(Roberta Labonia) – In America può accadere (come in effetti è accaduto), che un ragazzo, il giorno del suo 18esimo compleanno, decida di entrare in un negozio di armi e comprarsi 2 mitragliatori con relative munizioni. Perché la legge è dalla sua parte in America, lo può fare, salvo però dover aspettare di averne 21, di anni, per bere una birra in un pub (!).

Accade poi che lo stesso ragazzo decida di entrare in una scuola elementare e di scaricare i suoi mitragliatori addosso a 19 piccoli angeli a cui 2 coraggiose maestre hanno tentato di fare scudo con il loro corpo (il marito di una di loro è morto d’infarto per il dolore giusto qualche ora fa).

Questo è accaduto ieri in Texas, ma stragi simili sono da sempre l’agghiacciante leit motiv che alimenta le cronache di tutti gli Stati confederati USA. Perché a comandare, in America, sono sopra a tutti i mercanti di armi. Le leggi se le scrivono loro per interposti parlamentari.

Ieri Biden, come hanno già fatto prima di lui molti suoi predecessori senza approdare a nulla, ha dichiarato che “è ora di affrontare la lobby delle armi”.

Lui, il guerrafondaio principale responsabile dell’esplosione dei fatturati delle lobby delle armi di questi ultimi mesi, ora ci vuole far credere di essere deciso ad “affrontarle”, qualsiasi cosa ciò voglia dire. Se la questione non fosse tragica ci sarebbe da ridere.

La verità, e la storia passata e recente ce lo insegna, è che non se ne farà nulla,quello di Biden rimarrà l’ennesimo proclama rimasto tale. Perché l’America è questa. Quella delle armi è una cultura che permea ogni americano (che non concepisce di non essere armato), e i suoi governi, che quando non hanno guerre in cui infilarsi, se le inventano (leggi Iraq) o le favoriscono (leggi Ucraina).

Passato il clamore attorno a questa vicenda, tutto continuerà come prima, in attesa della prossima strage, in attesa della prossima guerra.