La ricostruzione ucraina non si paga con i beni confiscati

Volodymyr Zelensky dice che ci vorranno 600 miliardi e che dovranno essere presi alla Russia. Ma pare assai difficile anche dal punto di vista legale. Il rischio è che tocchi a noi: sarebbe il colpo di grazia.

(Maurizio Belpietro – laverita.info) – La guerra in Ucraina non è ancora finita e nessuno intravede la possibilità di un cessate il fuoco. Tuttavia, già circolano previsioni di spesa e piani per la ricostruzione. Volodymyr Zelensky dice che ci vorranno 600 miliardi di dollari e annuncia di voler fare per il proprio Paese il più grande progetto infrastrutturale e tecnologico dell’Europa. «Serve un nuovo piano Marshall», ha detto l’altroieri in collegamento con Davos, alludendo al programma lanciato dal sottosegretario di Stato americano alla fine della seconda guerra mondiale. L’Ucraina ha bisogno di rimettere in piedi interi quartieri rasi al suolo dalle bombe, di rifare scuole, ospedali e fabbriche, e di rimettere mano a infrastrutture come aeroporti, strade, ponti e ferrovie che i russi hanno polverizzato. Mentre ancora si combatte e migliaia di persone sono vittime del conflitto, Zelensky progetta dunque un immenso cantiere, offrendo a ogni Paese straniero di adottare una città o una regione e di partecipare attivamente alla rinascita, cogliendo l’occasione di un enorme business. Progetto affascinante, quello presentato al forum dei ricconi che si svolge ogni anno nella cittadina dei Grigioni, in Svizzera. Unico dettaglio poco chiaro del nuovo piano Marshall, è chi lo dovrà finanziare. Rifare un intero Paese dopo che è stato distrutto è più semplice a dirsi che a farsi, anche perché è vero che gli americani misero sul tavolo poco meno di 15 miliardi di dollari per ricostruire l’Europa, ma a contribuire alla ripartenza fu soprattutto il boom economico che seguì gli anni di guerra. I Paesi industrializzati che avevano dovuto riconvertire le proprie fabbriche per costruire materiale bellico, arrivata la pace si misero a produrre beni di consumo per una popolazione mondiale che aveva voglia di dimenticare l’orrore di quegli anni.

Oggi lo scenario è completamente diverso, e finito il conflitto scatenato da Putin, gran parte dei Paesi occidentali dovrà fare i conti con ciò che è costato aiutare Kiev, non tanto in termini di forniture d’armi, ma di contraccolpi su un’economia già piegata da due anni di Covid. I prezzi dell’energia, la carenza di materie prime, non sono effetti che saranno facilmente ammortizzati e dunque, pur condividendo l’idea che la ricostruzione dell’Ucraina sarà un grande affare per chi vi parteciperà (non a caso, fiutando il modo di distrarre l’opinione pubblica inglese dal partygate, ma soprattutto il business, quel furbone di Boris Johnson ha messo l’elmetto), resta il tema di chi metterà i soldi. Seicento miliardi di dollari, questa la cifra indicata da Zelensky, sono circa un terzo del nostro Pil, l’equivalente del prodotto interno lordo della Svizzera, la metà di quello dell’Irlanda. Chi li pagherà?

Il presidente ucraino dice che a saldare il conto dovrà essere la Russia, facendo capire che chi rompe paga, ma siamo sicuri che sarà esattamente così? Per arrivare a una tale soluzione, sarebbe necessario che Putin fosse sconfitto, costretto alla resa e ad accettare l’umiliazione dei danni di guerra. Ma se ciò non accadesse, se cioè alla pace si arrivasse con una negoziazione, come molti lasciano intendere, è evidente che sarebbe difficile ottenere da Mosca un risarcimento per la ricostruzione. L’Europa dice che si potrà attingere alle riserve che sono state bloccate con le sanzioni: i fondi rimasti nei caveau delle banche internazionali potrebbero essere letteralmente confiscati. A parte il pericoloso precedente di uno Stato che si appropria dei fondi di un altro Stato, decidendo di utilizzarli per la ricostruzione di un terzo, operazione che potrebbe mettere in discussione gli scambi finanziari fra Paesi, resta il tema che molte di quelle che vengono definite riserve sono proprietà illiquide, per di più possedute da soggetti che non sono la Russia, ma privati o società russi. La confisca richiederebbe una legge, che certo non può essere retroattiva e che comunque rischierebbe di essere contestata per anni nelle aule di tribunale. Infatti, la Germania mette le mani avanti. Il ministro delle Finanze, Christian Lindner, in un’intervista ha spiegato che «per quanto riguarda gli asset dei privati, bisognerà vedere cosa è legalmente possibile fare. Perché anche se abbiamo a che fare con oligarchi russi, dobbiamo rispettare lo Stato di diritto».

Dunque, si torna alla domanda di partenza: chi paga? Se escludiamo l’ipotesi che i danni di guerra siano a carico dei russi, restano solo due ipotesi. La prima è che il piano Marshall di Zelensky sia finanziato con generose concessioni ai Paesi che vi parteciperanno, ovvero con la vendita di asset ucraini, il che renderebbe Kiev moderna e tecnologica, come dice il premier, ma di proprietà di chi ha messo i soldi e in tal caso siamo certi che gli investitori arriveranno come api sul miele. L’altra ipotesi è che a sostenere lo sforzo della ricostruzione siano i Paesi che hanno aiutato l’Ucraina a resistere. Il che sarebbe il colpo di grazia per l’Europa, che dopo il Recovery plan post Covid, dovrebbe finanziare un Recovery plan post conflitto, ovviamente a spese dei contribuenti dei Paesi che fanno parte della Ue. Magari è presto per parlarne, ma siccome quando c’è una fregatura è meglio aprire gli occhi, noi cominciamo a segnalare il problema.

3 replies

  1. noi cominciamo a segnalare il problema…
    finirà come con la Polonia
    dove sono finiti i soldi concessi e donati?
    ad un paese che rifuta lo stato di diritto dell’EU

    ZETA (da oggi lo chiamerò così) è un piazzista a cui tutti aprono le porte perchè è figo ospitarlo e ci si lava la coscienza
    come i primi “vucumprà” di qualche anno fa
    che ora vengono cacciati da tutte le spiaggie
    perchè vendono tarocchi prodotti dalle organizzazioni criminali

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  2. Paghino i diversamente etnici che sostengono che i neonazisti ucraini sono soltanto dei folkloristici patrioti.

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  3. Ancora a credere che quel delinquente di zelenski vincerà la guerra?
    Il problema non sussiste.
    La guerra sarà vinta da Putin.
    Se non userà le armi nucleari non avrà alcun bisogno di ricostruire nessuna città perché si servirà di un Paese raso al suolo giusto come granaio e miniera.
    Se invece passeranno alle testate nucleari saremo distrutti tutti e a nessuno fregherà più nulla dell’Ucraina.

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