(Roberta Labonia) – Nessun nuovo decreto all’orizzonte. L’invio di armi pesanti all’Ucraina avverrà, con tutta probabilità, sulla base di un semplice decreto interministeriale con allegata una lista secretata che andrà preliminarmente in visione al Copasir. Parlamento completamente scavalcato.

Trainate da Giuseppe Conte, ora tutte le maggiori forze politiche (escluso il Pd con l’elmetto), stanno chiedendo a Mario Draghi di venire a riferire in Parlamento, ma lui non sembra affatto intenzionato a farlo. Il rischio quindi di andarci ad infilare nel tunnel di una guerra che non vedrebbe né vinti né vincitori, ce lo teniamo così com’è.

Ora il nostro Presidente del Consiglio sembra dover rendere conto solo a Biden: il 10 maggio andrà in pellegrinaggio da lui, negli USA, pronto ad eseguire i nuovi ordini. Ora l’unico di cui sta fugando le preoccupazioni è l’ucraino Zelensky, a cui anche oggi ha telefonato assicurando, da parte del governo italiano, l’invio di armamenti come da sua lista e aiuti umanitari compreso l’accoglimento dei rifugiati no limits (e per carità, sull’ultimo punto nulla quaestio).

Non avverte, il nostro Presidente del Consiglio, ovvero lo ignora a bella posta, il dovere di rassicurare anche le famiglie italiane di cui le alte sfere europee, per interposto Mattarella, gli hanno affidato giusto a febbraio scorso, il governo. Parlo di quelle famiglie che dovrebbero essere in cima a tutti i suoi pensieri e che invece in queste giornate di guerra incombente sta vergognosamente snobbando: padri, madri, figli, che da oltre 2 anni ne stanno passando di ogni genere: pandemia, caro bollette, inflazione galoppante, disoccupazione. Lui, ancora una volta, come è stato durante il periodo caldo della pandemia di quest’anno, si nasconde.

Grazie alla postura “a pelle d’orso” che Draghi ha assunto rispetto alla strategia americana (che persegue interessi suoi, non certo i nostri), ora gli italiani devono convivere anche con l’incubo che uno di questi giorni a venire possano svegliarsi con le sirene e la guerra mondiale in corso.

Pensavamo che Mario fosse il “migliore” e invece ci hanno rifilato uno zerbino.