(Giuseppe Di Maio) – “Camerata Benito Mussolini, presente!”. Una selva di braccia stese e mani alzate. Se tra le teste sotto le braccia ne prendi una col fez e le domandi se è fascista, ti risponde: “Il partito fascista non esiste più, è solo storia, e basta. Il mio fascismo è ordine e disciplina, se non viene eseguita bisogna imporla. A tutti. Cominciando dall’alto, al basso.” Una foto di Auschwitz su una maglietta, cos’è questo, richiama i campi di concentramento? Risposta: “Humor nero. Sì, è humor nero!”. Una signora che tranquillizza: “Questa non è un’adunata sediziosa, questo è un popolo.” Un coro di decerebrati canta: “Con la bandiera rossa vi ci pulite il culo, bombe a man e carezze col pugnal.” E poi la massa che scandisce: “Duce Duce Duce Duce!”

Mentono! E’chiaro. Dicono di non essere ciò che sarebbe punito per legge, ma minacciano proprio sotto il naso, s’inorgogliscono, sfidano le istituzioni, le autorità, la Costituzione, la Repubblica. Parlano di ordine: non una regola concordata, ma un’imposizione inflessibile di arbitraria disciplina. Un ordine senza obiettivo, senza democrazia, facile preda della volontà dei padroni. E mentono ancora di più se coperti da una forza dell’ordine dello stesso segno politico, spesso una polizia privata che non serve più il bene comune. Ancora di più se coperti da un governo che a sua volta mente. Giacché è la menzogna il principio del potere.

Nella tauromachia il torero evita la forza della bestia e nasconde la spada nelle volute del drappo. Un decreto generico e anticostituzionale nel cui dettato è nascosto, e nemmeno tanto, il manganello. L’importante è dichiarare che il fascismo è sepolto, di sentirsi sinceramente democratici, di occupare le istituzioni della democrazia per poterle dare il colpo mortale. E la stampa blandisce, la polizia protegge, la magistratura non condanna. Il popolo è del tutto solo, oppresso da regole che stemperano la sua furia e lo preparano alla mattanza. I fascisti temono l’opposizione, la libertà di parola, di espressione, perché inseguono un obiettivo non condiviso.

Dopo il biennio rosso le forze conservatrici affidarono l’Italia alla reazione fascista, ecco un’analogia coi nostri tempi, con la restaurazione dopo la parentesi 5 stelle. Ma i compagni della Meloni sono maggioranza in parlamento, non nel paese. Sebbene abbiano tanti amici in un establishment che teme le regole certe, le misure del Welfare che strappano alla schiavitù, le politiche che rallentano il motore della disuguaglianza, essi non possono tacere del tutto sui decreti deliberatamente liberticidi. Ma il popolo non deve trotterellare per l’arena chiedendosi cosa succederà, non deve credere per un solo momento alla conversione di questi neodemocratici, essi non saranno mai semplici avversari politici, essi sono nemici.