(Massimo Gramellini – corriere.it) – Da quattro anni una vettura con targa francese è spiaggiata a Roma sulle strisce blu di un vialone dei Parioli, ma non si è ancora trovato un carro-attrezzi disposto a sottrarla al suo destino di arrugginimento ineluttabile, liberando un posto-macchina agognatissimo dai cacciatori di parcheggi della zona. Nel frattempo c’è stata una pandemia, è scoppiata una guerra, è cambiato il sindaco, Totti e la moglie si sono lasciati e sono nati e caduti vari governi, eppure la vettura è rimasta al suo posto.

Impavida e impunita, refrattaria alla grancassa mediatica
 (il caso è stato sollevato a giugno da Massimo Giletti sulle pagine del nostro giornale) e trasformata di fatto in un’auto-immobile: dovrebbero almeno farle pagare l’Imu. Vi risparmio la domanda retorica: quanto durerebbe un’auto con targa italiana abbandonata a Parigi sugli Champs Élysées?

Ve ne propongo un’altra: come possiamo ancora illuderci che un nuovo governo
, un nuovo sindaco, ma anche un nuovo amministratore di condominio o di sottoscala, a prescindere dal loro colore politico, siano in grado di cambiare questo sgangherato Paese, se nelle varie sale dei bottoni la prima cosa che manca sono proprio i bottoni e le burocrazie inamovibili risultano così sciatte e potenti da bloccare tutto, persino un’auto in sosta abusiva dal 2018? Se fossi in Meloni, Letta, Conte e Calenda, organizzerei un comizio di unità nazionale davanti a quella macchina. Chissà che in quattro non riescano a spostarla.