Palermo e ministero dell’Interno: vergogna nazionale

Da poco si sono spenti i riflettori per la commemorazione delle Stragi di Capaci e via d’Amelio, con i soliti interventi ipocriti ed inutili di molte autorità, che a Palermo è accaduto una farsa da farci vergognare davanti tutta l’Europa.

Sabato mattina si sparge la voce che molti presidenti non si sono presentati all’appuntamento per le operazioni preliminari per il referendum del giorno successivo.

I poveri scrutatori presenti (così imparano ed essere puntuali) apprendono che non solo non possono accedere a verbali e schede ma che non possono lasciare il seggio.

Il caos è totale.

Palermo però è in fermento per la partita di calcio dalla quale si deciderà la promozione in serie A.

Poi, non credo sia un elemento secondario, i Referendum riguardano la giustizia (con la g minuscola) e la magistratura ((idem).

A me viene un dubbio.

Ma di certo, lo Stato, nella persona del ministro dell’Interno Lamorgese, la quale gestisce le votazioni attraverso la Direzione per i servizi elettorali, e del comune di Palermo, nella persona del sindaco, hanno fatto la figura che meritano.

È servita la lamentela dell’avvocato Virdi per trovare la soluzione. Se alcuni seggi funzionano, allora si devono accorpare. In comune è successo il finimondo. La soluzione più semplice non è contemplata nel vocabolario del burocratese. È troppo banale, semplice. E soprattutto funziona!

Dopo un po’ hanno capito pure quelli del comune che dovevano accorpare i seggi per permettere la votazione per quanti più cittadini possibile.

Ma i problemi sono altri.

In una città dove l’acqua è un problema atavico, i cimiteri meglio lasciar perdere, la criminalità non ne parliamo, ecco che alla fine, il Referendum, ma che mi rappresenta?

Baldo degli Ubaldi

Categorie:Cronaca, Interno, Politica

Tagged as: , ,

1 reply

  1. e basta con questo buonismo.
    Ai siciliano e al meridionale in genere quando fa comodo lo stato starnazza come un’anatra, quando invece è lo stato a pretendere allora si allargano le braccia e si scuote il capino.

    "Mi piace"