
(Dott. Paolo Caruso) – Il 21 marzo 2022, indetta da Libera, si è celebrata la ventisettesima giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Il primo giorno di primavera, che fa rifiorire le speranze sopite dopo un lungo inverno di ostili e omertosi silenzi, possa far si che il ricordo e la commemorazione di tutte le vittime possano riunirsi nel quotidiano impegno civile contro le mafie. Nelle piazze di molte città italiane, da Milano a Palermo, da Torino a Roma, da Firenze a Napoli, da Pescara a Bari, da Rimini ad Ancona, unite tutte a tante altre per dire no alle mafie, sono riecheggiati i 1055 nomi di caduti per mano mafiosa, magistrati, uomini e donne delle forze dell’ordine, giornalisti, sindacalisti, preti, bambini, uomini e donne della società civile. Un lungo elenco di nomi, un rosario interminabile di vittime, quasi un appello alla vita, un volerli farli rivivere almeno nelle nostra memoria. Così il Procuratore della repubblica di Palermo Scaglione, Costa, Terranova, Chinnici, il Prefetto Dalla Chiesa e la moglie Setti Carraro, Pio La Torre, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rosario Livatino, Saitta, Calogero Zucchetto, Montana, Cassarà, Peppino Impastato, Padre Pino Puglisi, Schifani, Salvatore D’Addario, Vittorio Esposito, Giuseppe Di Matteo, Claudio Domino, Antonio Montinaro, Andrea Mormile, e tanti altri caduti per vile mano mafiosa vivranno impressi nella nostra memoria. Risuonano allora prepotentemente le frasi simbolo di Falcone: “Gli uomini passano, le idee restano, e restano anche le loro tensioni morali che continueranno a camminare sulle gambe di altri Uomini”. Dalla sede principale di Napoli la lettura di questi nomi si trasforma in una vera e propria preghiera di speranze e rimbalza velocemente da una parte all’altra del mondo, da Città del Messico a Bogotà, da Buenos Aires a Quito, da Parigi a Marsiglia, da Strasburgo a Berlino, da Monaco a Colonia, da Madrid a Lisbona, da Lipsia a La Valletta. Come detto da Don Ciotti, bisogna che la memoria si trasformi in una responsabilità di tutti i giorni e in un impegno costante per gridare che le mafie e le guerre hanno la stessa radice e sono guidate dai signori della morte. E’ importante che la politica, le Istituzioni escano dall’ambiguità e provino a dissipare i depistaggi e le tante ombre che da troppi anni occultano la Verità. Dinanzi al riecheggiare dei nomi di questi Eroi, e alla dabbenaggine della politica, chissà quante volte il cittadino si sarà chiesto “a che cosa sia servito il prezzo pagato da questi caduti per mano mafiosa”. Del resto con la riforma Cartabia tutto viene riportato all’anno zero, e il tripode corruzione, evasione, speculazione continuerà a foraggiare un sistema affermato di collusioni tra politica, imprenditoria e mafia. Fiumi di parole dei soliti noti del giornalismo nostrano e della politica inondano gli schermi televisivi e la carta stampata in un rituale che si ripete costantemente in tutte le cerimonie commemorative, mentre la mafia all’ombra dei suoi interessi economico finanziari riesce ancora oggi a condizionare la vita democratica del Paese. A noi non resta altro che tenere scolpite nella memoria le figure di questi Uomini, vittime immortali per il riscatto di un popolo, così da tramandare alle nuove generazioni gli ideali di onestà, di giustizia, di libertà e di amore per la propria Terra.