Italia Viva sceglie un presidio “luxury” per la sua campagna a favore del Governo Draghi, ma l’ironia dei sindacati sui social è un boomerang.

(Annarita Faggioni – tag43.it) – Italia Viva ha organizzato un presidio a Firenze, in Piazza Strozzi, per chiedere a Mario Draghi di rimanere in carica come Presidente del Consiglio. La crisi è scoppiata in seguito alla polemica ruotata intorno al Movimento Cinque Stelle. Infatti, alcuni dei pentastellati sembra voglia fare marcia indietro. Quello che ha destato l’attenzione degli utenti sui social non è tanto il motivo che ha spinto il partito di Matteo Renzi a sostenere Draghi, quanto il luogo dove si è svolta l’iniziativa. Infatti, Italia Viva ha organizzato il suo presidio davanti a un notissimo negozio di borse e accessori firmati a marchio Louis Vuitton.

Italia Viva e il presidio davanti a Louis Vuitton

Gli affondi ironici arrivano anche dalle pagine social dei sindacati nazionali, che puntano il dito sull’esponente politico. C’è chi scrive: “Hasta lo charme siempre”, in riferimento alla posizione di Che Guevara sulla rivoluzione. L’ironia nasce anche da alcuni slogan che sono apparsi in questo presidio, come Draghi statista, Conte stagista.

L’esponente fiorentino della Fiom Cgil Daniele Calosi ha postato la foto dei politici di Italia Viva con la descrizione: “Guerriglieri della sezione Louis Vuitton di Firenze”. Anche Potere al Popolo commenta la vicenda con queste parole: “Chi è che organizza un sit in con foto di gruppo davanti alla vetrina di Louis Vuitton per dire ‘ti prego Draghi non te ne andare non ferirci il cuoricino’? E perché proprio Italia Viva di Renzi?”.

Stefano Cecchi, Usb: “Credevamo di aver visto tutto con Berlusconi”

Un commento scanzonato, ma più serio, arriva dallo storico rappresentante sindacale Stefano Cecchi, che pone l’accento su quanto il partito di Renzi sembri lontano dalle esigenze delle persone comuni. Non manca da parte sua un accento sull’atteggiamento di quelli che odiano i poveri perché sono brutti e sdentati e che odiano il Reddito di cittadinanza. L’amara conclusione del sindacalista è che si tratti di un comportamento peggiore di Berlusconi.