
(Massimo Gramellini – corriere.it) – La prima reazione non può essere che di sconforto: se le accuse saranno confermate, ci siamo giocati pure la preside della scuola palermitana intitolata a Giovanni Falcone. Proprio lei, Daniela Lo Verde, santino della lotta alla mafia, insignita da Mattarella del cavalierato al merito e intervistata dalle tv di mezzo mondo in veste di paladina del riscatto di un quartiere disagiato. Quella che diceva: «Noi insegniamo legalità persino durante la ricreazione». E ora eccola, la signora Legalità, intercettata mentre si appropria dei computer pagati con i fondi europei, tarocca le firme degli allievi per giustificare il finanziamento di corsi mai realizzati e ordina alla figlia di prelevare riso, origano, tonno e sacchetti di patatine regalati alla mensa della scuola per rimpinguare la dispensa della loro casa al mare. Quando la declamata bontà sconfina nella presunzione di impunità.
Verrebbe voglia di non credere più a niente, come succede a quelli che credono a tutto, comprese le madonne piangenti e i complotti dei rettiliani. Il famigerato «storytelling» ci ha convinti che un ideale, per arrivare al cuore, abbia bisogno di appoggiarsi emotivamente alla favola di una persona, col bel risultato che quando la persona si rivela una delusione, anche l’ideale finisce per subire la stessa sorte. Ma è un atteggiamento puerile, un delegare ad altri qualcosa che è nostro. Se l’antimafia è una bandiera, siamo noi il vento che la fa sventolare, a prescindere dalla coerenza di chi la impugna.
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Forse il signor Gramellini non se ne è accorto ma a tanti, troppi, la voglia di non credere più a niente è già venuta da un pezzo, non si spiegherebbe altrimenti che ormai a votare non ci vada quasi più nessuno.
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Occorre sempre diffidare degli “eroi”…
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Io credo che il primo errore da non commettere sia proprio quello di “abbracciare” queste “figurine” a scatola chiusa. Così come in politica sperare nel classico “uomo forte” che ci porterà alla riscossa. Non abbiamo bisogno di “esempi forti”
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I primi a innalzare ad eroi questi personaggi sono proprio i giornalisti. Salvo poi dimenticarsene….
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Un tempo il Cavalierato al Merito della Repubblica ( non quello di Cavaliere del Lavoro che ha il Berlusca ed è diverso), veniva concesso con oculatezza e in caso di meriti protratti nel tempo e ben indagati. Insomma, era il Presidente della Repubblica in prima persona a metterci la faccia nel nome di tutto il Paese.
Ora viene dato a chiunque “serva” alla propaganda poliutica del momento.
Forse occorrerebbe un reset.
( Questi sono i nuovi… Cavalieri: insomma, basta occuparsi in vario modo di “accoglienza”, anche solo per una bambina del kossovo…)
https://www.ansa.it/sito/notizie/speciali/2023/02/25/onorificenze-al-merito-ecco-chi-sono-i-30-insigniti-da-mattarella_ce2b7d0d-fd70-4c85-92c1-94325b7542fb.html
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