(Alessandro Di Battista) – Mentre la guerra va avanti ed i rischi di un conflitto mondiale aumentano, in Ucraina (Paese al quale l’Italia ha fornito per adesso 1 miliardo di euro in armamenti e presto pare invierà il sistema anti-aereo SAMP-T il quale, con con tutte le sue componenti, costa 800 milioni di euro, quattro volte il costo annuo delle intercettazioni) è scoppiato uno scandalo corruzione che coinvolge stretti collaboratori di Zelensky. Si sono appena dimessi il vice-ministro della Difesa, il vice-procuratore generale ed il numero 2 dell’ufficio di Zelensky.

Appare sempre più evidente che la santificazione del governo ucraino è stato un grande errore. In tutto ciò, nonostante i morti, l’escalation, il rischio di allargamento del conflitto, i profughi, la crisi sociale in Europa, i cittadini ucraini che si rifiutano di andare al fronte (ci sono proteste a Odessa che il mainstream evita di mostrare), nonostante le denunce di procuratori che combattono il crimine relative alla vendita di armi arrivate in Ucraina a gruppi criminali internazionali e nonostante gli scandali di corruzione che coinvolgono Kiev, non vi è leader europeo capace di proporre una soluzione negoziale. La Meloni è prona alla Nato come lo sono stati Draghi e Letta.