Vedo intorno a me gente che lavora, che insegna, che studia – apparentemente come nulla fosse. Ma a ben guardare non è difficile cogliere quell’angoscia sottile e incontenibile che permea ormai l’esistenza di tutti. La rimozione, per quanto efficace, non può nascondere […]

(DI DONATELLA DI CESARE – Il Fatto Quotidiano) – Vedo intorno a me gente che lavora, che insegna, che studia – apparentemente come nulla fosse. Ma a ben guardare non è difficile cogliere quell’angoscia sottile e incontenibile che permea ormai l’esistenza di tutti. La rimozione, per quanto efficace, non può nascondere l’enormità di quel che siamo costretti a vivere. La minaccia nucleare incombe quotidianamente su di noi, si materializza nelle parole dei maggiori leader mondiali, prende corpo nelle immagini delle operazioni preparatorie, assume concretezza nelle proiezioni degli scienziati, che sono altrettanti moniti. I rischi si aggravano, gli avvertimenti vanno presi seriamente.
Che lo si voglia o no, quella guerra lontana, ai confini del Donbass, di cui pochi avevano sentito parlare, è arrivata fino a noi, senza che nessuno la arginasse, ha fatto irruzione nelle nostre case, promette di cambiare il nostro modo di vivere e, da ultimo, di annientare le nostre esistenze. Soltanto i sonnambuli possono ancora restare ciechi di fronte al pericolo atomico di queste ore. Non avremmo mai immaginato che sarebbe toccata proprio a noi l’esperienza del baratro.
In questo scenario distruttivo, e persino al cospetto dell’escalation, non c’è una sola voce nell’Unione europea che si levi per pronunciare la parola “pace”, per delineare anche solo la possibilità di un negoziato. Al contrario, l’impegno si traduce ogni volta in nuove, ulteriori sanzioni. Tutto ciò prenderebbe la piega della farsa, se non fosse una tragedia per noi. Il cinismo di questa dirigenza, che sin dall’inizio ha rinunciato a qualsiasi iniziativa, è una vergogna per l’Europa. E come tale passerà alla Storia. Le mosse e i gesti di Ursula von der Leyen sono un coacervo di miopia e sconsideratezza, arroganza e mediocrità. Non una politica aperta, flessibile, lungimirante, bensì esattamente l’opposto. In che mani siamo? Chi ci rappresenta? Di chi possiamo fidarci?
Questo mainstream, che con un voltafaccia si è autodefinito “atlantista”, tradendo tutti i valori europei e accettando la guerra come un dato ineluttabile, non ha fatto altro, in questi mesi, che attaccare le voci contrarie. Non si era mai vista una tale campagna diffamatoria contro chi anche solo osasse accennare alla pace. Le parole sono state piegate a indicare il contrario, i significati sono stati stravolti in una propaganda senza precedenti che con violenza ha imposto la militarizzazione degli schieramenti. I pacifisti sono stati sbeffeggiati, dileggiati, esposti al pubblico ludibrio. Com’è avvenuto in Italia, anche durante la campagna elettorale, sono stati tacciati di essere spie, traditori, pupazzi, consapevoli o inconsce pedine di Putin. Ancora adesso capita di leggere attacchi patetici di chi invita i cosiddetti “filoputiniani”, di fronte alle vittorie ucraine, a fare ammenda, a riconoscere i propri errori.
Non ci siamo mai arresi e non ci arrendiamo a questa logica di guerra. Essere per la pace non significa essere contro l’Ucraina, essere per la pace non significa essere per la Russia. Chi guarda alla pace è mosso solo dal buon senso. E stupisce davvero che gran parte della dirigenza europea segua pedissequamente il dettato americano portandoci sempre più vicino al baratro. Nessuna alternativa viene prospettata. Ha ancora senso la parola “vittoria” in uno scenario nucleare? Qual è la meta?
Mai come ora la nostra impotenza ci appare insormontabile. Non sappiamo più bene che fare, a chi rivolgerci. Eppure, l’appello di Papa Francesco, per quanto drammatico, infonde fiducia e coraggio. È tempo di fermare l’escalation della follia, è tempo di costruire una politica di convivenza. Andare oltre vorrebbe dire accettare l’autodistruzione. Proprio per questo occorre reagire. La disgregazione e l’isolamento, lungi dall’essere casuali, sono il portato della politica bellicistica. Abbiamo bisogno di scendere in piazza, di manifestare la nostra riprovazione, la nostra protesta. Fuori dagli steccati, senza drappi e bandiere, solo con la parola “pace”. Questa manifestazione serve – serve a noi per ritrovarci, per non credere di essere i soli a provare angoscia, i soli a nutrire ancora speranza. Ma è importante soprattutto come segnale politico, sia qui che fuori. Perché si capisca che c’è una parte dell’Italia – la maggioranza? – che non è patriotticamente disposta a seguire la dirigenza europea verso la catastrofe. Sarà questo forse un segnale per gli altri, per gli irlandesi, i greci, gli spagnoli, gli sloveni e tutti quelli che più sono colpiti dai contraccolpi delle sanzioni e dalle minacce di questa guerra. Deve essere finalmente chiaro che le lavoratrici e i lavoratori dell’Europa, i più poveri, i più deboli, hanno tutto da perdere in questa guerra e nulla da guadagnare.
Concordo.
E sono incredula: io non voglio la guerra, da nessuna parte, nemmeno nell’angolo più sperduto e dimenticato del nostro pianeta.
Se si continua con questo conflitto, in particolar modo, si rischia davvero l’irreparabile, ma pare che a nessuno importi a sufficienza: impossibile, si rischierebbe di annientare l’essere umano!
Bè, l’essere umano, a questo punto ed a mio modesto avviso, merita l’estinzione…..
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CHE BELLO FARE UNA PASSEGGIATA INSIEME CON TANTE ANIME BELLE. CI SI SENTE PIU’ BUONI . E’ BELLO SENTIRE BEI DISCORSI DI PACE DA FINI ORATORI. SIAMO IN SINTONIA CON LORO.
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Ci possono salvare solo i CALCIATORI.
Chiedo a tutti i calciatori d’Italia, di ogni categoria, di ogni squadra, di opporsi a questa inutile rincorsa agli armamenti, a chi ce l’ha piu d..o, a chi la dura la vince e DICHIARARE sciopero ad oltranza sino a quando la guerra lascierà spazio alla diplomazia e la pace.
A questo punto credo che il popolo italiota scenderà compatto in piazza a protestare.
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Gli Ucraini sono miei fratelli, i Russi sono miei fratelli, tutti gli abitanti della terra sono miei fratelli. Perché nel mondo ci devono essere guerre. La guerra è voluta soltanto da una decina di persone, mentre gli altri 7,753 miliardi abitanti della terra sono sicuro che la pensano diversamente
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Non crederlo così fermamente! Ci sono persone guerrafondaie in quei 7.753 miliardi di persone.. comunque saranno sempre molto meno del restante “pacifista”, lo virgoletto perché di veramente pacifisti ce ne saranno pochi a questo mondo! Io mi ci metto comunque tra i loro.. e sì, la guerra è voluta da pochi ma saranno sicuramente più di una decina..
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Questa storia dei fratelli (e sorelle) di qua, fratelli (e sorelle) di la’ ha un limite: si perdono di vista le cugine.
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