Quel che resta del Covid: addio alle mascherine, ma non ovunque

L’Oms si appresta a dichiarare finita la pandemia: via libera il 4 maggio, stop ufficiale il 20. E in Italia protezioni necessarie solo in Rsa e reparti ospedalieri

(PAOLO RUSSO – lastampa.it) – ROMA. Dopo oltre tre anni dalla proclamazione dell’emergenza pandemica mondiale l’Oms si appresta a decretarne la fine, mentre il nostro ministro della Salute, Orazio Schillaci, è pronto a varare una nuova ordinanza che prorogherà l’obbligo di indossare le mascherine solo nelle Rsa e nei reparti ospedalieri di degenza che scade il prossimo 30 aprile.

L’incidenza dei contagi scende sempre più, mentre i ricoverati positivi al Covid sono soprattutto «per caso», ossia pazienti che scoprono di essersi contagiati solo al momento di fare il tampone d’ingresso e non perché abbiano i sintomi dell’infezione. Così, tanto a livello mondiale che nazionale, ci si appresta a lasciarsi una volta per tutte alle spalle la stagione del Sars-Cov-2.

Il primo passo lo farà Schillaci, che ha già dato disposizione ai suoi esperti di predisporre un’ordinanza che proroghi solo parzialmente l’obbligo di coprire naso e bocca con la Ffp2 nelle strutture sanitarie. Sicuramente non le si dovranno più indossare negli spazi fuori dai reparti ospedalieri. Quindi niente più obbligo per pazienti, sanitari e visitatori tanto nelle sale d’attesa che in ambulatori specialistici, studi odontoiatrici, laboratori d’analisi, bar e mense interni agli ospedali.

L’idea è invece quella di mantenerlo negli ambienti di cura frequentati da persone particolarmente fragili. Quindi senza dubbio nelle residenze socio assistenziali per anziani mentre l’unico nodo da sciogliere è se conservare l’obbligo in tutti i dipartimenti ospedalieri oppure lasciarlo solamente in quelli dove i pazienti correrebbero più rischi di altri se contagiati, perché immunodepressi o con più patologie gravi. In quest’ultimo caso a volto coperto si dovrebbe continuare a girare solo nei reparti di oncologia, in medicina di emergenza e urgenza, probabilmente nelle chirurgie. Ma è più probabile che si opti per lasciare le mascherine all’interno di tutti i reparti senza star lì a fare troppi distinguo, visto che, ad esempio, una frattura non aggrava di certo le condizioni di un paziente positivo, se non fosse che anche nelle ortopedie la maggioranza dei pazienti è over 70. Comunque si va verso un allentamento dell’obbligo di Ffp2 nelle strutture sanitarie. Ultimo retaggio della stagione dei divieti.

A livello mondiale la svolta arriverà invece il 4 maggio, quando il comitato di emergenza sul Covid-19 dell’Oms darà parere favorevole alla fine dello stato pandemico, che è già stato inserito all’ordine del giorno della riunione tra gli esperti. Anche se per la decisione finale bisognerà attendere ancora qualche giorno, quando l’Assemblea mondiale dello stesso Oms verso il 20 del prossimo mese dirà la definitiva parola fine sullo stato di emergenza pandemico internazionale. Una decisione che avrà ovviamente un forte impatto psicologico sulle popolazioni, ma anche pratico, visto che con la fine della pandemia andrà scemando anche la possibilità per l’Oms di dare indicazioni di contenimento dei contagi vincolanti per i singoli Stati. Anche se, tanto l’Oms che l’Ecdc europeo, continueranno a raccomandare i richiami vaccinali per over 75 e pazienti fragili. Magari declassando la pandemia a livello di «emergenza internazionale di salute pubblica» come lo sono il vaiolo delle scimmie, che sembra essere scomparso in Italia, e la Polio.

L’unica incognita in grado di far tornare l’Oms sui propri passi è la variante Arturo, anche lei figlia di Omicron, che in India in un mese ha generato una nuova ondata, con 66 mila casi pari a un più 497% rispetto al mese precedente. Da noi le sequenze di questa nuova versione del Covid si contano sulle dita delle mani e come sottolinea Gianni Rezza, direttore della prevenzione al ministero della Salute solo fino al 7 maggio, «in Italia la situazione è del tutto sotto controllo, con 21.779 casi registrati in una settimana, mentre le vittime sono state 129, meno di 20 al giorno, le stesse causate normalmente dall’influenza».

Resta comunque alta la vigilanza dell’Iss sulla variante Arturo, che nel sub continente indiano ha causato un aumento dei contagi nei bambini, anche molto piccoli. Casi caratterizzati da un sintomo raramente visto prima con gli altri mutanti della famiglia Omicron. A essere colpiti sono soprattutto gli occhi, con disturbi fastidiosi come rossore, bruciore e prurito. Sintomi simili a una congiuntivite allergica. Accompagnati da febbre alta, raffreddore e tosse. Ma la strada dell’uscita definitiva dall’era degli obblighi è già tracciata.

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