L’appello. Sulle questioni internazionali il Pd non fa nessun tipo di riflessione. Massimo Cacciari ha firmato l’appello per la staffetta pacifista del 7 maggio, contro l’invio di armi in Ucraina […]

(DI TOMMASO RODANO – Il Fatto Quotidiano) – Massimo Cacciari ha firmato l’appello per la staffetta pacifista del 7 maggio, contro l’invio di armi in Ucraina.
Contro l’invio di armi, certo, ma soprattutto per chiedere che finalmente il nostro Paese, insieme ad altri di buona volontà, lavori per aprire un tavolo di trattative serie, per evitare che questo conflitto assuma proporzioni ancora più tragiche e apocalittiche.
Per chiedere di applicare la Costituzione, in pratica.
Tra poco sarà il 25 Aprile, un’occasione buona per ragionare sulla Carta. Il famoso articolo 11 – al di là delle interpretazioni sulla prima frase, sul ripudio alla guerra di offesa – dà pure un’indicazione molto precisa, vincolante e imperativa: l’Italia s’impegna per promuovere la pace e sostiene le organizzazioni internazionali “rivolte a tale scopo”. A lei sembra che il nostro Paese sta lavorando per questo?
Sembrerebbe di no.
L’Italia è completamente assente. Come del resto l’Europa intera. Macron è l’unico che fa qualche scena, almeno. Poi c’è la scomparsa della Germania, che vive una crisi di ceto e leadership politica impressionante dopo l’uscita di scena della Merkel. La sparizione della Germania come voce politica – oltretutto su un tema vitale come il suo rapporto con l’Est – è un fatto enorme, anche nel quadro d’insieme della storia europea. Ma guardiamo al nostro Paese. Vabbè, il nostro Paese è quello che è.
Schlein non ha cambiato la posizione del Pd sulle armi, né il respiro sulle questioni internazionali. Ne è sorpreso?
Su questi temi c’è stata una débâcle culturale totale da parte della sinistra italiana ed europea, da tempo è sparita ogni voce. Magari un tempo le voci erano strampalate, ideologiche, quello che si vuole, ma l’assenza completa di ogni riflessione autonoma è piuttosto impressionante.
Questo nuovo appello arriva dopo 14 mesi di guerra. Oggi siamo al giorno 420.
Cos’altro possiamo fare? Il destino del conflitto è nelle mani degli Stati. E la responsabilità più grande nell’assenza di un tavolo di pace è europea. Questa guerra ci consegna un fatto: l’Europa, come destino politico, è finita. Le conseguenze sono drammatiche, perché laddove ci sono imperi in rotta di collisione e non c’è nessuna potenza in grado di operare mediazioni tra di loro, si può arrivare allo scontro finale. L’assenza dell’Europa non è da piangere per motivi ideali o etici, ma perché poteva diventare l’unica potenza in grado di essere un punto di equilibrio nelle tensioni tra i grandi imperi che si andavano profilando, dopo la caduta del Muro. L’unica che avrebbe potuto esercitare questo ruolo nel rapporto tra Stati Uniti e Cina: non saranno certo il Giappone o la Corea del Sud a farlo.
Leggo dall’appello: “Putin è il responsabile dell’invasione, ma la Nato, con in testa il presidente degli Stati Uniti Biden (…) contribuisce all’escalation e trasforma un conflitto locale in una guerra mondiale strisciante”. È ancora importante ribadire questo principio?
Mi pare evidente. Ormai lo riconoscono alcuni tra i più importanti analisti americani. Non solo Chomsky. Una cosa è condannare l’invasione, un’altra è non voler ragionare sulle cause. È un peccato comprendere le ragioni di un fenomeno storico? Io pensavo fosse il criterio fondamentale della scienza occidentale…
Ancora dall’appello: “Si prepara una resa dei conti dagli esiti imprevedibili con l’uso di proiettili a uranio impoverito e il rischio di utilizzo di armi nucleari tattiche”. Crede negli scenari apocalittici?
Come si fa a escluderlo? Lo ripeto: ci sono imperi in rotta di collisione, di diversa struttura e diversa consistenza. Vi è un impero in grande crisi per tanti motivi, quello russo; uno, all’opposto, in fortissima crescita, quello cinese; un altro che vuole mantenere legittimamente la propria egemonia nel mondo occidentale, gli Stati Uniti. È una situazione di pericolosissimo squilibrio, dagli scenari totalmente imprevedibili.
Secondo alcuni analisti militari le condizioni sul campo stanno mutando, si aprono le prospettive di una trattativa. Lei ci crede?
No.
Secco.
Finché il rischio della continuazione della guerra non sarà percepito come mortale dalle forze in campo, temo che si continuerà con questa guerra per interposta persona. Almeno fino alle Presidenziali americane.
Categorie:Cronaca, Interno, Interviste, Politica
Un Cacciari tristemente riflessivo quello di questa intervista. Di solitio è molto più reattivo ma “politicamente corretto” fino a nascondere completamente il casus belli che è da sempre o quasi made in Usa. Qui lui ammette che la guerra è tra Usa e Russia e gli ucraini sono solo quelli da mandare al macello sul fronte : è gia un passo avanti. Di questo passo ariveremo prima o poi a capire sul serio chi è l’invasore vero e chi la vittima che cerca di difendersi. della serie : l’ apparenza inganna.
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Congratulazioni U S A, lo scopo minare l’Unione Europea 7+ ci siete riusciti, che menti a Bruxelles e li paghiamo pure.
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