(Francesco Erspamer) – Il liberismo non prospera solo con la deregulation, la globalizzazione e le privatizzazioni, ossia con interventi economicamente e politicamente “pesanti”. Anzi, il più efficace strumento con cui si diffonde e impone è “morbido”, in apparenza poco minaccioso e per questo sottovalutato anche dai suoi oppositori: parlo della sciatteria, del qualunquismo, dell’imprecisione sistematica, dell’ignoranza di ritorno che caratterizzano i media e purtroppo, in modo crescente, anche la vita quotidiana delle persone e addirittura le scuole e le istituzioni. Basta aprire un giornale qualsiasi o peggio scorrerne i siti online, palesemente affidati a personaggi particolarmente incompetenti allo scopo di abbassare ulteriormente il grado di coscienza dei loro distratti utenti (parlare di “lettori” è inesatto: i più si limitano a guardare le figure e a riconoscere i titoli, da buoni semianalfabeti incapaci di prestare attenzione a un paragrafo più lungo di 140 caratteri).

Anche il «Fatto», una delusione cocente visto che è diretto dal miglior giornalista italiano in circolazione, e uno che sa scrivere. Non solo ogni settimana ci infligge un sondaggio farlocco spacciato come «orientamento di voto», ma lo fa con titoli che sono ben peggio che falsificazioni: sono cazzate, cioè dispositivi di rincoglionimento, al livello delle trasmissioni che negli anni ottanta berlusconizzarono il paese. Guardate sotto, nel primo commento, la mia schermata: «Il Pd vola» viene affermato. Poi guardate i dati: 0,3% in più secondo una rilevazione con margine di errore del 2,8%. Anche Italia Viva, peraltro, avrebbe guadagnato un’identica minuscola percentuale: perché non vola anche Renzi, allora? Per il quale peraltro uno 0,3% in più rappresenta il 10% mentre per il Pd è l’1%. Un titolo onesto sarebbe stato: «Tutto fermo»; ma i drogati di “breaking news” allora non ci avrebbero cliccato sopra e i proventi pubblicitari del giornale ne avrebbero risentito. Lo stesso arrivare a parlare di “volo”, senza che nessuno si indigni o neppure lo noti, è il sintomo di un sistema marcio.

Volare, oh oh! cantare, oho oho! Solo nel blu dipinto di blu della faciloneria vuota, in cui la precisione e la logica sono disvalori, una insignificante nonché molto ipotetica crescita può essere annunciata come un volo. Chi è il titolista del «Fatto»? Chi lo ha assunto e perché? A che gioco gioca? Qualcuno controlla quello che scrive? Faccio periodici tentativi di avvicinamento a quel giornale e sempre ne vengo respinto – ci sono ottimi articoli e inchieste ma anche troppa spazzatura, senza nemmeno contare le pagine sullo sport o sul gossip, degne di un tabloid inglese di destra.

Possibile che in Italia non ci sia neanche un giornale serio, rigoroso, dignitoso? Possibile: sono almeno trent’anni che gli italiani di buona volontà si sono azzittiti, intimoriti dalla becera arroganza dei peggiori giornalisti del mondo. Quando per caso ci si trovasse nella condizione di risanare il paese, la prima riforma da fare sarà quella dell’informazione: divieto delle concentrazioni editoriali, responsabilità penale in caso di imprecisioni, tetto ai proventi pubblicitari, censura delle falsità, ma anche licenziamento in tronco di buona parte degli attuali addetti ai lavori.