(di Massimo Gramellini – corriere.it) – Caro Babbo Natale, scrivo a te perché sei rimasto uno dei pochi a trattarci da adulti. L’Organizzazione mondiale della sanità ci considera una masnada di bambini indisciplinati da tenere a bada agitando il drappo della paura. Per non parlare del caos che alimentano le dichiarazioni strabiche dei suoi capi: mentre il direttore generale proclama che non si esce dalla pandemia a colpi di terze dosi, il direttore europeo afferma che solo le terze dosi possono salvarci. Su una cosa soltanto vanno d’accordo: nell’uso smodato di espressioni apocalittiche. Nuova tempesta, catastrofe imminente, orlo del baratro. Sono due anni che le autorità comunicano con un lessico da favola splatter. All’inizio forse era necessario, ma adesso ci siamo vaccinati in massa e – sia pur con qualche inevitabile allentamento della tensione – ci mettiamo le mascherine, ci salutiamo sbattendo i pugnetti, fremiamo al primo colpo di tosse nostro o altrui. Che bisogno c’è di trasmettere un continuo senso di dramma, quando si è già tutti dentro il dramma? Che cosa si spera di ottenere tenendo aperto il rubinetto del panico?

Caro Babbo, ai signori dell’Oms porta in dono un manuale zen e un pacco di dati e di cifre, affinché torni a essere quello dei dati e delle cifre il loro linguaggio. Gli aggettivi iperbolici e le metafore catastrofiste lasciale ai filosofi minori che ostentano un incomprensibile senso di superiorità ogni volta che si affacciano alla tv.