(Massimo Gramellini – corriere.it) – Fino a un paio di mesi fa, due erano gli argomenti esclusi dal discorso pubblico: la bomba atomica e i dubbi sull’antisemitismo di Hitler.

Il solo nominare quei Mali Assoluti metteva in serio imbarazzo qualsiasi oratore, calando sull’uditorio una coltre di angoscia.

Adesso capita di imbattersi nei talk della tv russa, dove giornalisti sbruffoni discettano su quanti secondi impiegherebbe una testata nucleare a distruggere le capitali europee e scherzano sulla controtestata che calerebbe di lì a poco sulle loro teste giulive: «Tutti dobbiamo morire, ma almeno noi andremo in paradiso».

Intanto su una tv di Berlusconi appare il ministro Lavrov, la colomba unghiuta di Putin. E, dopo avere negato anche l’innegabile, se ne esce indisturbato con l’indicibile, sostenendo che non c’è da stupirsi se l’ebreo Zelensky appoggia i nazisti della Brigata Azov, perché anche Adolf Hitler era ebreo.

Pochi giorni prima, in un abbraccio ideale di supercazzole, il famoso Professore Perseguitato aveva spiegato in televisione (dove i perseguitati sono ormai la maggioranza) come la Seconda guerra mondiale non fosse stata scatenata né tantomeno voluta da Hitler, ma dall’Occidente, che per quel luminare e i suoi compari è responsabile di ogni nefandezza dai tempi di Adamo (in realtà si chiamava Adam ed era americano, di Eden).

C’è un desiderio di stupire, di spiazzare e di affermarsi più che di affermare. Chissà se, dopo avere sdoganato tutto l’indicibile, torneremo finalmente a dirci qualcosa.