
(Marcello Veneziani) – Vi prego, non fatevi imprigionare dal presente. Liberate la mente, pensate ad altro, fate altro, vivete altro. Quando la guerra o la pandemia si mangia ogni altro orizzonte comune della gente, sembra che nulla abbia più valore e senso se non l’Evento Unico e Tremendo che sta accadendo. Il Discorso è unico e vorrebbero pure renderlo uniforme. Ogni altro orizzonte è intruso e fuori tempo. Si spegne il passato, svanisce il futuro, si rattrappiscono altri mondi, altre visuali, altri campi vitali d’interesse. Siamo tutti concentrati, passivi, raccolti intorno a quel che sta succedendo a est. Il presente si fa ossessivo e invasivo, occupa tutta la vita ed esaurisce il mondo delle relazioni, soprattutto pubbliche. Resta al più la sfera biologica, bere, mangiare, dormire, andar di corpo e poco altro.
Quel che aggrava la riduzione del Tutto al quotidiano è l’applicazione del politically correct e della cancel culture al presente, con i suoi divieti e le sue meschinità. Esempio fresco: l’Università la Bicocca cancella un corso su Fedor Dostoevskij di Paolo Nori con la scusa di voler evitare polemiche. Si censura la cultura e il passato per genuflettersi al presente. Quanta cultura tedesca o russa avremmo dovuto già cancellare con questa demenza retroattiva: dopo Hitler non c’è più spazio per Kant o Goethe, dopo Stalin non c’è più posto per Gogol e Tolstoj. Qual è la ratio di questa censura se non lo schiacciare ogni passato, ogni pensiero, ogni letteratura a oggi? Che nesso c’è tra la letteratura esistenziale di Dostoevskij e i missili su Kiev? La cultura dovrebbe essere al contrario, un modo per prendere le distanze, non scambiare la parte col tutto, vedere le cose al di là del frangente quotidiano, senza mai identificare un popolo, una storia, una letteratura con un capo o un apparato militare.
Per non dire dei direttori d’orchestra licenziati, perché russi e dunque filorussi…
Sono più di due anni che viviamo in questo modo, considerando irrilevanti tutti gli altri aspetti della vita, e negando che possa esservi uno spazio pubblico oltre quello, soprattutto televisivo, intorno all’Evento. L’unica Agenzia di riferimento, che batte l’agenda del tempo e la impone, è quella dei Media, della Tv in particolare, intesa come la nuova agorà, la piazza di tutti, mentre i social sono vie laterali e condotti periferici. È lì che si esercita il Grande Fratello, ossia colui che detta l’importanza dell’Evento e il relativo taglio a cui conformarsi.
Con un perfetto cambio di guardia, proprio mentre Draghi annunciava la fine dell’emergenza, l’attacco all’Ucraina spostava le attenzioni globali su un altro centro d’interesse che monopolizza l’attenzione. Non si discute dell’importanza assegnata all’evento ma della sua ossessiva unicità che chiude ogni altro discorso prima di aprirlo. E non si chiede nemmeno, come pure sarebbe ragionevole, che il Grande Fratello ci lasci altri spiragli, e lasci raccontare che intanto, mentre infuria la guerra a Kiev, accadono altre cose, il mondo ha altri problemi, altri orizzonti, altre memorie.
Chiediamo, anzi imploriamo di tener desta l’attenzione sul resto della vita e non solo sul Fatto Unico; ciascuno adotti una strategia per ripararsi dal Diluvio Universale, e riattivi i suoi circuiti d’interesse per altri ambiti vitali, sociali, culturali. Mai come oggi abbiamo bisogno di uscire dalla Cappa del Presente.
Abbiamo bisogno di riprendere a pensare a quel che accadde, cioè alla storia. Abbiamo bisogno di riprendere a pensare il mondo circostante, nelle sue varietà e differenze, i suoi ambiti espressivi e la polifonia di voci. Abbiamo bisogno di immaginare un avvenire diverso da quel che ci offre il Convento Odierno, figurare cose diverse, proiettarci in altri mondi reali e favolosi, possibili e mitici, emozionali e logici.
Hegel diceva che il quotidiano è la preghiera del mattino dell’uomo moderno. L’uomo d’oggi prega (e impreca) il quotidiano, e non ha altro dio fuori dal presente. Sento perfino gente dire che non riesce più a leggere un libro dacché vede le immagini dell’Ucraina: magari è un alibi da anime belle per la propria svogliatezza, perché a nulla serve restare concentrati su quelle immagini. Certo, leggere è meno importante di ripararsi dalle bombe o di combattere una guerra, ma qui stiamo parlando di spettatori inermi che a casa loro si lasciano paralizzare dalla visione di quelle immagini. C’è sempre qualcosa di più urgente nel mondo che leggere, studiare, fare arte, e tutto il resto. Anzi se consideriamo che si muore ogni giorno di fame e miseria, di guerra e di esodo, dovremmo cessare ogni altro interesse solo per concentrarci su questi temi permanenti e drammatici. Eppure trovi sempre il cretino che se stai scrivendo o parlando di temi storici, filosofici, artistici e sociali, obbietta che mentre tu discetti di questi argomenti, la gente muore. Demagogia demente, anche perché la riduzione dell’umanità a un Collettivo di Perenni Addolorati non migliora certo la situazione del mondo e peggiora sicuramente la vita dei medesimi e di chi è loro intorno.
Insomma quello che mi preme dire è che non dobbiamo mai farci ipnotizzare dal presente come ci viene presentato dalle Fabbriche dell’Opinione e dell’emozione pubblica; ma saper stabilire una gerarchia di piani e di interessi che ci permetta di vivere il presente in un contesto più ampio, senza esserne assorbiti fino a svuotarci di ogni umanità. Dostoevskij non sta bombardando Kiev.
La Verità
Non ha senso censurare Dostoevskij, come non ha senso impedire di partecipare alle para olimpiadi ai disabili russi. Non mi meraviglia. Sono decisioni prese da uomini od organizzazioni che non sono all’altezza del loro compito, nelle università come negli organizzazioni internazionali. Se non ci fossero questi signori, con le loro uscite, cosa saprebbe dire, ad esempio, un signore come Montanari che sembra abbia scoperto l’America, dietro il vuoto cosmico delle sue proposte per far cessare questo massacro.
Io una proposta c’è l’ho. Non riesco a dormire la notte al pensiero dei ragazzi, mamme, che hanno visto trasformarsi in inferno la loro vita, costretti a cercare rifugio in qualche sotterraneo o lontano dalla loro patria e dai loro affetti. E il solo pensiero che tanti giovani dovranno sacrificarsi, dando in dono la loro vita, per affermare il loro sacrosanto diritto di essere uomini liberi, non mi dà pace. E allora che fare? Non riesco a rassegnarmi all’idea che tante giovani vite vadano al martirio perché un folle che ha tutta la potenza per disintegrarli, indipendentemente dei loro atti di eroica resistenza. La disparità in campo è tale che non capisco cosa possano gli armamenti promessi dall’Occidente, Ammesso che arrivino e non capisco come. Era una decisione che bisognava prendere prima, quando il criminale aveva fatto capire tutta la sua animalità. Certo che a lungimiranza l’occidente! Che questa lezione serva, oggi non domani, per fornire armi di difesa a Svezia e Finlandia in modo che il criminale sanguinario ci pensi due volte prima di mandare le sue truppe a passeggiare da quelle parti. Sono rimasto angosciato per l’abbandono dell’eroico popolo curdo, da parte degli Occidentali, dopo che aveva combattuto per noi contro i tagliagole dell’ISIS. E’ stato vergognosamente ed ignominiosamente abbandonato. Vergogna! Mi sa che succederebbe la stessa cosa per il popolo ucraino che si accingerebbe a combattere una battaglia di libertà anche per noi, per poi abbandonarlo a se stesso. E allora? Non riesco a rassegnarmi all’idea dell’agnello sacrificale che stiamo assegnando all’Ucraina, facendogli subire la stessa sorte che il pazzo sanguinario ha fatto subire ai ceceni, radendo al suolo Grozny. Se, finalmente l’UE, e i paesi dell’Occidente, vogliono riparare ai tanti errori del passato, che si impegnino in modo solenne a sostenere il popolo ucraino dentro, per quanto possibile, e fuori facendo l’impossibile, e che tanti vite umane siano sottratte al carnefice ed ai suoi oligarchi, sequestratori del popolo russo. Che Zelensky si sieda ad un tavolo con un mandante del criminale per contrattare la migliore pace, SOTTO l’EGIDA DELL’ONU: se ciò non sarà possibile che questo inutile e buffonesco organismo, foglia di fico della pace mondiale, venga SCIOLTO. Al popolo ucraino dico sarà per un’altra volta, non molto lontano. Il conto la storia lo presenterà al criminale piuttosto domani che dopodomani, quando i popoli sotto il giogo avranno maggiore forza per liberarsi dagli affamatori tiranni. Non si può tenere un popolo per sempre sotto il giogo. Coraggio, è un calice amaro che oggi dobbiamo ingurgitare: lo dobbiamo fare perchè la salvezza della vita di tanti giovani non ha prezzo. Verranno tempi migliori durante i quali il popolo ucraino dovrà essere sostenuto come un fratello dall’Occidente che dovrà continuare con le sanzioni sempre più dure contro gli oligarchi affamatori del popolo Russo.
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