
(Alessandro Orsini) – L’opinione pubblica si manipola così. Il governo Draghi invia un primo “pacchetto” di armi pesanti dicendo: “L’Ucraina è stata aggredita, non possiamo stare a guardare!”. Il primo invio di armi pesanti e il rifiuto di ogni mediazione diplomatica da parte di Biden, Stoltenberg e Ursula von der Leyen contribuiscono ad aggravare la guerra e allora il governo Draghi dice: “Diamine! Non vedete che la guerra prosegue? Non possiamo stare a guardare, dobbiamo inviare un secondo pacchetto di armi!”. Il secondo invio di armi e il rifiuto di ogni mediazione diplomatica da parte di Biden, Stoltenberg e Ursula von der Leyen aggravano il conflitto. E, così, si arriva al sesto invio di armi pesanti con il governo Meloni e tutti a correre verso la Terza guerra mondiale però Corriere della Sera, Repubblica, la Stampa, il Foglio, Libero, il Giornale e Radio 24, mica ce lo dicono, mica ce lo spiegano. Il compito principale di questi quotidiani e di queste radio è fare informazione per creare consensi intorno alle decisioni della Casa Bianca. Nasce così lo spettro del “putiniano”, un’invenzione liberticida di Luciano Fontana, Maurizio Molinari, Massimo Giannini. Fanno informazione, come no, ma non per aiutare i cittadini a comprendere le forze profonde che spingono il mondo verso esiti auto-distruttivi perché quelle forze profonde, come dimostrano la Prima e la Seconda guerra mondiale, nazismo e Olocausto incluso, scorrono nel sottosuolo della società occidentale come un fiume carsico. Quelle forze siamo noi. Hitler mica era russo; mica era nordcoreano. Aiutare a capire: non è questo il fine dell’informazione stile Repubblica e company. Quindi Putin sarà rovesciato a breve, però non viene rovesciato; quindi la Russia crollerà a breve per via delle sanzioni, però non crolla; quindi l’esercito russo è di cartone e sta per essere spazzato via, però sta sempre lì a rifilar ceffoni e che sberle. In Italia non esiste vera libertà di informazione sulla politica internazionale. La libertà dell’informazione sulla politica internazionale in Italia è pari a quella in Iran, Russia, Siria, Egitto, Arabia Saudita e Corea del Nord.
Categorie:Cronaca, Editoriali, Interno, Politica
Grottescamente vero.
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Perché non tentare di fare, prima che sia troppo tardi, il seguente scambio tra Ue e Putin allo scopo di accelerare i tempi di un negoziato di pace?? “Noi non inviamo, per tre mesi, armi all’Ucraina e tu ti siedi al tavolo delle trattative”. Non succederà niente? Bisognerebbe provare però! Si dirà: ma l’Ue è schierata con Biden e non possiamo farci niente. Ma l’Ue chi? Pochi giorni fa la ministra della difesa tedesca si è dimessa in dissenso con Scholz che, cedendo ai desiderata di Biden, ha deciso di inviare carri armati di ultima generazione all’Ucraina. Quindi l’Ue non è quel monolite che si credeva. Se poi gli eletti 5* a Strasburgo decidessero di ritirare l’appoggio a Frau Ursula per dimetterla, e spingessero per sostituirla con una personalità critica meno sottomessa ai voleri guerrafondai degli Usa… farebbero certamente un gesto che potrebbe portare a qualche risultato. E’ possibile mostrare a Washington un altro orientamento, più dialettico rispetto all’attuale totale e cieca sudditanza neanche fossimo all’indomani della seconda guerra mondiale, quando gli americani si piazzarono in Europa e da lì non hanno mai mosso il qulo per ritornarsene a casina?? Son passati quasi 80 anni, caxxo!!! Si dice che dopo tre giorni un ospite, come il pesce, comincia a puzzare! E dopo OTTANT’ANNI???
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Io suggerirei ad Orsini di correre in Ucraina, prendere i bambini e portarli al sicuro in Russia, così potranno stare con gli altri due milioni e mezzo di ucraini deportati, buona parte in Siberia.
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Paola, interessante str….ata
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La poveretta ha grossi problemi psichiatrici e inoltre è il solito psicopatico multinick
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In Siberia? Quali sono le sue fonti Ci saranno pure i deportati, ma molti sono solo fuggiti dalla guerra ed evidentemente si sentono più sicuri in Russia.
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In Russia può far sentire la sua anche uno in galera(i nostri media ne hanno riportato addirittura le videolamentele dal carcere:vedi un po !) per alto tradimento per essersi asservito al nemico con false dichiarazioni sul suo presunto avvelenamento : Navalny . Dove c’è la dittatura e dove non c’è ?
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Cesare, invece nella democratica Ucraina nessuno può esprimersi dal carcere perché i dissidenti vengono fatti fuori senza tante storie, 11 formazioni politiche sono state messe fuori legge, un giornale indagato (e sappiamo cosa vuol dire) per aver rivelato che le forniture di vettovaglie all’esercito costano il triplo del prezzo di mercato – notizia vera, infatti Han dovuto fare un ripulisti di corrotti – e l’eroe in maglietta puzzolente ha stabilito per decreto che nessuno può aprire negoziati di pace con Mosca. E questa è la democrazia che i nostri governanti ci obbligano a supportare come baluardo della civiltà occidentale . Finiranno per prenderla ad esempio per ridurci ancor più a sudditi, bella prospettiva.
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Navalny?
Quello che ha Hitler tatuato sul torace, ma fa tanto il democratico e il falso avvelenato (durante un viaggio aereo e non rischiando la vita)?
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😵💫Quella del tatuaggio mi è nuova
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Qualcuno ha pubblicato la foto, qui su Infosannio, o forse un video…
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Virgy, da una breve ricerca appena fatta, pare che sia una bufala, un fotomontaggio riportato da varie testate…
Ritiro l'”accusa” e mi scuso. 🙏🏻
https://www.bufale.net/la-foto-del-saluto-nazista-di-alexei-navalny-con-il-tatuaggio-di-hitler-e-falsa/
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Se vi capita fermatevi a pranzare dal sig. hidenaka,dove i valori sono rimasti quelli di una volta
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Ucraina, due volte Il Bel Paese anche come corrotti e ladri?
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Va bene l’atavico vittimismo orsiniano, ma questa non si può proprio sentire.
Nei suddetti REGIMI (non a caso chiamati così), notoriamente intolleranti a qualunque critica verso gli stessi, visti i numerosi precedenti è assai lecito ritenere che, per molto meno, uno come Orsini sarebbe stato silenziato (oppure, più probabilmente, eliminato fisicamente) già da un bel pezzo.
Prevengo l’inflazionatissima obiezione “e allora Assange?” facendo notare che in occidente un caso vergognoso come il suo, comunque imparagonabile a ciò che succede altrove (v. Khashoggi e Politkovskaja), fortunatamente resta l’eccezione e non la regola.
Proprio grazie a quella libertà di cui Orsini è negazionista, i suoi scritti vengono pubblicati non da qualche remoto angolo del dark web alla portata di pochi hacker, ma da quotidiani a tiratura nazionale e dai social media, inoltre appare frequentemente in tv (ma Cartabianca non l’aveva censurato? Hanno censurato la censura?) e su video ospitati da piattaforme occidentali.
Se in Italia non esistesse libertà di informazione sulla politica internazionale, Orsini sarebbe rimasto quel personaggio semisconosciuto al grande pubblico che era fino ad un anno fa invece di aver conosciuto, buon per lui, l’apice della propria carriera professionale.
Una prece per chi ha scoperto solo oggi, con la guerra in Ucraina, che l’informazione mainstream va a braccetto col potere.
Siamo nel 2023, ormai è da qualche decennio che l’informazione mainstream non è più la sola accessibile ad un vasto pubblico, e lo dimostra il fatto che chiunque ha in tasca lo strumento per ascoltare tutte le campane che vuole, compresa quella orsiniana.
Se poi si ha la pretesa di dettare sommari e palinsesti secondo le proprie personali preferenze, beh, questa è davvero una bella pretesa.
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Vorrei chiedere agli inviati se possono girare liberamente senza restrizioni e riferire senza controllo .
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Ben detto Jonny
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A quanto mi risulta sputink e RT Sonia stati banditi, YouTube e varie censurano apertamente siti e video russi, e non venire a dire che anche in Russia succede, in Russia non puoi raccontare balle altrimenti paghi, cosa che da noi più ne raccontano più sono bravi. Ed è perciò che i giornalisti sono scappati in massa, proibito dire balle.
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Mio caro Cagliostro, la differenza non è che in Russia paga chi racconta balle, ma che in Russia paga anche e soprattutto chi racconta la verità, come dimostrato dalla tristemente nota legge che vieta di chiamare “l’operazione speciale” col suo nome, ovvero GUERRA.
Anche da noi, fin dai tempi della “missione di pace” in Iraq, vigeva questo tipo di ipocrisia, ma chiamarla col suo nome non era certo proibito e sanzionato dalla legge, e infatti molte voci contrarie non si sono fatte problemi a definirla come andava fatto, e lo hanno fatto su media accessibili a chiunque, è questo ciò che conta.
Se poi pretendi che Romita aprisse il TG1 con “l’aggressione militare all’Iraq”, è un problema tuo.
Certo, chi ha opinioni scomode per il potere dificilmente potrà mai avere una prosperosa carriera al Corsera, ma vivaddio non viene silenziato per legge, e chi vuole ascoltare dette opinioni ha comunque tutte le possibilità per farlo.
Se tu ritieni di sminuire questa (per me enorme) differenza per difendere le tue posizioni, lo posso anche capire, ma trovo inconcepibile arrivare a sostenere che in fondo ci sia più libertà dove esistono i reati d’opinione.
La nostra sarà anche una pseudodemocrazia, ma mettere sullo stesso piano l’Italia (e in generale l’occidente) coi alcuni dei regimi più liberticidi sulla faccia della terra (tra cui i rinascenti sauditi, dove le donne hanno si e no i diritti che qua avevano nell’ottocento, e la Corea di Ciccio Kim), come ha fatto Orsini, è a dir poco DEMENZIALE.
Chi non è d’accordo non deve parlarne con me, ma con Amnesty International e Reporters Sans Frontières.
P.S: in Russia, chi lo decide quali sono le balle e che cosa invece è verità? Per l’appunto.
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X J.Dio:
Assange in effetti è in prigione per volere USA e non è un giornalista qualsiasi.
Snowden invece è libero in quanto protetto dalla kattiva Russia.
Già solo per questo dovresti tacere.
Ma siccome pare che siano a corto di carne umana da buttare nel tritacarne, sarebbe il caso di farti vedere dalle parti di Kiev. Così finalmente ti arruoli per la democrazia ucronazi e muori felice di servire una buona causa.
Ecco quel che accade da quelle parti, molto democratico, vero?
Quel braccino alzato dovesti usarlo per farti l’auto-fisting. Sempre meglio che stare qua a scrivere quel che scrivi.
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Stai delirando, non hai qualcuno che possa starti vicino? Io faccio quello che posso, ma non sono abbastanza qualificato.
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Jonny Dio, sono felice che lei si senta libero, lo gridi forte: “in Italia siamo liberi!” Poi guardi le classifiche sulla libertà di informazione in Italia (quelle di cui da almeno tre anni non si parla più perché ora probabilmente in tutto l’Occidente
la libertà la decidono i fabbricanti e trafficanti d’armi alla Crosetto)…Nel frattempo le sanzioni alla Russia ci hanno portato un saldo commerciale negativo di 25 miliardi, ma questo, dirà, è il prezzo della libertà. Il governo Meloni, paladino della libertà, nei fatti un Draghi bis, per continuare con questa follia, taglia su sanità e su scuole, aprendo all’ingresso di fondazioni e privati senza che nessuno alzi un dito, gli enti locali sono al collasso o sopravvivono perché hanno tagliato i servizi al cittadino, e la Meloni in tutta libertà sta per firmare l’ultimo strozzinaggio del MES (al quale in campagna elettorale si era opposta).
Viva la libertà!
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La ringrazio, ma dovrebbe spiegarlo a chi, Orsini e relativi fanboy in primis, ha il coraggio di sostenere che il nostro grado di libertà sia pari a quello di chi paga 100 e più posizioni di distacco da noi (che non siamo certo un faro).
La informo inoltre che è una pia illusione ritenere che la famosa superpotenza nota come Italia sia mai stata nella posizione di potersi sottrarre dall’applicazione delle sanzioni, con tutto ciò che purtroppo ne consegue.
¡Hasta siempre!
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Confetti ai porci.
Non è guerra per procura, la scelta definitiva di Kiev
di Angelo Panebianco 29 gennaio 2023
Le armi della Nato non sarebbero servite da sole a fermare «l’operazione speciale», l’invasione russa dell’Ucraina. A fermarla è stata la volontà degli ucraini di non soccombere, di non farsi schiavizzare da Putin
Quasi sempre le nostre affermazioni sul mondo che ci circonda, anche quando ci sforziamo di presentarle come obiettive, si reggono su un «non detto», su un insieme di assunti impliciti. Svelarli aiuta a capire perché le persone scelgono di interpretare in un modo oppure in un altro le cose del mondo. Due idee circolano fra i critici dell’appoggio occidentale alla Ucraina. La prima è che quella degli ucraini sia una «resistenza per procura», per conto terzi. È il governo degli Stati Uniti che se ne serve perpetuando così la guerra. Essa non sarebbe altro che un aspetto della competizione di potenza fra Stati Uniti e Russia.
La seconda idea è che Zelenzky sia un prepotente, un ingordo. Vuole addirittura vincere la guerra. Va ricondotto a più miti consigli, deve abbassare la cresta. Tanto l’idea della resistenza per procura quanto il giudizio su Zelensky, si reggono su un assunto: nelle guerre, e più in generale nella politica internazionale, contano solo i governi, le persone comuni non contano nulla, ciò che esse credono e vogliono vale meno del due di picche. Ci sono alcuni «pupari» e tutti gli altri sono pupazzi manovrati dai primi. È vero: come ha scritto Goffredo Buccini (Corriere, 28 gennaio) questo sembra essere anche il credo di certi analisti di professione della politica internazionale, interessati a studiare solo le mosse dei governi. In ogni caso, l’idea che sia irrilevante ciò che vogliono le persone comuni è condivisa oggi da quasi tutti i critici del sostegno occidentale all’Ucraina.
La resistenza per procura è una variante di quelle che si sono sempre chiamate «guerre per procura», ossia quelle guerre locali in cui due grandi potenze rivali si scontrano indirettamente lasciando che sui campi di battaglia si azzuffino i rispettivi clientes. La guerra locale non sarebbe altro che una manifestazione del confronto fra le grandi potenze. Ma le guerre per procura sono come gli Ufo: tanti credono nella loro esistenza, nessuno ha mai portato prove convincenti.
In realtà, le guerre per procura non sono mai esistite: coloro che localmente si combattono lo fanno per ragioni che dipendono dai loro (locali) contenziosi. Lungi dall’essere i pupari le grandi potenze si accodano, sono obbligate a sostenere, ciascuna, il proprio cliente.
Per le stesse ragioni non esiste nemmeno la resistenza per procura. Le armi della Nato non sarebbero servite da sole a fermare «l’operazione speciale», l’invasione russa dell’Ucraina. A fermarla è stata la volontà degli ucraini di non soccombere, di non farsi schiavizzare da Putin. Zelensky è la loro guida ma nulla avrebbe potuto se un intero popolo non avesse scelto di seguirlo nella difesa del proprio Paese e della propria libertà. Nelle guerre non c’è mai soltanto in gioco il potere di questo o di quello. Prima ancora, conta ciò che pensano e vogliono quelle persone comuni, ignorate o sottovalutate dai critici dell’appoggio occidentale all’Ucraina. Invece di avanzare la pretesa che gli americani, insieme agli altri occidentali, ricattino gli ucraini negando loro le armi se non vorranno cedere a Putin ampia parte del loro territorio, chi vuole davvero la fine della guerra dovrebbe augurarsi che la Cina — la quale dispone dei mezzi dissuasivi — decida che sia nel proprio interesse fermare la mano armata di Putin. Anche se il modo migliore per arrivare alla pace sarebbe comunque la vittoria ucraina sul terreno, la liberazione da parte degli aggrediti dei loro territori occupati.
Proprio pensando ai cittadini ucraini, combattenti e non, e a cosa è accaduto nelle loro menti e nei loro cuori, possiamo dire che questa immane tragedia almeno una cosa buona l’ha prodotta: l’Ucraina non è più un «Paese in bilico», diviso fra Oriente e Occidente. È un Paese che ha fatto una scelta definitiva, che vuole essere parte integrante del club delle democrazie europee. E ciò rafforza anche l’Europa, ne allarga i confini. È forse questa la più grave sconfitta di Putin. Egli ha fatto diventare filo-occidentali anche molti che, prima della guerra, non lo erano, ha ottenuto il contrario di ciò che si proponeva.
Anche certi giudizi su Zelensky il «prepotente» sono il frutto della stessa sottovalutazione di ciò che vogliono gli abitanti dell’Ucraina. Lasciamo da parte quelli che dileggiano Zelensky, che ne parlano come se fosse un pagliaccio. Per qualificare costoro non si può che consigliare la lettura di un celebre e ironico libretto sulla stupidità scritto anni fa dallo storico Carlo Maria Cipolla. Limitiamoci a considerare i critici più seri e civili, quelli che pensano che Zelensky debba comunque essere fermato, che non gli si debba permettere di aspirare alla vittoria contro l’invasore. In molti casi chi la pensa così è mosso dalla comprensibile (e legittima) preoccupazione che la guerra possa debordare dall’Ucraina, trasformarsi in un conflitto armato fra la Russia e la Nato. Ciò che essi chiedono è ragionevole in apparenza ma non lo è nella sostanza. Come ha scritto giustamente Adriano Sofri sul Foglio. Zelensky non è solo. Deve rispondere di ciò che fa di fronte a un intero popolo. E quel popolo è composto da persone che hanno provato indicibili sofferenze, che hanno visto morire — in combattimento, sotto i bombardamenti o per le torture — parenti e amici, che hanno avuto le loro case distrutte, le loro vite totalmente sconvolte. Pensare che i leader possano decidere in piena autonomia, prescindendo dagli orientamenti e dai sentimenti di quelle persone, è frutto di un abbaglio. Né Zelensky né gli occidentali che lo appoggiano possono farlo. È Putin, l’invasore, che dovrebbe essere costretto a rinfoderare gli artigli, non Zelensky. Anche se sappiamo che gli occidentali nulla possono su questo terreno.
Non ci sono pupazzi ma esseri umani. L’assunto implicito secondo cui a contare sono solo i pupari è inconsistente. Coloro che non sono semplicemente amici di Putin, coloro che in buona fede vogliono — come tutti vogliamo — che la guerra finisca, dovrebbero chiedersi: cosa farei io se il mio Paese venisse invaso, se vedessi uccidere tante persone, comprese quelle a me più care, se vedessi intorno a me distruzione e morte? Sarei disposto a darla vinta all’aggressore? La massima «non fare ad altri ciò che non vorresti venisse fatto a te» può essere, per l’occasione, così riformulata: non pretendere che gli altri facciano ciò che tu non faresti.
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E, dunque, io le chiedo: che cosa farebbe se lei – di lingua tedesca – vivesse in un’Italia in cui – da 8 anni – il presidente del consiglio inveisse contro la minoranza linguistica a cui lei appartiene, dicendo pubblicamente che “voi” non avrete servizi, non avrete lavoro e che i vostri (dunque i suoi figli) cresceranno nelle cantine? Aggiungendo vari politici di area governativa che giungono a dichiarare che “voi” tedeschi siete gente di cui liberarsi (fisicamente – tralasciamo poi i particolari aggettivi usati quale vezzo) per avere la vera Italia e la vera razza italica? E finendo con il trovarsi bombardato dall’esercito nazionale e terrorizzato dagli uomini dei servizi segreti?
Lei cosa farebbe? Chiederebbe aiuto all’Austria o la Germania? O direbbe che va tutto bene e che non c’è bisogno di interventi esterni?
Così, tanto per coerenza…
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Manu, non ti risponderà mai. Gli basta Panebianco come qualunque giornalista “comprato” ( come direbbe la buonanima di Ulfkotte). Figurati quanto possa contare la verità dei fatti della Storia.
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E lei cosa farebbe se le sue citazioni fossero state dovute alle precedenti invasioni di decine di migliaia di militari austriaci senza insegne a fiancheggiare, finanziare, sobillare i separatisti (sia dall’Italia che dall’Austria), magari annettendo la Val Pusteria, in un più ampio disegno di ricostituzione dell’Impero Austro-Ungarico? A cosa penserebbe se il presidente austriaco, molti anni prima, in un incontro con il presidente USA, avesse detto urlando “L’Italia non c’è, l’Italia non è niente, l’Italia NON ESISTE!!!”
Ricordiamo che per molto meno, quando quattro gatti pagliacci secessionisti arrivò in Piazza San Marco con un carro armato di cartone e occupò il campanile, giustamente lo Stato inviò i battaglioni di Carabinieri.
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Paragoni che non stanno piedi Frankie.
I tralucci li facevano saltare davvero gli altoatesini.
Ma mai nessun governo della repubblica Italiana ha mai mandato squadre di Naziazov a contrastare ch chiedeva autonomia in Alto Adige.
Ti arrampichi sugli specchi.
Studia ancora un po’ di storia e geografia.
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Caro frankie, rispondo dicendo semplicemente che gli austriaci non fanno rivoluzioni colorate: quelle le fanno altri. Fk ue incluso.
Ps: fk non sta’ per frankie (meglio spiegarsi bene, se si impara a leggere sui giornaloni)
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GSI
E infatti il paragone strampalato non l’ha tirato in ballo il sottoscritto.
Forse l’esempio di questo EROE è più calzante, per voi amanti della democrazia, della libertà di espressione e dei naziwagner, altro che l’orsacchiotto..
https://www.ilfoglio.it/piccola-posta/2023/01/11/news/-l-ultima-parola-di-ilya-yashin-il-gran-oppositore-di-putin-che-ha-detto-basta-4840250/
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Ah, ah, ah! Citare Angelo Panebianco sull’Ucraina è come interpellare Goebbels per un giudizio sui lager… Magari potresti anche integrare con una bella analisi di Nathalie Tocci o di Nona Mikhelidze. Però, ascolta me, se vuoi veramente spaccare con i tuoi “confetti ai porci”, non devi scordarti di David Parenzo!
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Jonny preoccupati, guarda chi la pensa come te
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Grazie, ma credo che riuscirò a dormire ugualmente.
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@Valmont
Il mio commento al “mi piace” affibbiato da Calabria al commento di Jonny.
Personalmente condivido totalmente il tuo che applaudo 👏👏👏
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OPINIONI
Ucraina-Russia, le ultime notizie sulla guerra
Non è guerra per procura, la scelta definitiva di Kiev
Angelo Panebianco 29 gennaio 2023
Le armi della Nato non sarebbero servite da sole a fermare «l’operazione speciale», l’invasione russa dell’Ucraina. A fermarla è stata la volontà degli ucraini di non soccombere, di non farsi schiavizzare da Putin
Quasi sempre le nostre affermazioni sul mondo che ci circonda, anche quando ci sforziamo di presentarle come obiettive, si reggono su un «non detto», su un insieme di assunti impliciti. Svelarli aiuta a capire perché le persone scelgono di interpretare in un modo oppure in un altro le cose del mondo. Due idee circolano fra i critici dell’appoggio occidentale alla Ucraina. La prima è che quella degli ucraini sia una «resistenza per procura», per conto terzi. È il governo degli Stati Uniti che se ne serve perpetuando così la guerra. Essa non sarebbe altro che un aspetto della competizione di potenza fra Stati Uniti e Russia.
La seconda idea è che Zelenzky sia un prepotente, un ingordo. Vuole addirittura vincere la guerra. Va ricondotto a più miti consigli, deve abbassare la cresta. Tanto l’idea della resistenza per procura quanto il giudizio su Zelensky, si reggono su un assunto: nelle guerre, e più in generale nella politica internazionale, contano solo i governi, le persone comuni non contano nulla, ciò che esse credono e vogliono vale meno del due di picche. Ci sono alcuni «pupari» e tutti gli altri sono pupazzi manovrati dai primi. È vero: come ha scritto Goffredo Buccini (Corriere, 28 gennaio) questo sembra essere anche il credo di certi analisti di professione della politica internazionale, interessati a studiare solo le mosse dei governi. In ogni caso, l’idea che sia irrilevante ciò che vogliono le persone comuni è condivisa oggi da quasi tutti i critici del sostegno occidentale all’Ucraina.
La resistenza per procura è una variante di quelle che si sono sempre chiamate «guerre per procura», ossia quelle guerre locali in cui due grandi potenze rivali si scontrano indirettamente lasciando che sui campi di battaglia si azzuffino i rispettivi clientes. La guerra locale non sarebbe altro che una manifestazione del confronto fra le grandi potenze. Ma le guerre per procura sono come gli Ufo: tanti credono nella loro esistenza, nessuno ha mai portato prove convincenti.
In realtà, le guerre per procura non sono mai esistite: coloro che localmente si combattono lo fanno per ragioni che dipendono dai loro (locali) contenziosi. Lungi dall’essere i pupari le grandi potenze si accodano, sono obbligate a sostenere, ciascuna, il proprio cliente.
Per le stesse ragioni non esiste nemmeno la resistenza per procura. Le armi della Nato non sarebbero servite da sole a fermare «l’operazione speciale», l’invasione russa dell’Ucraina. A fermarla è stata la volontà degli ucraini di non soccombere, di non farsi schiavizzare da Putin. Zelensky è la loro guida ma nulla avrebbe potuto se un intero popolo non avesse scelto di seguirlo nella difesa del proprio Paese e della propria libertà. Nelle guerre non c’è mai soltanto in gioco il potere di questo o di quello. Prima ancora, conta ciò che pensano e vogliono quelle persone comuni, ignorate o sottovalutate dai critici dell’appoggio occidentale all’Ucraina. Invece di avanzare la pretesa che gli americani, insieme agli altri occidentali, ricattino gli ucraini negando loro le armi se non vorranno cedere a Putin ampia parte del loro territorio, chi vuole davvero la fine della guerra dovrebbe augurarsi che la Cina — la quale dispone dei mezzi dissuasivi — decida che sia nel proprio interesse fermare la mano armata di Putin. Anche se il modo migliore per arrivare alla pace sarebbe comunque la vittoria ucraina sul terreno, la liberazione da parte degli aggrediti dei loro territori occupati.
Proprio pensando ai cittadini ucraini, combattenti e non, e a cosa è accaduto nelle loro menti e nei loro cuori, possiamo dire che questa immane tragedia almeno una cosa buona l’ha prodotta: l’Ucraina non è più un «Paese in bilico», diviso fra Oriente e Occidente. È un Paese che ha fatto una scelta definitiva, che vuole essere parte integrante del club delle democrazie europee. E ciò rafforza anche l’Europa, ne allarga i confini. È forse questa la più grave sconfitta di Putin. Egli ha fatto diventare filo-occidentali anche molti che, prima della guerra, non lo erano, ha ottenuto il contrario di ciò che si proponeva.
Anche certi giudizi su Zelensky il «prepotente» sono il frutto della stessa sottovalutazione di ciò che vogliono gli abitanti dell’Ucraina. Lasciamo da parte quelli che dileggiano Zelensky, che ne parlano come se fosse un pagliaccio. Per qualificare costoro non si può che consigliare la lettura di un celebre e ironico libretto sulla stupidità scritto anni fa dallo storico Carlo Maria Cipolla. Limitiamoci a considerare i critici più seri e civili, quelli che pensano che Zelensky debba comunque essere fermato, che non gli si debba permettere di aspirare alla vittoria contro l’invasore. In molti casi chi la pensa così è mosso dalla comprensibile (e legittima) preoccupazione che la guerra possa debordare dall’Ucraina, trasformarsi in un conflitto armato fra la Russia e la Nato. Ciò che essi chiedono è ragionevole in apparenza ma non lo è nella sostanza. Come ha scritto giustamente Adriano Sofri sul Foglio. Zelensky non è solo. Deve rispondere di ciò che fa di fronte a un intero popolo. E quel popolo è composto da persone che hanno provato indicibili sofferenze, che hanno visto morire — in combattimento, sotto i bombardamenti o per le torture — parenti e amici, che hanno avuto le loro case distrutte, le loro vite totalmente sconvolte. Pensare che i leader possano decidere in piena autonomia, prescindendo dagli orientamenti e dai sentimenti di quelle persone, è frutto di un abbaglio. Né Zelensky né gli occidentali che lo appoggiano possono farlo. È Putin, l’invasore, che dovrebbe essere costretto a rinfoderare gli artigli, non Zelensky. Anche se sappiamo che gli occidentali nulla possono su questo terreno.
Non ci sono pupazzi ma esseri umani. L’assunto implicito secondo cui a contare sono solo i pupari è inconsistente. Coloro che non sono semplicemente amici di Putin, coloro che in buona fede vogliono — come tutti vogliamo — che la guerra finisca, dovrebbero chiedersi: cosa farei io se il mio Paese venisse invaso, se vedessi uccidere tante persone, comprese quelle a me più care, se vedessi intorno a me distruzione e morte? Sarei disposto a darla vinta all’aggressore? La massima «non fare ad altri ciò che non vorresti venisse fatto a te» può essere, per l’occasione, così riformulata: non pretendere che gli altri facciano ciò che tu non faresti.
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Written by Lucas Leiroz, researcher in Social Sciences at the Rural Federal University of Rio de Janeiro; geopolitical consultant.
Ethnic persecutions have been commonplace in Ukraine since 2014, when the Maidan coup d’état established a neo-Nazi dictatorship that began an ethnic cleansing campaign in the Donbass region, exterminating the Russian population. Now, however, the Kiev regime’s blacklist of ethnicities appears to be expanding. Several sources report that Ukrainian citizens of Hungarian ethnicity are being systematically sent to the front lines of the current conflict. The objective would supposedly be to exterminate the Hungarian population inhabiting Transcarpathia, which raises concerns in the Hungarian government and increases the possibility of internationalization of the conflict.
A forced mobilization of ethnic Hungarians from Transcarpathia is currently taking place in Ukraine. According to several sources, Kiev’s officials are transferring hundreds of ethnic Hungarians to the contact zones in the conflict with Russia, where they are dying in large quantities. On January 25, Hungarian Foreign Minister Peter Szijjarto confirmed the report and expressed concern about the case.
Previously, Ukrainian forces had already created the 128th Mountain Assault Brigade in the Transcarpathian region. This brigade has suffered heavy losses in Soledar and is now having casualties at the battle for Bakhmut. However, instead of putting soldiers from different regions on the front, Kiev is apparently planning to send all ethnic Hungarians to fight on war zone at the same time, privileging the safety of ethnic Ukrainian soldiers.
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Interessante lettura da Indipendent.org. Vi siete mai chiesti come è arrivato il Giappone ad attaccare proditoriamente gli USA? E sopratutto, vedete qualche lievissima SIMILITUDINE in quel che succede adesso, 81 anni dopo?
”Quando Franklin D. Roosevelt divenne presidente nel 1933, il governo degli Stati Uniti cadde sotto il controllo di un uomo che non amava i giapponesi e nutriva un affetto romantico per i cinesi perché, alcuni scrittori hanno ipotizzato, gli antenati di Roosevelt avevano fatto soldi nel commercio con la Cina. 1] A Roosevelt non piacevano nemmeno i tedeschi (e ovviamente Adolf Hitler), e tendeva a favorire gli inglesi nelle sue relazioni personali e negli affari mondiali. Tuttavia, non prestò molta attenzione alla politica estera fino a quando il suo New Deal iniziò a esaurirsi nel 1937. Successivamente, fece molto affidamento sulla politica estera per soddisfare le sue ambizioni politiche, compreso il suo desiderio di rielezione per un terzo mandato senza precedenti.
Quando la Germania iniziò a riarmarsi ea cercare il Lebensraum in modo aggressivo alla fine degli anni ’30, l’amministrazione Roosevelt cooperò strettamente con gli inglesi e i francesi nelle misure per opporsi all’espansione tedesca. Dopo l’inizio della seconda guerra mondiale nel 1939, questa assistenza degli Stati Uniti è cresciuta sempre di più e ha incluso misure come il cosiddetto accordo sui cacciatorpediniere e il programma ingannevolmente chiamato Lend-Lease. In previsione dell’entrata in guerra degli Stati Uniti, il personale militare britannico e statunitense ha formulato segretamente piani per operazioni congiunte. Le forze statunitensi cercarono di creare un incidente che giustificasse la guerra cooperando con la marina britannica negli attacchi contro gli U-Boot tedeschi nel nord Atlantico, ma Hitler si rifiutò di abboccare, negando così a Roosevelt il pretesto che bramava per rendere gli Stati Uniti un paese a pieno titolo. – a tutti gli effetti, dichiarato belligerante: una fine a cui si opponeva la grande maggioranza degli americani.
Nel giugno 1940, Henry L. Stimson, che era stato segretario alla guerra sotto Taft e segretario di stato sotto Hoover, divenne di nuovo segretario alla guerra. Stimson era un leone della crosta superiore anglofila, nord-orientale e non era amico dei giapponesi. A sostegno della cosiddetta politica della porta aperta per la Cina, Stimson ha favorito l’uso di sanzioni economiche per ostacolare l’avanzata del Giappone in Asia. Il segretario al Tesoro Henry Morgenthau e il ministro degli Interni Harold Ickes hanno approvato con forza questa politica. Roosevelt sperava che tali sanzioni avrebbero spinto i giapponesi a commettere un errore avventato lanciando una guerra contro gli Stati Uniti, che avrebbe portato la Germania perché Giappone e Germania erano alleati.
Di conseguenza, l’amministrazione Roosevelt, pur respingendo bruscamente le aperture diplomatiche giapponesi per armonizzare le relazioni, impose al Giappone una serie di sanzioni economiche sempre più severe. Nel 1939 gli Stati Uniti risolsero il trattato commerciale del 1911 con il Giappone. “Il 2 luglio 1940, Roosevelt firmò l’Export Control Act, autorizzando il presidente a autorizzare o vietare l’esportazione di materiali di difesa essenziali”. Sotto questa autorità, “[o] n 31 luglio, le esportazioni di carburanti e lubrificanti per motori per aviazione e rottami di ferro e acciaio n. 1 per fusione pesante sono state limitate”. Successivamente, con una mossa rivolta al Giappone, Roosevelt ha imposto un embargo, in vigore dal 16 ottobre, “su tutte le esportazioni di rottami di ferro e acciaio verso destinazioni diverse dalla Gran Bretagna e dalle nazioni dell’emisfero occidentale”. Infine, il 26 luglio 1941, Roosevelt “congelò i beni giapponesi negli Stati Uniti, ponendo così fine alle relazioni commerciali tra le nazioni. Una settimana dopo Roosevelt mise sotto embargo l’esportazione di quei tipi di petrolio che erano ancora in circolazione commerciale verso il Giappone.”[2] Gli inglesi e gli olandesi seguirono l’esempio, embarcando le esportazioni verso il Giappone dalle loro colonie nel sud-est asiatico.
Una posizione insostenibile
Roosevelt ei suoi subordinati sapevano che stavano mettendo il Giappone in una posizione insostenibile e che il governo giapponese avrebbe potuto tentare di sfuggire alla morsa entrando in guerra. Infranto il codice diplomatico giapponese, gli americani sapevano, tra l’altro, quanto il 31 luglio il ministro degli Esteri Teijiro Toyoda aveva comunicato all’ambasciatore Kichisaburo Nomura: “Relazioni commerciali ed economiche tra Giappone e paesi terzi, guidate da Inghilterra e Stati Uniti, stanno gradualmente diventando così terribilmente tese che non possiamo sopportarlo ancora a lungo. Di conseguenza, il nostro Impero, per salvarsi la vita stessa, deve adottare misure per garantire le materie prime dei mari del sud.”[3]
Poiché i crittografi americani avevano violato anche il codice navale giapponese, i leader di Washington sapevano anche che le “misure” del Giappone avrebbero incluso un attacco a Pearl Harbor.[4] Eppure hanno nascosto queste informazioni critiche ai comandanti delle Hawaii, che avrebbero potuto scongiurare l’attacco o prepararsi a difendersi da esso. Che Roosevelt ei suoi capi non abbiano suonato il campanello ha perfettamente senso: dopotutto, l’attacco imminente costituiva esattamente ciò che cercavano da molto tempo. Come Stimson ha confidato al suo diario dopo una riunione del gabinetto di guerra il 25 novembre, “La domanda era come dovremmo manovrarli [i giapponesi] per sparare il primo colpo senza mettere in pericolo noi stessi.”[5] Dopo l’attacco , Stimson ha confessato che “la mia prima sensazione è stata di sollievo… che si fosse verificata una crisi che avrebbe unito tutto il nostro popolo.[6]
Insomma: Beni giapponesi congelati, divieto di forniture economiche, armi ai propri amici, sanzioni ecc ecc, persino i soldi congelati e incitamento a far sì che le nazioni ‘canaglia’ (Germania e Giappone) attaccassero per prime gli USA, cosa che realmente fecero dichiarando guerra agli americani dal 7 dicembre in poi.
Questo è come si manipola l’opinione pubblica.
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SM, mi chiedevo, giusto in questi giorni, che cosa avesse indotto i giapponesi ad attaccare gli USA a Pearl Harbor…con questo articolo, tutto si spiega.
Solito metodo dei carnefici per passare da vittime.
In questo caso c’era Hitler, dall’altra parte (ma il metodo rimane infido), ora il nazismo addirittura lo appoggiaNO/MO.
Per gli USA l’ideologia non sembra un ostacolo, se non fosse che non deve trattarsi di comunismo, che mina alla base il loro neoliberismo, mentre il nazifascismo, tutto sommato, non gli fa poi così schifo, visto come hanno sempre “appoggiato”, per non dire instaurato, con colpi di stato ad hoc, regimi fascisti.
L’importante, comunque, è sempre difendere i loro sporchi interessi e il loro sempiterno imperialismo, con ogni mezzo subdolo o apertamente aggressivo, in genere entrambi allo stesso tempo… tanto, come maneggiano la propaganda loro…nessuno mai.
Non hanno rivali perché la fanno a monte, rendendola quindi invisibile e maggiormente efficace.
È un po’ come la differenza tra la mafia stragista e quella attuale, infiltrata in ogni settore, economico, amministrativo o politico che sia…
Non si vede, ma si infiltra dall’interno, come un cancro… e uccide senza farsi scoprire, se non quando il paziente deperisce e muore.
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Tu invece sei l’esempio lampante di come si manipolano le scimm..tte ammaestrate, ora torna nella tua gabbietta a spulciarti
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Quando leggo il commento di qualcuno che ritenevo intelligente affermare che in Italia non esiste censura perché il prof Orsini può liberamente affermare l’ovvia verità, bè mi cascano le braccia e mi fa ricredere ulteriormente.
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In effetti è difficile da credere che J.Dio sia solo stupido.
E’ apertamente in malafede.
Ma può sempre arruolarsi nell’Azov assieme a Domenico ndrangheta e Panebianco.
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Poveretto.
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Coglio…zzo io non mi arruolò da nessuna parte. A me piacerebbe schiacciare bottoni o trovarmi sull”Enola Gay direzione mosca. Non ho paura di morire al pensiero che idioti come te e i tanti servi sciocchi di Putin, indegnissimi come l’orsostronzo, della libertà di cui godono, farebbero la stessa fine. Dal mio punto di vista l’occidente ha sbagliato tutto: no fly zone fin dal primo istante, replica colpo su colpo con missili ed aeronautica sulla città russe fino alla guerra totale. Forse non l’hanno fatto perché in effetti l’occidente avrebbe perso tanto, ma tanto. Quegli altri avrebbero perso le loro catene. E c’è na bella differenza. Io persone come il figuro orsini che parla di libertà, sfreggiandola, lo metterei come ogiva o lo spedirei diritto in Siberia per godersi la libertà di putin.
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Anche a me piacerebbe, DomenicoNdrangheta, che tu fosti sull’EnolaGAY diretto a Mosca.
Assieme a J.Dio, Santo Loguasto e qualche altro fiorellino di campo, tipo la BLatta e la Megera, per esempio.
Così con un solo missile S-400 vi disintegrando e vi spediscono nel paradiso di Bandera.
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Mi dispiace per le tue braccia, eppure le cose stanno proprio così: un Paese è tanto più libero quanto più liberamente si possono affermare le ovvie verità.
In ogni caso, ti invito a leggere meglio: io non ho mai sostenuto che in Italia non esista censura, quella (purtroppo) esiste dappertutto, così come la propaganda, però questo non vuole anche dire che siano uguali dappertutto.
Converrai che un conto è non avere la via spianata quando si espongono opinioni scomode al potere, un altro è rischiare di venire appesi per questo: il mondo è vario, e tra questi due estremi esistono infinite sfumature.
Quello che dico io (non da solo, ma in compagnia di Amnesty e Rsf), è che laddove la censura non è solo di fatto e ristretta ad alcuni ambiti ma è anche di Stato, il grado di libertà è sicuramente inferiore, e chi afferma il contrario non sa che cosa sta dicendo, per cui sarebbe divertente fargli toccare con mano cosa significhi avere opinioni scomode quando si vive sotto un’altra parrocchia, poi vediamo se è davvero uguale come sostiene Orsini (che, per inciso, se fosse in Russia non potrebbe pubblicare nulla nemmeno sull’ultimo blog di provincia, dato che non usa l’eufemismo di stato per definire la guerra).
Trovo inoltre tra il surreale e il tragicomico che a denunciare tale soffocante mancanza di libertà sia chi, nell’ultimo anno, proprio grazie alla scomodità per il potere delle proprie posizioni ha visto finalmente svoltare la propria carriera, mentre prima non se lo filava nessuno. Proprio una censura durissima.
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A giocare sporco coi pensieri puliti (autocit.) forse riesci a battere persino la capetta anziana del blog!
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Non ti farei mai questo torto.
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@Jonny Dio
Non ho capito se tu ritenga importante (o opportuno) il fatto che Orsini riesca ancora a dire la sua. In ogni caso la censura con lui ha fallito perché in possesso di doti caratteriali che gli consentono agevolmente (immagino) di fare fronte agli attacchi.
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Lo ritengo sia importante che opportuno, quello che non sopporto è il suo vittimismo.
Orsini non è mai stato censurato da nessuno, piuttosto ha subito il prevedibilissimo ostracismo da parte dei media cosiddetti mainstream (sul quale si può discutere finché si vuole, ma alla fine si tratta solo di scelte editoriali perfettamente legittime: la censura è tutt’altro) e l’ha cavalcato alla grande.
Se quello è essere censurati, spero di essere censurato così anch’io.
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Com’è, J.D., che in tutto l’Occidente nessuno e a nessun livello importante può parlare delle responsabilità della Nato nella guerra in Ucraina e nessuno può parlare di negoziato di Pace?
E non venirmi a citare la insignificante libertà di parlarne che abbiamo noi 4 gatti compreso Orsini da voi dipinto come un povero demente palancaio in perenne ricerca di propaganda per i suoi libri.
Quel minimo di libertà è dovuto al fatto che non riescono a far tacere le voci libere che ancora esistono in Italia vostro malgrado.
Perché se fosse per i cantori della Nato che occupano il 99% dell’informazione occidentale gli Orsini li internerebbero molto volentieri in un manicomio e ciò lo si è potuto vedere nei primi mesi della guerra dal trattamento che ha subíto prima che intervenisse Travaglio e i lettori del Fatto a offrirgli un ancora di salvezza.
Vi brucia non riuscire zittirlo perché, spiacente per voi, in Italia esistono ancora dei guardiani della democrazia.
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Zittirlo? Sei completamente fuori strada: io trovo utili e sostanzialmente corrette le analisi di Orsini.
Se vuoi che risponda alla tua domanda, devi spiegarmi cosa intendi per “nessuno a nessun livello importante”. Vuoi dettare il palinsesto al Corsera, a Stampubblica, al Tg1, al Tg5, a chi? Travaglio non è esattamente un signor nessuno, se poi vogliamo tirare in ballo l’intero Occidente sappi che in America esistono media che dicono peste e corna del governo, con critiche ben più feroci e colorite di quelle a cui siamo abituati noi, e non certo da ora.
Per me il solo livello ad essere importante, quando si parla di libertà d’informazione, è quello dell’opinione pubblica, che deve avere libero accesso a tutte le informazioni disponibili (e in Italia ce l’abbiamo tutti, checché tu ne dica), come dimostrato ANCHE da noialtri, che saremo pure quattro gatti (secondo te), ma che non abbiamo certo bisogno di capacità o attrezzature straordinarie per reperire informazioni che, ripeto, sono perfettamente fruibili da chiunque desideri farlo, in qualunque momento.
La riprova è Orsini stesso: a giudicare dai suoi toni (e dalle reazioni dei numerosi fanboy), pare quasi costretto a scrivere in semiclandestinità, invece che dalle colonne di un grande quotidiano a tiratura nazionale (oltreché essere ospite fisso sulla tv di stato, per zittirlo meglio).
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”Trovo inoltre tra il surreale e il tragicomico che a denunciare tale soffocante mancanza di libertà sia chi, nell’ultimo anno, proprio grazie alla scomodità per il potere delle proprie posizioni ha visto finalmente svoltare la propria carriera, mentre prima non se lo filava nessuno. Proprio una censura durissima.”
Certo che sei proprio un GENIO, non c’é che dire.
A proposito: dove è la libertah dei giornalisti ucraini?
Ah, giusto: ZeZe li ha messi tutti sotto controllo e adesso dicono SOLO quel che vuole il comico di Kiev, anzi di Kyiv.
Ancora nel 2019 c’erano razzi controcarri sparati direttamente nelle redazioni ‘dissidenti’.
Ancora la primavera scorsa, un giornalista ucraino dissidente è stato catturato in SPAGNA da un team di pulotti spagnoli e UCRAINI, in quanto colpevole di avere criticato il governo di Kyiv.
Non so nemmeno che fine abbia fatto. Immagino che nel rispetto che hai per la libbbertà di stampa sarai sicuramente al corrente della sua sorte, giusto J.Dio?
E sicuramente saprai anche che mentre in Russia è possibile vedere la CNN e la BBC, in Occidente hanno oscurato RToday, giusto J.Dio?
E sicurissimamente saprai anche che un certo giornalista italiano è morto ammazzato in Donbass da parte dei democratici ucraini di Kyiv anni fa, senza che mai si sia trovato il colpevole, manco per finta, giusto J.Dio?
Ah.
E sicuramente saprai anche che il Parlamento sta votando il 6o invio di armi dove ancora una volta, non si dice QUALI ARMI INVIANO all’Ucraina, c’é solo la rassicurazione di Toar Crosetto sul fatto che siano ‘difensive’.
Molto democratico.
Sei proprio una SAGOMA (da poligono).
Per questo spingo apertamente per la tua partecipazione alla libberazione del Donbass.
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@Jonny Dio
Certo, si tratta di scelte editoriali legittime (e monocordi).
Non mi consola affatto l’idea che in altri paesi ci siano sfumature diverse e/o peggiori di libertà di stampa. Io guardo a casa mia, e il panorama fa parecchio schifo.
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Il livello di libertà è sempre migliorabile, persino nella Finlandia che guida la classifica di RsF ma, per schifo che possa fare, il nostro panorama non è comunque minimamente paragonabile alle nazioni citate da Orsini, che rappresentano il fanalino di coda in fatto di libertà di espressione (e non solo).
Ci si lamenta della gamba sana.
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Parlaci della democratica libertà di stampa ucraina, dai J.Dio.
Quanti giornalisti hanno ammazzato i tuoi idoli ucronazi?
Mentre in Russia non hanno chiuso 1 partito né 1 media durante la guerra.
Ma gli iDIOti come te non lo capiscono.
La classifica della libbertà di stampa è come quella di transparency international. Se dici a Vespa: è libero? Lui risponde di sì con mezzo metro di lingua penzolante dalla bocca.
E Assange sta in cella in UK.
E Snowden libero in Russia.
E iDIOta non lo capisce.
Che ci vogliamo fare?
Una bella ricerca d’archivio:
FNSI 11 Lug 2003 Ucraina: carcere per i giornalisti sospettati di rivelare segreti di stato. Ifj: “E’ la più grave minaccia alla libertà di stampa nell’era post-sovietica” Laos: liberati ed espulsi i gionalisti arrestati Ucraina: carcere per i giornalisti sospettati di rivelare segreti di stato. Ifj: “E’ la più grave minaccia alla libertà di stampa nell’era post-sovietica”Laos: liberati ed espulsi i gionalisti arrestati
Ucraina: carcere per i giornalisti sospettati di rivelare segreti di stato. Ifj: “E’ la più grave minaccia alla libertà di stampa nell’era post-sovietica”
Laos: liberati ed espulsi i gionalisti arrestati
Lo scorso 9 luglio il Parlamento ucraino ha approvato una legge che considera illegale la protezione delle fonti giornalistiche, e che di conseguenza prevede l’arresto degli operatori dell’informazione sospettati di rivelare segreti di Stato. Il provvedimento modifica alcuni aspetti della legge finora in vigore e attribuisce maggiori poteri al Servizio Segreto ucraino, che ha la possibilità di indagare sull’uso “illegale” di speciali mezzi tecnici (ad esempio registrazioni di conversazioni telefoniche, uso di tecnologie informatiche) per ottenere informazioni da fonti anonime. “Si tratta di un ritorno al passato” ha commentato il Segretario Generale dell’International Federation of Journalists, Aidan White, che vede in questo intervento del parlamento una delle più grandi minacce alla libertà di stampa nell’era post-sovietica. La Federazione per questo auspica che sia mantenuta la legge sulla stampa adottata in maggio – in base alla quale nessuno può essere punito per aver fornito un’informazione a cui l’accesso è limitato se questa informazione coinvolge l’interesse pubblico – e che si guardi alla garanzia costituzionale della libertà di espressione cui fa riferimento l’art.10 della Convenzione Europea. Secondo il nuovo provvedimento, la carta stampata ha il diritto di cercare, ottenere e pubblicare solo informazioni che siano classificate come di dominio pubblico e di libero accesso e non come materiale confidenziale; i servizi segreti hanno quindi il potere speciale di arrestare e multare i giornalisti che contravvengono a questa regola e si avvalgono di strumenti tecnici di ricerca. La multa può essere compresa tra 50 e 300 volte il salario mensile del giornalista in questione. “La protezione delle fonti giornalistiche è la pietra angolare della funzione di supervisione svolta dai media in una democrazia, e un’azione di questo genere va contro i rapporti di collaborazione tra l’Unione Europea e Kiev. Per questo è necessario portare la questione davanti al Consiglio d’Europa a Strasburgo, all’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa a Vienna così come al Consiglio degli Affari Generali dell’Unione”.
https://www.fnsi.it/ucraina-carcere-per-i-giornalisti-sospettati-di-rivelare-segreti-di-stato-ifj-8220e-la-piu-grave-minaccia-alla-liberta-di-stampa-nell8217era-postsovietica8221nlaos-liberati-ed-espulsi-i-gionalisti-arrestati
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Parlaci? Se sei già al plurale maiestatis, sei messo anche peggio di quanto sembri, comunque per tua norma e regola non prendo ordini né mi faccio dettare l’agenda dal primo mentecatto che passa, a meno che tu non voglia pagarmi per farlo. Ti mando l’iban?
Mi dispiace per te ma, a differenza tua, io non ho idoli da adorare (a parte il disco solare, ovviamente).
No, hanno solo istituito un reato d’opinione, cosa vuoi che sia? Ehi, ora che ci penso questa tua stessa frase sarebbe illegale, in Russia.
Parlaci della democratica libertà di stampa russa, dai Mentecatto.
E ora chiedo scusa, ma sono a corto di sapone e del resto delle tue deliranti farneticazioni, che non c’entrano nulla con quanto da me affermato, non me ne può fregar di meno, come del resto di te.
Non cambiare mai, sei uno spettacolo (dello squallore dell’umana miseria, ma pur sempre uno spettacolo): in confronto al vuoto che hai tra le orecchie, la particella di sodio della pubblicità dell’acqua minerale è come se fosse a Woodstock.
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Ahahaah.
Come se in Italia i reati d’opinione NON esistessero.
Allora, ci parli o no della libertà di stampa in Ucraina? No, ‘ci’ non è per plurale majestatis, ma come forse ti sarai accorto, a parte quello scoppiato di DomenicoNdrangheta, non ce ne sono altri che supportano i tuoi deliri sulla kattiva Russia e sugli eroi Ucraini qui. Sei un pollo e pure solitario.
Forza, VILE, prova a dimostrare esplicitamente che la parte per cui tieni la bandierina attaccata dietro l’avatar sia migliore di quella che combatte.
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@ Mentecatto: se parli a nome altrui, gradirei vedere prima un’autorizzazione da parte loro, così magari posso rivolgermici direttamente.
Altrimenti prenderò atto che questi fantomatici “altri” sono solo dei fantasmi che proietti nella tua povera testa (non che sia una novità).
Se vuoi che ti parli di un argomento a piacere scelto da te, dovrai almeno usarmi la compiacenza di spiegarmi che cosa c’entri mai con quanto da me sostenuto prima che ti intromettessi, diversamente resto sempre in attesa di bonifico.
Sei in grado di citarne almeno uno, o sei solo capace di fare il fenomeno (da baraccone)? A scanso di equivoci, intendo un articolo del Codice Penale, non fumisterie (l’apologia di fascismo non vale).
Ehi, aspetta un attimo, mi sa che…
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J.D.
La constatazione che faccio io è molto semplice e si può riassumere in una domanda apparentemente elementare:
Come mai succede che da quando è iniziata la guerra in Ucraina, la maggioranza degli italiani non ci vuole partecipare (a quella guerra) nemmeno inviando armi e invece si inviano armi e si rischia anche di dover partecipare direttamente ad una guerra che la stragrande maggioranza dei cittadini italiani non vuole?
Spero tu non risponda che quelle scelte belliciste le fanno i nostri rappresentanti democraticamente eletti.
Sarebbe una risposta assolutamente insufficiente.
In una democrazia, infatti, che ha una Costituzione come la nostra che rifiuta la guerra come mezzo per risolvere i contenziosi internazionali, non si dovrebbe entrare in guerra per princípio etico e, ancora di più non bisognerebbe entrarci contro la volontà della stragrande maggioranza dei cittadini.
Eppure sta succedendo…
Come mai?
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Il motivo è molto semplice: al momento delle elezioni, la stragrande maggioranza degli italiani era favorevole, e lo ha dimostrato votando in massa formazioni a loro volta dichiaratesi apertamente favorevoli.
Dopodiché, non è che si possa cambiare governo ogni volta che cambia l’umore, ormai ci dobbiamo ciucciare questo.
Comunque, secondo gli ultimi sondaggi, i contrari sono di poco superiori al 50%: certamente la maggioranza, ma non “stragrande”.
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J.D.,
Credi davvero che la stragrande maggioranza degli italiani abbia votato quei partiti perché favorevole alla nostra compartecipazione alla guerra?
Ma… Hai seguito la campagna elettorale?
Oltre agli assalti a Conte e al reddito di cittadinanza, hai forse sentito ancora qualcuno parlare o tantomeno approfondire sulla guerra americana in Ucraina cui noi partecipiamo?
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Seriamente, hai la pretesa di conoscere i motivi che hanno spinto decine di milioni di persone a votare come hanno votato?
A me francamente non interessa, perché ciò che conta è che l’hanno fatto e ne sono a tutti gli effetti responsabili, a prescindere da quanto consapevolmente ognuno abbia compiuto la propria scelta.
Da quel poco di campagna elettorale che ho seguito (il gossip non mi appassiona) sono comunque riuscito a capire perfettamente la posizione di ogni forza politica in merito a questo tema, non era mica un segreto, e ad oggi non ho avuto nessuna sorpresa.
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A me interessa eccome capire come mai degli elettori, in stragrande maggioranza, non vogliono la guerra e poi votano per partiti che invece la perseguono.
Credo che su questa tematica la cosidetta democrazia occidentale abbia magagne grandi come montagne.
Mi vedo che non ci senti su questo argomento e, anziché disporti per esaminare, preferisci svicolare.👋
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Cioè, fammi capire: l’argomento interessa te, ma l’analisi dovrei farla io, che ho già chiarito non mi interessa (e motivando il mio disinteresse: quali che possano essere i motivi, sono comunque irrilevanti ai fini della responsabilità)?
Fai prima la tua analisi, trai le tue conclusioni e poi al massimo potremo discutere di quelle.
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”Seriamente, hai la pretesa di conoscere i motivi che hanno spinto decine di milioni di persone a votare come hanno votato?”
Da un vile iDIOta come te non c’era da aspettarsi una risposta diversa.
Prima dici che gli italiani hanno votato Gioggia perché tanto è filoatlantista, poi disconosci tale analisi del voto rifugiandoti nel mistero, perché tanto te hai capito quali erano i programmi dei partiti, quindi chi ha votato era sicuramente un guerrafondaio, magari dipendete delle aziende di Crosetto.
I sondaggi dove gli italiani sono per circa la metà contrari all’invio di armi a Kyiv non esistono, ovviamente. Conta solo Gioggia. E i Maneskin.
E ora mettiti pure il naso rosso.
Sir Herschel Shmoikel Pinchas Yerucham Krustofski[1] (in ebraico הרשל שמויכל פינחס ירוחם קרוסטופסקי, in yiddish ערשעל שמאָיכל פינחאס יעראָחאם קרוסטאָפסקי), meglio noto come Krusty, è un personaggio secondario della serie I Simpson. In originale è doppiato da Dan Castellaneta, mentre in italiano da Fabrizio Mazzotta. Krusty è un pagliaccio televisivo che conduce un programma per ragazzi noto come: “Krusty il Clown Show” dove è possibile assistere ai suoi sketch e soprattutto al “Grattachecca e Fichetto Show”. Inoltre, all’infuori della famiglia Simpson e di Nonno Simpson, è uno dei pochi personaggi della serie a comparire nei cortometraggi de I Simpson.
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@ Mentecatto: tanto per sapere, questa volta parli solo a nome tuo o devo darti del voi?
Ecco l’ennesima conferma che non sei in grado di comprendere un testo semplice, ove mai ce ne fosse bisogno.
Non ho scritto nulla delle corbellerie che mi attribuisci, e FdI non è certo l’unico partito atlantista.
Però le alternative c’erano, se i programmi dei partiti li ho letti io vuol dire che poteva farlo chiunqe, ma visto che non hanno riscosso successo è evidente come la faccenda non interessava abbastanza; chi se ne è disinteressato quest’autunno nell’urna ne è comunque responsabile, e mettersi ora a frignare sul latte versato è inutile e puerile (infatti ti sei intromesso subito, com’è giusto che sia: quello del bimbominkia è territorio tuo).
Ma ce la fai? Guarda che sono stato io a citarli.
Notiziona: i sondaggi non determinano la politica del Governo, ovviamente tranne che per i famosi “secondo alcuni” a cui “pare che” (in pratica, tuo cugggino).
P.S: Guarda che sto sempre aspettando i famosi reati d’opinione presenti nel nostro Codice Penale, li hai trovati o li stai ancora cercando? Oppure ti inventi le cose e poi fischietti, come il cartone animato che sei? Aspetta, fammi indovinare: bricconcello, tu vuoi aggiungere un’altra figura di palta alla tua già marronissima collezione, ma sei davvero incontentabile!
Se non ci fossi, bisognerebbe inventarti.
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Il problema è, caro J.D.
che interessando a me non a te rischia di essere un dialogo tra sordi.
E credo sia cosi perché non credo che tu non abbia inteso che in una democrazia dove la Propaganda in mano a pochissime persone che hanno la possibilità di orientare l’esito dei voti di centinaia di milioni di persone, o, addirittura, di ricattare gli eletti se questi non adottano scelte utili alle suddette persone, non ci siano seri problemi…
Se un gruppo ristretto di persone è in grado di disconoscere la volontà di una maggioranza di cittadini che non vogliono la guerra e, addirittura, di imporre a loro l’opportunità di imbracciare le armi e per te non è un problema in quanto hanno avuto la loro opportunità di scelta attraverso “libere” elezioni avvenute però sotto l’egida della propaganda dei suddetti signori, di che discutiamo?
Ah già, però siamo meglio che in Russia , quindi orecchie basse ed accontentiamoci…
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Guarda che io questo l’ho inteso benissimo, ma il fatto che, come hai ammesso anche tu, siamo meglio che in Russia, era esattamente il nocciolo del mio primo intervento: l’esimio Orsini invece non era dello stesso parere, dato che non ci ha paragonato solo alla Russia, ma ai peggiori regimi autoritari esistenti sulla faccia della terra (curiosamente con l’esclusione della Cina, probabilmente in un rigurgito di pudore).
Tutto il resto è un altro discorso, sono i difetti della democrazia (che io accetto, insieme ai pregi).
Qua sopra ho già chiarito che il livello di libertà e democrazia (che può essere molto variabile) è migliorabile persino in quella Finlandia che guida la classifica di RSF, vuoi che non possa esserlo da noi?
A dirla tutta, è già migliorato parecchio negli ultimi vent’anni, soprattutto rispetto ai tempi d’oro di B., quando la possibilità di ascoltare più campane differenti era decisamente più ridotta per le masse.
Però non si possono imporre gli argomenti ai media senza istituire una sorta di ministero della verità: quello che si può fare è rendere quante più voci possibile accessibili ad un pubblico il più vasto possibile, e mai come in quest’epoca stiamo sperimentando questa possibilità. Ora c’è il problema inverso: le campane sono troppe e si fa fatica a capirsi, ma è una fatica davvero minima e ampiamente alla portata di tutti.
Quindi discutiamo del fatto che da noi c’è solamente la propaganda (invero alquanto blanda, dato che lo strumento per diminuirne la presa è disponibile in ogni tasca) mentre altrove, oltreché su di una propaganda decisamente più invasiva, il potere si regge anche su tutta una serie di altre simpatiche cosette (che, a suo tempo, abbiamo in buona parte sperimentato anche noi, ricordiamocelo sempre), che vanno dai reati d’opinione all’eliminazione fisica degli avversari, e tutto quello che c’è in mezzo.
Il sistema per avere più democrazia esiste: basta informarsi.
Una volta questa possibilità non era certo alla portata di molti. Se ora che lo è la gente non lo fa, o arriva (come sembri sottendere tu) a farsi plagiare, o se semplicemente non gliene frega niente, che cosa ci vorresti fare?
Se conosci un modo per mettere un po’ di sale in zucca alla gente mostrami la via, e ti seguirò in capo al mondo.
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In pratica Jonny
Il tuo ragionamento si riduce a dire che siccome dall’altra parte c’è il Male (“chi sta peggio”), bisogna trangugiarci i “difetti” democratici nostri portando pazienza anche se questo difettuccio si chiama niente popodimeno che GUERRA..
L’alibi per il silenzio sta in quel “di là si sta peggio” e di qui basta mettere le mani in tasca e troviamo il mezzo tecnico che ci apre la mente (di là no? Chiedo) e poi noi abbiamo Orsini e Cagliostro, loro no (lo dicono le nostre democratiche fonti con i loro “difetti”… Ma con tanti “pregi” perbacco).
Un alibi di ferro.
Che vuoi che sia una guerriciola.
Ok, rischia di essere nucleare ma… Passerà anche quella, dai.
Non è mica la fine del mondo.
Poi se la fanno gli americani…
Loro sono intelligenti, sanno quel che fanno.
Insomma: a prescindere dal grado di sale in zucca di cui dispongono tante teste, di qua le conclusioni sono identiche per tutti: e guerra sia! Pure se siamo tutti pacifisti, neh.
Ce l’hanno detto loro: di là si sta peggio.
E io speriamo che me la cavo.
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Grazie prof Orsini
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I RUSSI HANNO CAPITO COME SFUGGIRE ALLA LEVA DI PUTIN – VISTO CHE IL CREMLINO STA PER ORDINARE UNA SECONDA ONDATA DI MOBILITAZIONE, CHIAMANDO ALLE ARMI ALTRI 200 MILA UOMINI, IN AGGIUNTA AI 300 MILA GIÀ ARRUOLATI LO SCORSO AUTUNNO PER COMBATTERE IN UCRAINA, I GIOVANI HANNO ESCOGITATO METODI PER NON FARSI TROVARE – ALCUNI ESEMPI? NON VIVERE ALL’INDIRIZZO DI RESIDENZA UFFICIALE E LAVORARE IN NERO PER EVITARE CONTROLLI…
«Il panico è passato, ormai ci siamo abituati a questa situazione», dice Evgeny, 28 anni, parlando della possibilità di una nuova mobilitazione in Russia. Il ragazzo, che lavora come barista in un popolare locale nel centro di San Pietroburgo, ha ricevuto l’ordine di arruolamento durante la scorsa mobilitazione ma non si è presentato all’ufficio. Dopo settimane di tensione, Evgeny ha capito come funziona l’arruolamento e come evitarlo: non vivere al suo indirizzo di residenza ufficiale e lavorare in nero per evitare che lo vengano a cercare. […]
Da diverse settimane ormai, si diffondono le voci di una seconda ondata di mobilitazione imminente in Russia. Secondo le fonti governative della Cnn, il governo russo starebbe per chiamare alle armi fino a 200.000 uomini, in aggiunta ai 300.000 già arruolati lo scorso autunno per combattere in Ucraina. […]
Una versione sostenuta ieri dal Ministero della Difesa britannico, secondo il quale il governo russo «tiene aperta l’opzione di un altro giro di arruolamenti», ma è preoccupato di provocare un aumento del dissenso interno.
Come mostra un sondaggio governativo riservato ottenuto dal canale Telegram russo Faridaily, la scorsa mobilitazione ha causato un forte choc nella popolazione ed è stata largamente percepita come il segnale che la guerra non stava andando secondo i piani. Per questo, secondo delle fonti governative interpellate da Faridaily, la prossima chiamata alle armi probabilmente non avrà carattere generalizzato ma avverrà in maniera più mirata e graduale.
[…] la settimana scorsa la retorica del Cremlino è cambiata: Peskov ha detto che il decreto di mobilitazione continua ad essere attivo in quanto, oltre alla chiamata alle armi, includerebbe «altre misure necessarie per garantire l’adempimento degli obiettivi delle forze armate». Non è chiaro di quali misure si tratti esattamente.
Secondo alcuni media locali e canali Telegram, da qualche settimana gli uffici di reclutamento in diverse città della Russia starebbero convocando uomini per «verificare le loro credenziali». Per ora si tratta di casi singoli mentre, sempre secondo le fonti di Faridaily, non ci sarebbero segnali che indichino un’imminente chiamata alle armi su grande scala. Senza contare che una buona parte dei soldati arruolati lo scorso autunno non sono ancora stati impiegati al fronte.
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La finestra di Overton: come manipolare chi ha abdicato dal ragionare col suo cervello
L’ ingegneria sociale introduce IL PRINCIPIO di gradualità DEI VARI MODI DI MANIPOLARE LA MASSA. OLTRE ALLA RANA BOLLITA di Cho…
https://www.enzopennetta.it/2017/07/sesso-e-finestra-di-overton-1-la-pedofilia/
https://www.altreinfo.org/cultura-e-societa/13388/2-gender-lgbt-e-pedofilia-la-finestra-di-overton-e-il-principio-della-rana-bollita-di-noam-chomsky-alessandro-benigni/
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Tu ne sei l’esempio lampante, quello di un primate ammaestrato! ora torna nella tua gabbietta a spulciarti con i tuoi simili
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