Dopo il botta e risposta tra Roma e Mosca, ecco chi sono e dove operano i miliziani al servizio della Russia

(di Manuela Perrone – ilsole24ore.com) – «Mi sembra che ormai si possa affermare che l’aumento esponenziale del fenomeno migratorio che parte dalle coste africane sia anche, in misura non indifferente, parte di una strategia chiara di guerra ibrida che la divisione Wagner, mercenari al soldo della Russia, sta attuando, utilizzando il suo peso rilevante in alcuni paesi Africani». È stato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, lunedì 13 marzo, a far partire per primo l’accusa del Governo con una nota diffusa poco dopo il vertice a Palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni, i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini videocollegati, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e i direttori dei servizi segreti.
Crosetto: «Ue e Nato aprano gli occhi sul fronte Sud europeo»
«Ue, Nato e Occidente, così come si sono accorti che gli attacchi cyber facevano parte dello scontro globale che il conflitto ucraino ha aperto – ha continuato Crosetto – oggi sarebbe opportuno capissero che anche il fronte Sud europeo sta diventando ogni giorno più pericoloso. Dovrebbero inoltre prendere atto che l’immigrazione incontrollata e continua, sommata alla crisi economica e sociale, diventa un modo per colpire i Paesi più esposti, in primis l’Italia, e le loro scelte geostrategiche, chiare e nette». L’avvertimento alla Nato è chiaro: l’Alleanza rischia di incrinarsi «se i Paesi più esposti a ritorsioni di vario tipo (come aprire i “rubinetti” dell’immigrazione da parte di alcuni Stati) vengono lasciati soli». Parole che sono valse al ministro la replica del capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin: «Crosetto dovrebbe guardare meno in altre direzioni e occuparsi dei suoi problemi, che probabilmente non è riuscito a risolvere. Noi non siamo al corrente di ciò che sta succedendo con la crisi migratoria, non ce ne occupiamo, abbiamo un sacco di problemi nostri di cui occuparci». Tutto condito da un insulto pesantissimo in russo: «Crosetto “mudak”».
La preoccupazione di Meloni e Tajani
Nelle stesse ore, anche Tajani, incontrando in Israele il primo ministro Benjamin Netanyahu, inviava lo stesso messaggio di «preoccupazione» per il fatto che «molti migranti arrivano da aree controllate dal gruppo Wagner. Non vorrei ci fosse un tentativo di spingere migranti verso l’Italia». E in serata la stessa presidente del Consiglio, intervenendo alla presentazione del libro di padre Antonio Spadaro, “L’Atlante di Francesco”, ha rincarato la dose: «Sarebbe più facile mettere la testa sotto la sabbia, lasciare che siano dei mafiosi a decidere chi deve arrivare da noi, lasciare che arrivi da noi solo chi ha soldi per pagare quei mafiosi, lasciare che in Africa continuino a prendere piede i mercenari della Wagner e i fondamentalisti».
Boom di partenze dalla Tunisia: cresciute di quasi dieci volte
Ma come si spiega il j’accuse all’unisono del Governo e il botta e risposta con Mosca? Alla riunione con l’intelligence sono approdati due elementi che si “parlano”: i numeri delle migrazioni verso l’Italia nei primi mesi di quest’anno e un’analisi di scenario centrata sul Nordafrica. Perché in neanche tre mesi, dall’inizio di gennaio al 13 marzo, sono sbarcati sulle coste italiane ben 20.017 migranti, contro i 6.152 dello stesso periodo dello scorso anno. E le partenze dei barconi dalla Tunisia sono aumentate di quasi dieci volte: da 1.360 immigrati a 12.083.
I gruppi criminali attivi in Nordafrica
È proprio la Tunisia la sorvegliata speciale, insieme alla Libia, da cui fino al 13 marzo quest’anno sono partiti natanti con 7.057 persone, rispetto alle 3.925 dello scorso anno. La relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza dedica un ampio approfondimento all’«attivismo dei network criminali» in questi due Paesi: in Libia denuncia «la presenza di strutturate reti criminali con proiezioni transnazionali, attestate soprattutto a Zuwarah, Az Zawiyah e Sabratah»; in Tunisia – accanto ai gruppi criminali autoctoni – segnala l’emergere di «alcuni sodalizi criminali composti da cittadini tunisini e italiani coinvolti in vari traffici illeciti tra cui il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare».
Dove operano i miliziani della Wagner
La stessa relazione fotografa la presenza della compagnia privata militare russa Wagner (fondata nel 2013 e chiamata così in onore del compositore tedesco Richard Wagner) in Ucraina, ovviamente, ma anche in un folto grappolo di Paesi africani: Libia, Mozambico, Repubblica centrafricana, Mali, Sudan. Come sottolinea l’Ispi, dei 27 Stati in cui al 2021 era stata rilevata la presenza di compagnie private militari russe, la metà si trovava nell’Africa subsahariana. Un’avanzata vertiginosa a partire dal 2017, che ha fatto la fortuna di Prigozhin: da venditore di hot dog a gestore del catering del Cremlino, è stato via via ricompensato per l’attività dei suoi mercenari a colpi di concessioni minerarie «che negli ultimi quattro anni gli hanno fruttato oltre 250 miliardi di dollari, nonostante le sanzioni occidentali provino invano a bloccare tali rendite».
La strategia di Mosca e il ruolo geostrategico dei mercenari
Wagner è diventata via via uno strumento politico, aggiunge l’Ispi, perché «Mosca può schierare contingenti militari, che non riconosce ufficialmente, in Paesi ricchi di risorse e con una governance debole, dove offre sostegno militare, tecnico e logistico in cambio di vantaggi economici e geopolitici». E con l’evolversi nella guerra in Ucraina, i miliziani «assumono un sempre più evidente ruolo militare e geostrategico per Mosca, in Europa come altrove». Dal canto loro, i nostri 007 sono convinti che dietro il vertiginoso aumento di partenze di migranti verso l’Italia ci sia proprio l’impronta di Wagner, che in Libia, dove presidia i pozzi petroliferi e opera dal 2018 in Cirenaica, nell’est del Paese, per sostenere il generale Khalifa Haftar nella guerra civile contro il governo di Tripoli.
L’opera di destabilizzazione della Libia
Fonti di Tripoli, contattate da Adnkronos, ieri hanno confermato che i miliziani al soldo dei russi sarebbero in Libia fino a 2mila e che usano i flussi di migranti verso l’Europa come «uno strumento per ricattare l’Occidente in generale e l’Italia in particolare», nell’ambito della guerra ibrida condotta da Mosca. Guerra che comprende la continua destabilizzazione della Libia, tanto che ancora nei giorni scorsi ha respinto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite l’iniziativa di pace dell’inviato dell’Onu, Abdoulaye Bathily, che punta all’approvazione di una roadmap e della legge elettorale entro giugno, per poi arrivare al voto entro la fine dell’anno.
Torna in auge l’ipotesi di potenziare la sorveglianza in mare
Proprio le stesse fonti, però, ridimensionano l’allarme sui 685mila stranieri che sarebbero pronti a partire dalle coste libiche (il numero, secondo il Corriere della Sera, sarebbe contenuto nei report riservati dei servizi trasmessi al Governo). Anche se i 20.017 arrivi totali in neanche tre mesi (più che triplicati rispetto allo stesso periodo del 2022) non lasciano ben sperare, se proiettati lungo tutto l’anno. Ecco perché il Governo – oltre a reiterare l’appello all’Europa perché intervenga e non lasci sola l’Italia «in questa battaglia di civiltà» rappresentata dalla lotta ai trafficanti – medita sul ripristino della norma che era stata stralciata dal decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri a Cutro: quella che potenziava la sorveglianza marittima affidandone il coordinamento alla Marina militare.
Il rischio battaglia in Parlamento
Si vedrà in Parlamento, dove il Dl è atterrato. In commissione Affari costituzionali del Senato già si annuncia battaglia, innanzitutto sulla stretta alla protezione speciale cara alla Lega, che già punta a nuovi giri di vite. Ma le opposizioni sbarrano la strada. «Prima era colpa delle Ong, ora è un complotto della Wagner. La realtà è che le migrazioni sono un fenomeno complesso e non si affrontano con lo scaricabarile», twitta la deputata Pd Lia Quartapelle, vicepresidente della commissione Esteri di Montecitorio.
Le opposizioni: «Non basta limitarsi a gridare al complotto»
«Attendiamo che dal Governo arrivino serie proposte per governare le migrazioni, invece di ridicola propaganda». Il senatore dem Antonio Misiani, pur esprimendo solidarietà a Crosetto per le offese di «un tagliagole come Prigozhin», ha invitato dallo studio di Agorà su Rai Tre il ministro a riferire in Parlamento per spiegare «che cosa sta accadendo in Libia, quali informazioni sono a loro disposizione e soprattutto cosa intendano fare». Mentre il leader di Azione, Carlo Calenda, avvisa: quelli delle migrazioni «sono numeri giganteschi e destabilizzanti per la stessa Africa. Bisogna avere una visione. Noi parliamo del karaoke di Salvini e Meloni, abbiamo un Governo che dice che c’è un compliotto internazionale. Wagner sta in Africa da tantissimo tempo, è uno dei fattori di destabilizzazione insieme a terremoti e guerre, ma bisogna predisporre qualcosa e non aspettare il disastro».
Non riesco a capire dov’è il problema? La donna cristiana prometteva BLOCCO NAVALE, aha non si puo fare e ora è colpa del famigerato Wagner?
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È solo l’ennesimo capro espiatorio.
Patetici.
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Articolo uguale al servizio che ho visto su Sky, se i lettori di Infosannio non ci credono che vadano in cerca d’informazioni , magari quelle vere .
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“Fonti di Tripoli”
Ah beh, se lo dicono “Fonti di Tripoli” …
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Non sapevo che i russi della Wagner controllassero tutto il Nord Africa e pure la Tunisia, per non dire della Turchia… Ma che si sono bevuti? Adesso si arrampicano pure sugli specchi, invitando la NATO a fare altrettanto. Poveri noi!
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Migranti, cosa c’entra il boom di sbarchi con i mercenari della Wagner?
Un ca22o!!!! Scusate, ma ste putt4nate come fanno anche solo a pensarle?
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Ma basta con queste stronzate scritte dal salotto di casa milamese
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