(Andrea Zhok) – Mario Draghi ha un problema.

Vuole andarsene ad ogni costo per schivare la slavina di fango che ha accuratamente preparato per il paese, ma deve trovare qualcuno disposto a prendersi il cerino e al tempo stesso che non lo faccia sfigurare.

Dunque l’identikit del successore di Draghi è esigente.

Deve trattarsi di un soggetto vittima di un’ambizione irrefrenabile, che pur di trovarsi sul ponte del comando per uno scampolo di legislatura è disposto a prendersi tutte le palate di letame necessarie (deve essere uno abituato a prenderle).

E deve trattarsi di qualcuno con un profilo di sadismo, se possibile confinante con la psicopatia, che faccia rilucere per contrasto il killeraggio freddo e professionale di Draghi come uno scampolo di umanità cui guardare con simpatia.

Sembrava una missione impossibile, ma poi, d’un tratto, quando tutti cominciavano a disperare, tra i banchi di Montecitorio, come lo Stregatto, è iniziato ad apparire il ghigno di Brunetta.

Et voilà.

Già Draghi mi manca.

Per un paese che, quando si tratta di scegliere la classe dirigente, è un’autorità mondiale nella trivellazione del fondo del barile, nessuna impresa è davvero impossibile pur di continuare nella sua caduta infinita senza mai incontrare il fondo.