Patuanelli: “Governo pericoloso per il Paese imbarazzante la gestione dei fondi Ue”

Il numero uno del M5S al Senato: «Meloni vuole tutti i soldi, Crosetto e Borghi no»

(FEDERICO CAPURSO – lastampa.it) – Roma. «Ogni giorno che passa, questo governo dimostra di essere sempre più un pericolo per il Paese». Per l’ex ministro e attuale capogruppo in Senato dei Cinque stelle, Stefano Patuanelli, «non è una questione di rischio per la democrazia»: il pericolo nasce dalle «risposte inadeguate sul piano economico che il governo sta dando. Stanno governando in modo imbarazzante, con poche idee e confuse. La gestione del Pnrr è l’emblema di questa inadeguatezza».

È una risposta all’accusa il governo fa a Conte di aver preso più soldi di quanti sia possibile spenderne?

«Vanno oltre la realtà, solo perché non possono ammettere di essere nella confusione più totale. Io me lo ricordo il senatore Claudio Borghi, della Lega, dire in Aula che “la frittata ormai è fatta”, parlando di oltre 200 miliardi dati all’Italia. Il ministro Crosetto, sul vostro giornale, sosteneva che si può anche non prendere tutti i soldi. Invece Giorgia Meloni dice l’esatto contrario. Un caos preoccupante».

Sembra però che l’Europa sia vicina a sbloccare la terza tranche di finanziamenti.

«È una buona non-notizia, sullo sblocco di questa rata c’erano pochi dubbi. I problemi ci saranno a giugno e a dicembre, perché l’aver cambiato la governance del Pnrr obbligherà i ministeri a cambiare tutti i meccanismi di rendicontazione e verifica e questo comporterà un enorme allentamento nell’attuazione del piano».

Il ministro Fitto, per prendere tempo, vorrebbe spostare alcuni progetti finanziati dal Pnrr sui fondi di coesione europei. Non è una soluzione?

«In questo modo, però, hai meno spazio per i fondi di coesione. Non è un meccanismo virtuoso. È come mettere una toppa su un buco, creando un buco dall’altra parte».

Quindi ha ragione chi, nel governo, sostiene che si può fare a meno di parte dei prestiti europei destinati a progetti irrealizzabili?

«È diverso: non vogliono prendere soldi a debito, finanziando i progetti con risorse interne. Ma non capisco come possiamo permetterci di aumentare il debito pubblico, lasciando fallire il primo strumento di debito comune europeo, ottenuto anche grazie al lavoro di Conte. Un errore gigantesco».

Va anche detto che nel Pnrr vengono finanziati progetti bizzarri, tra campi da padel e musei del prosciutto.

«Si elogiava Draghi e il suo grande successo sul Pnrr, per poi scoprire che dentro c’erano anche delle porcherie. Quei progetti non hanno dignità di essere parte del Piano, ma per avere un responsabile si citofoni a Draghi, non a Conte».

Avete proposto di dare una mano al governo, ma il Pd non vi segue. Sembra distante la ricostruzione di un’intesa. C’è ancora diffidenza?

«Non è diffidenza, ma consapevolezza. Siamo sicuri che l’obbiettivo del Pd sia quello di agire insieme al Movimento e non, piuttosto, di tornare ad avere un’egemonia sul campo progressista? Ora è cambiato il segretario, ma il partito è ancora quello di un tempo. Aspettiamo che si rinnovi».

Lei dice che non c’è un pericolo per la democrazia. Ma c’è un problema nel rapporto tra un pezzo di questo governo e l’antifascismo?

«Faccio mie le parole di Gianfranco Fini, che non è proprio un grillino: non capisco l’allergia per la parola “antifascista” che alcuni componenti di questa maggioranza hanno. Tutte le volte che parlano di antifascismo devono metterci dentro anche l’anticomunismo, ma in questo Paese c’è stata la dittatura fascista, non quella comunista. Hanno nostalgie? Lo dicano. Se poi il presidente del Senato decide di andare a Praga il 25 aprile a commemorare Jan Palach, un anticomunista… si commenta da sé». 

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