La buona notizia per il cosiddetto Terzo Polo è che in effetti è terzo, ma solo se gareggiano in tre (frattaglie escluse). Non essendosi ancora espressi entrambi i leader, non è chiaro se il 4% conquistato da Azione-Iv in Lazio e in Lombardia[…]

(DI DANIELA RANIERI – Il Fatto Quotidiano) – La buona notizia per il cosiddetto Terzo Polo è che in effetti è terzo, ma solo se gareggiano in tre (frattaglie escluse).
Non essendosi ancora espressi entrambi i leader, non è chiaro se il 4% conquistato da Azione-Iv in Lazio e in Lombardia verrà smezzato alla pari, 2% a Renzi e 2% a Calenda, o se uno dei due si intesterà il 3%, che è comunque più vicino al 38% che i due detengono su Twitter e che giustifica la boria di cui sono in pari misura insufflati.
Purtroppo Renzi tace (è schivo, rifugge i trionfi), ammesso che stia in Italia e non a Riad dove le sue doti sono più apprezzate; invece Calenda, che da anni sostiene che gli italiani non lo votano perché sono analfabeti funzionali, si fa intervistare dal Corriere: “Insomma, hanno sbagliato gli elettori?”, gli chiede la cronista, e lui: “Sì, non ho timore di dirlo. È la maledizione italiana: si vota per appartenenza. Sono di destra voto la destra, sono di sinistra voto la sinistra”, invece di votare la sinistra se si è di destra e la destra se si è di sinistra come sarebbe logico, o, come vorrebbe lui, di votare lui, che non è né di destra né di sinistra, ma è un po’ più di destra che di sinistra, motivo per cui chi è di destra vota effettivamente la destra invece che un pallido e arrogante imitatore.
Benché nel Lazio Azione-Iv abbia appoggiato (anzi: imposto al Pd) D’Amato, che infatti ha perso (ma dà la colpa a Conte), è la sconfitta in Lombardia che pesa di più a Calenda: “Non si spiega”, dice, “come gli elettori abbiano potuto votare Fontana, dopo la gestione del Covid”. Su questo ha ragione, ma si guarda bene dal domandarsi come mai la gente preferisce non votare o votare uno come Fontana piuttosto che Letizia Moratti (che comunque con la sua lista ha preso 30mila voti in più dei mediaticissimi Matteo e Carlo): amazzone di Berlusconi (che infatti l’ha endorsata in extremis), lottizzatrice Rai pro-Mediaset, privatizzatrice selvaggia, condannata dalla Corte dei Conti per consulenze d’oro, anti-darwinista, classista (voleva dare più vaccini alle Regioni col Pil più alto), ideatrice della scuola-azienda delle tre “i” (ispirazione della orrenda “Buona Scuola” di Renzi), praticamente la candidata che tutti avrebbero voluto (ma che tutti hanno scaricato, tranne appunto i due riciclatori).
Renzi manda avanti i suoi pezzi grossi. Scalfarotto: “Non dobbiamo farci influenzare da una giornata negativa che non inficia la validità di un progetto politico”, ma figuriamoci, continuate così. Marattin: “La sfida del Terzo Polo è ottenere consenso più duraturo… Magari falliremo, per carità”, chissà come gli viene in mente. Elena Bonetti redarguisce Enrico Letta che accusa M5S e “Terzo Polo” di non aver voluto coalizzarsi: “Enrico, niente lezioni di strategia: avete messo la testa di Mario Draghi sull’altare della vostra linea di alleanza strutturale con i 5S”, per dire la lucidità di questa Bonetti, dopo che le Politiche hanno rivelato la natura fantasy dell’agenda Draghi, a cui il Pd si era ridicolmente votato, motivo per cui è stato punito dagli elettori che hanno premiato FdI, l’unico partito che non faceva parte del governo Draghi.
Calenda non se ne fa una ragione. Azzarda un’aporia ontologica: “Nelle elezioni Regionali se siamo in coalizione perdiamo perché scegliamo una parte, se siamo fuori (perdiamo, ndr) per voto utile”. È un bel problema. Praticamente ha capito che per vincere le elezioni bisogna vincerle e che loro non contano niente dovunque li metti. Rinfaccia ai giornali di averlo illuso: “Avete tutti scritto che la Moratti era la candidata perfetta per la Lombardia”, e anche su questo ha ragione: i media padronali ci hanno brasato i corbelli per mesi con ritratti a tutta pagina della signora con cinque cognomi, analisi sulle virtù taumaturgiche del “centro solido” morattiano, sedute spiritiche per evocare la Thatcher di cui ella è la reincarnazione; Repubblica vedeva in lei la “sinistra fluida” che desse “una sveglia al Pd”, e intervistava direttori di teatro, notai, registi, insomma il popolo che non vedeva l’ora di votare la competente Letizia. La quale Letizia la prende meglio di Calenda: “Tante persone non sapevano che questa settimana si votava il 12 e il 13”, infatti ci sono code tra Brembate e Cernusco sul Naviglio di gente che pensava si votasse oggi e si sta recando ai seggi per votare lei; del resto è stata “una campagna in pieno inverno con un freddo terrificante”, dal che si deduce che una lista Moratti ai Caraibi varrebbe il 40%.
(Mentre scriviamo, Calenda diffonde un video – dietro di lui, la scritta involontariamente comica “L’Italia, sul serio” – con cui insegna agli altri come si vincono le elezioni: “Quindi, cosa bisogna fare? Fare più rapidamente il partito unico e continuare a lavorare territorio per territorio!”; l’ipotesi di ritirarsi a vita privata per non molestare ulteriormente gli italiani ovviamente non è contemplata).
Grande Daniela! Dell arroganza e supponenza della coppia Ollio & Ollio ne abbiamo pieni gli otri , unita poi alla tracotanza della ” vien dal mar dei Caraibi” ce n È piu che abbastanza, va bene cercare tutti di rubare i soldi del pnrr , ma a volte ci sarà pure un limite! Mandiamoli tutti al Casinò di Venezia ( che trveranno chiuso) a giocarsi i risultati , chissà facciano il botto !
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La vera storia di Carlo Calenda:
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Standing ovation!
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DR fantastica! La adoro🌟
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Mal comune mezzo gaudio. Risaniamoci l’umore con questi due str zi sciagurati, così dimentichiamo l’astensionismo, la vittoria di Giorgia la Stro za e i suoi fan, e il tionfalismo da manicomio di Letta l’ottuso, e le ridotte al minimo potenzialità del m5s partitizzato.
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