a Palazzo Chigi, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha premiato l’ex senatore del Carroccio Paolo Arrigoni, non certo un alfiere dell’energia verde, con la presidenza del Gse. Ma il più generoso è forse il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. Basti citare Paolo D’Aprile, l’ex Mckinsey già chiamato dall’ex ministro Cingolani per scrivere il Pnrr che Pichetto ha tenuto con sé con un ruolo minore ma con uno stipendio da 100mila euro che la Corte dei Conti gli ha chiesto di giustificare. Pichetto garantisce un posto anche all’ex senatrice Maria Alessandra Gallone, assoldata pure dalla ministra dell’Università Anna Maria Bernini. Per tacere di Giuseppe Basini, già inquilino di Montecitorio a cui la Lega ha assicurato una poltrona nel cda dell’Agenzia spaziale italiana.

Ma la lista del Sussidistan tra colleghi di partito è lunga: Tajani al ministero degli Esteri ha assicurato un posto agli ex deputati Sestino Giacomoni e Maria Spena, mentre un pezzo da novanta del berlusconismo trombato alle elezioni, ossia Valentino Valentini, è stato nominato direttamente viceministro al Made in Italy. E del resto, a proposito di fedelissimi, Meloni non ha forse nominato ministro suo cognato Francesco Lollobrigida?

Non stupisce allora che anche il ministero del Lavoro sia tutto in famiglia: per diventare ministra, Elvira Calderone ha dovuto lasciate la guida del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, passando lo scettro a suo marito Rosario De Luca. In compenso l’ex direttore del consiglio nazionale dei consulenti è stato nominato dalla neo ministra alla guida dell’Ispettorato nazionale del lavoro. Il suo concittadino sassarese Massimo Temussi è stato nominato prima suo consulente e poi presidente di Anpal Servizi, la società in house dell’Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro, che gestirà la nuova versione di destra del Reddito di cittadinanza. E pazienza se ad aprile è stato indagato col governatore Christian Solinas e altri in un’indagine sulle nomine in Regione Sardegna.

Di guai con la giustizia ne sa qualcosa la deputata di FdI Augusta Montaruli, nominata sottosegretaria all’Università “costretta” alle dimissioni dopo la condanna in via definitiva a 1 anno e 6 mesi per peculato: i fondi dei gruppi della Regione Piemonte li usava per vestiti griffati e altro ben di dio. Ma la stella di Montaruli è più luminosa che mai: Meloni dopo la condanna l’ha promossa vice capogruppo alla Camera e le ha riservato una poltrona nella commissione di Vigilanza Rai.

Certo, niente di paragonabile al premio alla carriera che è riuscito a strappare Paolo Scaroni, già potentissimo Ad di Eni a dispetto della polvere che aveva conosciuto nel ’93, quando aveva confessato di aver portato le mazzette ai politici per le centrali dell’Enel. A trent’anni di distanza e senza mai essere davvero uscito dal giro, Palazzo Chigi lo ha voluto presidente proprio dell’Enel. Sponsorizzato da B. e Salvini e digerito da Meloni, che poi ha battuto i pugni sul tavolo per nominare l’ex ministro Roberto Cingolani in Leonardo e pace che non sia passato il periodo di decantazione prescritto dalla legge.

Guido Crosetto aveva ammesso che sarebbe stata “inopportuna” la sua nomina a ministro della Difesa, visto il suo ruolo di presidente dell’Aiad (la Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza), ma poi ha detto: obbedisco! E allora perché rompere i cabasissi alla ministra Daniela Santanchè sulle concessioni balneari? Ha dismesso le sue quote del Twiga affidandole in parte al compagno, in parte al suo socio storico d’affari Flavio Briatore, che la Pitonessa ora vorrebbe alla guida dell’Ente nazionale per il turismo. Altro che Open to meraviglia: eccezzziunale veramente.

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7 replies

  1. Guarda questi imbecilli del centro destra cosa ti fanno. Si scelgono come consulenti persone di loro fiducia invece di trovarli tra quei professoroni sinistrati che, invece di collaborare li avrebbero pugnalati alle spalle.

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    • Vero!
      Senza contare che piu’ di uno pare sia (per il momento!) senza neppure una sentenza di condanna sulla schiena!

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  2. È dal dopoguerra che possiamo fare solo una cosa: riciclare continuamente le poltrone.

    “Questa poltrona a me e questa a te… No! Tu l’hai già avuta! Che vuoi che sia, se lo sono già dimenticato… Ci dobbiamo mettere una donna! Vediamo un.po’… se c’è qualche clientes disponibile… Qualche faccia nuova… magari transfuga…La mandiamo subito dall’armoctomista poi l’ ‘intervistiamo su Vogue e su Chi e ci fanno sopra un po’ di gossip così diventa famosa subito … Se magari fosse anche malata faremo Bingo con la D’Urso e la Venier…”
    Ecc…ecc…

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  3. A proposito di incarichi a donne… ora dovranno mettere in lista anche Laura Comi.
    Vero che e’ gia’ Eurodeputata e quindi i suoi 15.000 euro al mese gia’ se li porta a casa… ma ora e’ fresca-fresca di una richiesta dei magistrati per cinque anni e mezzo di carcere per le mazzette sulla Mensa dei Poveri…
    La… Poveretta quindi ha gia’ detto che fara’ leva su questa nuova voce del suo curriculum per pretendere qualche strapuntino extra.
    Vero che per ora e’ solo per una richiesta dell’accusa… ma la ns. Laura Comi (la cosidetta faccia “acqua e sapone di Forza Italia”) ha gia’ anche detto che qualora risultasse poi assolta sarebbe pronta a dare le dimissioni…

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  4. E comunque quanto la poltrona non gliela danno loro (i loro compagni di merende)…. gliela diamo noi stessi:
    ieri Scajola (quello che rimarra’ nei libri di storia per casa vista Colosseo che gli hanno comprato a sua insaputa) e’ stato eletto Sindaco di Imperia con il 62%…
    Dico il 62%.
    Il 62% di italioti imperiesi pronti a votare un elemento del genere…

    Siamo un popolo marcio.
    Marcio.
    Prendiamone atto e andiamocene al mare altro che stare a scrivere su infosannio il nostro disgusto come, ahime’, sto facendo pure io… tanto le nostre parole… il nostro tempo buttato… il nostro disgusto… non produrra’ alcun risultato:
    sono troppi gli “altri”…. non abbiamo speranze… 😦

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    • E penza, qui c’è qualcuno che sostiene che non è colpa degli itaGliani, ma della comunicazione: ahahah.

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  5. Fino a poco tempo fa la “comunicazione” ventilava che l’ avanzare della Destra in Europa era colpa di putin.
    Adesso, quanto meno per l’ Italia, non possono più dirlo: armi all’ Ucraina come se piovesse: i cosacchi potrebbero arrivare a San Pietro.
    (Belli come sono ci guadagneremmo anche, e senza bisogno di armocromista…)

    http://www.informadanza.com/blog/2016/01/26/un-video-al-giorno-danza-dei-cosacchi/

    https://www.google.com/search?client=firefox-b-d&q=de+michelis+balla#fpstate=ive&vld=cid:94f3111d,vid:2vScq0ekypo

    (Si capisce che scherzo, vero? Almeno… un po’…)

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