PORTE GIREVOLI – Il Rappresentante per la politica estera conferma: il processo di nomina è ancora aperto. La Farnesina non si opporrebbe. Anche al Quirinale non dispiacerebbe […]

(DI SALVATORE CANNAVÒ – Il Fatto Quotidiano) – Luigi Di Maio potrebbe avere ancora qualche chance di diventare Inviato speciale nel Golfo per l’Unione europea. La decisione finale spetta al Consiglio e al momento non figura una calendarizzazione della nomina. Ma, come spiega al Fatto l’ufficio dell’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, “tutti i passaggi della procedura sono stati eseguiti: creazione dell’incarico, definizione del mandato e sue modalità; i candidati sono stati sentiti ed è stata formata la short list, resta solo da definire la scelta del miglior candidato o candidata e la sua nomina da parte del Consiglio”.
L’Alto rappresentante non conferma se Di Maio possa essere o no nominato, ma solo che è uno “dei candidati che è entrato nel processo” indicato dal governo italiano, non quello attuale, ma quello precedente.
Il processo di selezione, quindi, non si è fermato come si supponeva dopo lo scoppio dello “scandalo Qatar” che in parte ha lambito l’attività della Commissione. La short list finale, infatti, era formata, oltreché da Luigi Di Maio, anche dall’ex inviato dell’Onu in Libia, lo slovacco Jan Kubis, il cipriota Markos Kyprianou e l’ex ministro degli Esteri della Grecia ed ex Commissario Ue, Dimitris Avramopoulos. Ma Avramopoulos è finito impigliato nella vicenda Qatar-Panzeri non solo perché componente del board della Ong facente capo a quest’ultimo, ma anche perché ne riceveva un compenso.
In seguito alla vicenda giudiziaria non sembra che il rappresentante greco possa essere selezionato per l’incarico, e questo farebbe pensare che nel momento in cui il Consiglio dovesse decidere, Di Maio avrebbe le migliori chance, anche se a Bruxelles c’è chi sussurra che difficilmente un incarico del genere possa essere conferito a chi non è nemmeno laureato. Di Maio, però, è stato due volte ministro degli Esteri, vicepresidente del Consiglio, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, vicepresidente della Camera e questo depone certamente a suo favore.
Dell’ipotesi di un Inviato speciale europeo si era iniziato a discutere verso la fine del 2022 quando la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, aveva annunciato l’intenzione di Borrell di nominare un Rappresentante speciale per il Golfo Persico, “per rafforzare l’impegno con la Regione”.
Una decisione che forse già guardava ai movimenti convulsi in un’area in cui si è palesata recentemente la forte influenza cinese, sponsor della pacificazione tra Iran e Arabia Saudita in Yemen, dove la stessa Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, fedeli alleati di Usa e Occidente, hanno iniziato a intessere rapporti più stretti anche con la Russia, nonostante la guerra in Ucraina, e dove gli interessi europei fatti di approvvigionamento petrolifero e vendita di armi sono sembrati in bilico.
L’ipotesi della candidatura Di Maio, frutto evidente di una iniziativa a opera del presidente del Consiglio di allora, Mario Draghi, che aveva avanzato la candidatura e speso le sue buone influenze europee per sorreggerla, aveva però destato molte polemiche – l’ex ministro degli Esteri era appena uscito devastato politicamente dalla scissione del M5S e dalla sconfitta elettorale del 25 settembre – ed era sembrata una beffa per il governo appena insediato di Giorgia Meloni, costretto ad accettare un incarico mai richiesto.
Quello che oggi però appare chiaro è che una volta depositata sul tavolo del Consiglio europeo, l’Italia non si opporrà a quella nomina. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani lo ha detto più volte e lo ribadisce a chi gli parla del dossier: Di Maio non è un candidato dell’attuale governo, ma non per questo verranno fatte mosse pubbliche o sottobanco per bloccarlo. Forse anche perché la nomina di Di Maio sembra essere benvoluta dal Quirinale.
quando il Quirinale la smetterà di dettare la linea ai governi e tornerà a fare il suo lavoro di garante imparziale della Costituzione, non sarà mai troppo presto.
ma questo accadrà quando Mazzancolla, che ormai svetta nella classifica dei peggiori presidenti della Repubblica italiani, si leverà una buona volta dalle balle.
perché uno che pensa che si possa conferire un incarico diplomatico delicato a Di Maio è uno che dovrebbe fare a tutti il favore di sloggiare e andare a dar da mangiare ai piccioni al parco o a guardare cantieri come un umarell qualunque.
e rischierebbe di fare danni pure lì.
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In mezzo a tante lote ci sta’ bene pure giggino
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Razzi è da preferire. Malgioglio in alternativa.
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No, meglio Al Bano.
In quella posizione, il suo prestigio internazionale farebbe la differenza…
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Di Maio ancora spera di essere mandato in quel paese.
E mandiamocelo noooo?
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